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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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Terremoto, il ricatto degli imprenditori agli operai: o lavori con le scosse o vai in ferie

I racconti dei lavoratori: "nelle aziende sono comparsi anche cartelli di avvertimento". E le vittime finite sotto le lamiere erano tutte precarie!

(31 Maggio 2012)

Ventiquattro ore dopo la violenta scossa di terremoto che ha sepolto i lavoratori emiliani sotto i fragili capannoni nel quale lavoravano, viene da chiedersi perché fossero lì dentro a lavorare e non all’aperto, al riparo, al sicuro. Alcuni di loro sono usciti per paura dalla azienda nella quale lavoravano, ma sono stati subito riportati dentro dal padrone di turno che non vedeva di buon occhio il fatto di fermare il lavoro anche solo per una decina di minuti. Il problema, senza dilungarci troppo nella questione già ampiamente trattata sulle maggiori testate giornalistiche (in vario modo, più o meno corretto e veritiero) è che i capannoni crollati erano stati costruiti in economia, senza spendere un euro di più per la sicurezza e la salute di chi ci lavora 8-9 ore al giorno. Ci è stato detto da qualcuno che sotto le macerie oltre agli operai c'erano anche alcuni imprenditori. A noi del PSdA questa cosa non risulta. Risultano invece le telefonate fatte dai vari signori imprenditori ai propri operai. Telefonate che intimavano agli operai di rientrare subito al lavoro. Si spiega da solo il cartello affisso alla cancellata di una azienda da un imprenditore: "C’è stato il terremoto, ma la vita continua. Chi vuole lavorare lavori. Tutti gli altri possono prendersi le ferie. Liberissimi di farlo”. A pagare per la morte dei lavoratori devono essere i costruttori di questi capannoni, ma più di tutti chi ha garantito la loro agibilità. Un peso enorme che grava e graverà per sempre sulle spalle dei nemici del popolo italiano.

Il Direttivo Nazionale
Partito Socialista d'Azione

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