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Terremoto in Emilia: crimine o fatalità?

6 morti (4 erano operai)

(22 Maggio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in ciptagarelli.jimdo.com

Terremoto: 6 morti (4 erano operai)

foto: ciptagarelli.jimdo.com

Nella notte fra sabato e domenica (20 maggio) una forte scossa di terremoto ha distrutto diversi paesi dell’Emilia causando 6 morti, una cinquantina di feriti e circa 5000 sfollati. Il sisma, insieme agli abitanti che dormivano, ha sorpreso decine di operai intenti a lavorare nelle fabbriche della zona per guadagnarsi il pane. Alla prima scossa una decina di operai sono riusciti a mettersi in salvo, altri non ce l’hanno fatta, perdendo la vita sotto le macerie dell’azienda.

Fra le sei persone uccise sabato, 4 sono operai che lavoravano nel turno di notte in tre aziende del Ferrarese, costretti a vendere quotidianamente le loro braccia, la loro forza lavoro per guadagnarsi il pane per loro e le loro famiglie.

Due sono morti sotto le macerie alla Ceramica Sant'Agostino Nicola Cavicchi, 35 anni, e Leonardo Ansaloni, 45 anni. Alla Tecopress, una fonderia di Dosso, la vittima è stata un operaio di 57 anni, Gerardo Cesaro.

A qualche chilometro di distanza, a Bondeno, ha perso la vita Tarik Nauch, 29 anni, operaio marocchino.

Tutti sono morti alle 4 del mattino, a due ore dalla fine del turno di lavoro, in capannoni crollati in aziende moderne. Operai morti sul posto di lavoro, ma le conseguenze avrebbero potuto essere ancora più gravi se il sisma si fosse verificato di giorno con tutti gli operai al lavoro.

Senza troppo scalpore, dopo il primo momento di stupore, questi morti saranno dimenticati. Per il governo e i media, è meglio non ricordare i morti sul lavoro e di lavoro in un momento di crisi come l’attuale, in cui i morti sul lavoro si sommano ai suicidi di chi un lavoro l’ha perso e non l’ha più, la rabbia potrebbe diventare protesta organizzata e ostacolare la pacifica accumulazione dei profitti.

Queste morti ci portano alla cruda realtà della condizione operaia dimostrando come - nella moderna società capitalista - nel dolore, come nello sfruttamento, gli operai sono tutti uguali, senza distinzione né di nazionalità né di colore della pelle.

A tutti sarà sorta spontanea la domanda: come mai, fra le sei vittime del terremoto, ben 4 sono operai? E’ solo un caso? Una fatalità? Noi crediamo di no!

Fabbriche con capannoni che crollano come castelli di sabbia non possono essere considerati una fatalità. Troppo facile addossare la colpa al terremoto. In realtà ai padroni interessa solo il profitto, l’importante è che gli operai lavorino a ciclo continuo e la sicurezza è l’ultima delle loro preoccupazioni.

La società capitalista guidata dalla logica del massimo profitto, dai bassi salari, mette costantemente in concorrenza gli operai e i proletari costringendoli a lavorare in fabbriche dove la sicurezza è considerato un costo su cui risparmiare, un optional.

I proletari con i miseri salari non si possono certo permettere una casa “sicura” e decente, antisismica; men che meno possono pretendere di lavorare in luoghi sicuri.

La condizione operaia e proletaria nella società capitalista è quella di sfruttati, schiavi salariati che trovano lavoro finché valorizzano il capitale e licenziati appena non servono più.

Non ci vuole molta immaginazione per capire come mai non crollano le ville, i palazzi e gli uffici dei signori e dei padroni, ma solo capannoni industriali costruiti recentemente (risparmiando sui materiali di costruzione), e vecchie case abitate da operai e pensionati, insieme a costruzioni antiche.

Ora la magistratura ha messo sotto sequestro le aziende crollate disponendo accertamenti per stabilire se le normative antisismiche fossero state rispettate. Un’ennesima inchiesta. Prima vengono i morti e poi arriva, forse, la “giustizia” che, con tempi biblici, vedrà, come di solito in questi casi, la prescrizione e la conseguente impunità dei responsabili, lasciando liberi gli assassini di continuare i loro crimini.

Sesto San Giovanni 22/05/2012

Michele Michelino
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

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