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I VERI RESPONSABILI: NON IL TERREMOTO, MA I CAPITALISTI

(31 Maggio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.pclavoratori.it

“Una strage di operai”, così titola la stessa stampa borghese, a proposito del terremoto in Emilia. Quanta ipocrisia! Mai come in questo caso le ricadute del terremoto sono riconducibili alla leggi del profitto: le stesse che la stampa borghese magnifica ogni giorno.

Sono morti operai costretti ad andare al lavoro per non perderlo sotto il ricatto del padrone: magari operai migranti, più deboli e ricattabili di altri. Sono rimasti seppelliti sotto capannoni di carta pesta, comprati a centinaia dopo il 2001 per incassare gli incentivi previsti per chi investiva in “beni strumentali”; edificati con la logica del massimo ribasso da costruttori cinici, spesso in odore di camorra, in concorrenza feroce gli uni con gli altri su chi praticava il prezzo più “conveniente”. E senza che nessuno controllasse nulla: né lo Stato che da decenni, sotto ogni governo, ha risparmiato sui “controlli” sulla sicurezza ( di ogni tipo) per trovare i soldi da regalare a grandi industrie e banche; né i Comuni cui industrie e banche hanno imposto negli anni un taglio massiccio di trasferimenti pubblici, magari indebitati coi banchieri loro stessi, e in ogni caso amministrati da comitati d'affari dei poteri forti del territorio; né infine dalle imprese che semmai si compravano con qualche mazzetta un certificato di “agibilità” del capannone presso un funzionario compiacente o ditta amica.

Questi sono gli assassini degli operai. Non il terremoto, ma i capitalisti. E coloro che li hanno coperti.

Lo stesso vale per decine di migliaia di famiglie costrette ad abbandonare abitazioni lesionate o crollate perchè prive di ogni requisito antisismico. La gran parte del patrimonio edilizio in Italia è privo di sicurezza antisismica. O perchè costruito negli anni del boom edilizio, segnati da un vero e proprio saccheggio delle città, fuori da ogni regola o piano regolatore, in cui persino formalmente il profitto dei costruttori era l'unica legge; o perchè i poteri forti locali hanno cercato e ottenuto dai loro governi di riferimento l'esenzione del proprio territorio dalla mappa delle zone sismiche in funzione dei propri interessi di mercato ( come è avvenuto nella Emilia Romagna “progressista” sino al 2003); o perchè le norme antisismiche, formalmente previste, sono state ignorate dai costruttori, con la copertura bipartisan di tutti i partiti borghesi ( e le solite mazzette di contorno).

Anche in questo caso la disperazione di persone che hanno lavorato una vita per comprarsi casa, accendendo un mutuo, e improvvisamente hanno perso tutto, non è l'effetto del destino cinico e baro di una natura crudele. E' il prodotto sociale di un sistema odioso in cui l'unico valore reale è l'arricchimento del profitto, contro ogni umanità.

Ora Mario Monti, uomo delle banche, ha il coraggio di dichiarare testualmente: “ Le popolazioni colpite si rendano conto che il terremoto non è responsabilità dello Stato..”. Vero... Ma lo Stato degli industriali e delle banche ha invece responsabilità decisive per gli effetti del terremoto. Perchè protegge, a monte e a valle, i responsabili di un omicidio sociale. Perchè l'intera organizzazione della società che questo Stato amministra e su cui si fonda, è funzionale a quell'omicidio. Questa è la verità che l'uomo delle banche non può che nascondere dietro parole vergognose.

PER UN PIANO DI MISURE ANTICAPITALISTE

Per questa stessa ragione la risposta al crimine compiuto non può limitarsi al terreno del soccorso e della solidarietà con le popolazioni colpite, che naturalmente è prioritario e indispensabile. Ma deve necessariamente rompere con le regole del gioco della società borghese e della dittatura del profitto.

1)I costi dell'emergenza non possono essere scaricati sulle vittime sociali del crimine, né localmente, né nazionalmente. Né in Emilia, né in Abruzzo, né altrove. Via l'aumento di prezzo della benzina! Si rivendichi un prelievo straordinario dai portafogli rigonfi dei banchieri, che hanno realizzato nell'ultimo trimestre profitti da capogiro , mentre la popolazione povera è alla fame. E con quei soldi si provveda all'immediato sostentamento delle popolazioni colpite, a partire dal pagamento di salari e stipendi delle persone che hanno perso il lavoro o che hanno il diritto di non arrischiare la pelle sotto capannoni pericolanti. Paghi chi non ha mai pagato.

2)Nessuna fiducia nello Stato. Le istituzioni che hanno coperto i criminali, non hanno alcuna credibilità nello scovarli. Solo una commissione popolare d'inchiesta basata sul coinvolgimento diretto delle organizzazioni operaie e popolari e delle popolazioni colpite può fare l'inventario autentico delle responsabilità specifiche del crimine compiuto. Costruttori senza scrupoli, funzionari compiacenti, padroni ricattatori vanno individuati, processati, e puniti. Ogni copertura, imboscamento o lungaggine, va denunciata e stroncata.

3)La ricostruzione del patrimonio abitativo e pubblico non può essere affidata a quelle stesse lobbies dei costruttori responsabili del disastro. Vale per l'Emilia, come per l'Abruzzo, come per ogni zona colpita. La grande industria edilizia va nazionalizzata, senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori. E con essa va nazionalizzata l'industria del cemento, oggi presidiata dalla criminalità organizzata.

4)Non si possono attendere passivamente altri crimini annunciati. Va realizzato un grande piano nazionale per la messa in sicurezza dell'intero patrimonio edilizio. Questa è la “grande opera” di cui c'è bisogno ed urgenza. Il suo costo è stimato in 100 miliardi: e per questo è incompatibile col fiscal compact, con tutti i patti di stabilità ordinati dalle banche nei loro propri interessi, con le leggi del capitalismo in crisi. Ma nella scelta tra la vita e il crimine non può esservi dubbio. Le risorse vengano prese là dove sono: nelle grandi ricchezze possedute dal 10% della popolazione italiana. Quelle che nessuno tocca perchè dettano legge a tutti i governi.

Peraltro la sola nazionalizzazione delle banche, senza indennizzo per i grandi azionisti, e con la piena tutela dei piccoli risparmiatori, garantirebbe assieme all'abolizione del debito pubblico verso i banchieri, una leva straordinaria di riorganizzazione dell'intera economia, in funzione delle urgenze sociali. E poter vivere sotto un tetto sicuro è sicuramente una di queste.

PER UN GOVERNO DEI LAVORATORI, CONTRO IL CINISMO DEL PROFITTO

Queste misure elementari non saranno mai realizzate da un governo degli industriali e dei banchieri. (E certo neppure.. da Beppe Grillo). Possono essere solamente imposte da una mobilitazione straordinaria di milioni di lavoratori e lavoratrici, decisi finamente a dire basta allo sfruttamento e al cinismo del profitto. Una mobilitazione capace di rovesciare le classi dirigenti e di portare al posto di comando chi non ha mai comandato: la classe operaia e la popolazione povera. Il governo dei lavoratori è l'unica alternativa a classi dirigenti che hanno fatto fallimento: politico, sociale, morale.

Marco Ferrando

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