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CORCOLLE - VILLA ADRIANA - Abbiamo fermato i barbari del Terzo millennio”

(26 Maggio 2012)

I COMITATI RILANCIANO: “NESSUN’ALTRA CAVA, SERVE UN PIANO SERIO PER I RIFIUTI DEL LAZIO”

26 mag. 2012


Nei pressi della Villa campeggia una scritta: “Adriano scatena l'inferno”. Una invocazione, una preghiera laica impressa su uno striscione per scongiurare l'incubo pattumiera. Sotto un cuore diventato il simbolo della protesta anti-discarica. Protesta pacifica che ha attraversato l'oceano con le petizioni firmate da docenti e presidi di facoltà internazionali. “Il mondo ha sollevato un bel vallo – ricorda il musicista e attivista anti-discarica Alberto Marchetti – come quello che aveva fatto Adriano per fermare i barbari, noi abbiamo fermato i barbari del Terzo millennio”.

Dopo 7 mesi la battaglia è vinta, i comitati si ritrovano nel primo pomeriggio per festeggiare davanti alla Villa Adriana che ormai è salva. Il nuovo sito previsto per il dopo Malagrotta, il mega invaso che serve Roma da 30 anni, non sarà realizzato a 700 metri dalla zona di rispetto della residenza dell'imperatore Adriano. La notizia arriva a metà mattina: il Consiglio dei ministri ha detto no alla discarica in zona Corcolle, al confine tra Roma e Tivoli, il prefetto Giuseppe Pecoraro si è dimesso da commissario per l'emergenza. Parte un tam-tam di messaggi tra i componenti del comitato che fin dall'inizio si sono mobilitati in difesa del sito, patrimonio dell'Unesco. “Ieri il ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi – ricorda Gianni Innocenti, comitato anti-discarica – è venuto a Corcolle, quello che non ha fatto il commissario Pecoraro. Ornaghi si è reso conto che da Villa Adriana si vedeva la parete della cava dove sarebbe sorta la discarica. Così ha vinto il buon senso”.

Al brindisi di metà pomeriggio arrivano tutti. I comitati mettono in fila le personalità del mondo della cultura e del cinema che si sono spesi per la villa: “Franca Valeri, Sabina Guzzanti, Philippe Daverio, Antonio Padellaro, Urbano Barberini”. I turisti e le scolaresche guardano divertiti i festeggiamenti. Gabriella Cinelli gestisce il ristorante di famiglia di fronte alla villa, prende emozionata il libro dei ricordi. “Ha vinto la memoria. Villa Adriana ha sorpreso gli intellettuali del mondo della cultura. In questo volume ho conservato le firme dei grandi da Fellini a Togliatti, da Mastroianni a Bergman”. Una vittoria che è anche una dedica racchiusa nei versi di Adriano: Animula, vagula, blandula, piccola anima smarrita e soave. “L'idea folle di Pecoraro – conclude Gabriella – se realizzata, avrebbe sconfitto la nostra anima”. E c'è chi evoca una staffetta culturale in difesa del sito, patrimonio dell'Unesco. “Abitavo nella villa – ricorda Tito – mio padre era custode, ricordo la battaglia condotta negli anni Sessanta per salvare la residenza dell'imperatore. Quando mi hanno detto che volevano fare la discarica ho pensato che la storia si ripete”. Vittorina è una professoressa in pensione, insegnava italiano e latino al liceo: “È stato evitato uno sfregio. Abbiamo festeggiato alla notizia delle dimissioni di Giuseppe Pecoraro”. Il prefetto che esce sconfitto così come la governatrice del Lazio Renata Polverini che aveva difeso la scelta di Corcolle. Un brindisi che è anche consapevolezza.

I rifiuti prodotti dalla città di Roma ora dovranno trovare un altro buco e si sono persi sette mesi inseguendo siti inidonei, mentre la raccolta differenziata, nella capitale, è ferma al 25 per cento. La legge prevede che si raggiunga il 65 per cento entro il dicembre di quest'anno. Sono circa due mila le tonnellate che ogni giorno finiscono in discarica senza alcun trattamento in violazione della normativa vigente.

“Non è sufficiente – ricorda Gianni Innocenti – salvare Corcolle e condannare un'altra cava. Fino a quando non ci sarà un piano serio dei rifiuti nel Lazio, non si può gioire completamente”.

Arriva il momento del brindisi liberatorio. I comitati si fanno immortalare in una foto e tra i più giovani c'è Giuliano che, con la villa alle spalle, scrigno di storia e memoria, evoca Peppino Impastato, intellettuale e giornalista, ucciso dalla mafia nel 1978: “Aveva ragione lui. Brindiamo alla bellezza”.

Nello Trocchia - "Il Fatto Quotidiano"

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