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Bologna. Difendere i servizi e la scuola pubblica per l’infanzia

Contro le politiche del debito e dei tagli sociali

(26 Maggio 2012)

La vicenda della privatizzazione dei servizi nido e scuole per l’infanzia promossa dalla Giunta Merola, è un esempio di quello che sta accadendo nel nostro paese con le politiche del Governo Monti imposte dall’Unione Europea, dalla Banca Centrale (BCE) e dal FMI ai settori popolari in Italia e non solo.

Anche in questo caso, la crisi è utilizzata a livello locale come l'occasione perfetta per motivare e giustificare decisioni contrarie agli interessi dei settori popolari e alla tutela dei diritti.

La crisi è utilizzata per produrre altre crisi: la crisi delle nostre condizioni concrete di vita e di lavoro, la crisi di tutto il sistema del welfare, del diritto ad una scuola pubblica, crisi del sistema previdenziale e sanitario. Tutte le risorse pubbliche, prelevate con una crescente pressione fiscale sul lavoro dipendente e non solo (tasse locali e IMU), vengono dirottate non per sostenere diritti fondamentali ma per sostenere e garantire i profitti delle grandi imprese e delle grandi opere inutili e per garantire la lucrosa rendita dei possessori del debito pubblico (banche e gruppi finanziari soprattutto esteri).

Il “nostro” debito pubblico è stato creato ad arte negli ultimi decenni per sostenere una elusione ed evasione fiscale enorme, per finanziare detassazioni e decontribuzioni, per garantire in maniera clientelare poteri e consensi politici, per dare ossigeno a una classe imprenditoriale incapace di competere se non attraverso il ricorso al precariato, all’evasione, al mercato delle commesse pubbliche, alla riduzione dei salari. Hanno goduto di un “regalo” (fatto con soldi pubblici) ed ora gli stessi ci dicono che dobbiamo fare altri sacrifici per pagare quello che loro hanno “consumato”.

E noi dovremmo pagarlo con lo smantellamento dei diritti e dei servizi sociali, sanitari e scolastici, con la rinuncia a pensioni dignitose, con la rinuncia ad ogni tutela dentro e fuori dai posti di lavoro. Ci parlano di rigore (per noi) e di crescita (per loro).

Il comportamento della Giunta Merola spiega bene come le politiche nazionali, di un governo sostenuto dallo schieramento della ABC (Alfano Bersani Casini), siano tradotte a livello locale: mentre lo stesso Merola si lamenta dei tagli al bilancio comunale, procede con malcelato entusiasmo a privatizzare un patrimonio storico di bologna come i nidi e le materne tramite appalti alle solite cooperative e tramite una Fondazione dove inserire le varie lobby del settore.

A Bologna, come in tutta Italia, l’emergenza è l’alibi per fare macelleria e svendere ai privati e al sistema coop la gestione di pezzi crescenti del servizio pubblico.

La prospettiva di dover subire ogni anno manovre di tagli da 50 miliardi di euro è irricevibile, la prima vittima è la stessa democrazia perché ci impediscono di poter decidere se accettare o non accettare gli accordi europei (come il Fiscal Compact) che impongono questo massacro. Quando ci dicono che non c’è scelta, Noi vogliamo e dobbiamo decidere.

Di fronte a questo attacco, fatto di decreti e di patti di stabilità, di tagli agli enti locali ma anche di menzogne pure e semplici, di artifici tecnici, di una campagna culturale e ideologica che vuole farci credere che non ci siano alternative, dobbiamo reagire.

Dobbiamo rivendicare che questo debito può non essere pagato, che non si possono accettare politiche imposte dall’Unione Europea che azzerino conquiste sociali storiche, che bisogna garantire i diritti e non il pagamento degli interessi alle banche centrali e ai gruppi finanziari complici di questa crisi. E questo si fa anche partendo da giornate di lotta come quella di oggi.

Comitato No Debito Bologna

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