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La repubblica borghese festeggia tra le macerie

(1 Giugno 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa

Ci sono momenti in cui la cortina di nebbia, con cui la propaganda borghese nasconde i reali rapporti sociali, si dirada, e vengono alla luce frammenti di verità. Bisogna però cogliere l’occasione per approfondire l’incipiente consapevolezza che ne deriva, trarne durevoli lezioni, altrimenti i media di regime riprendono il sopravvento.

Centinaia di migliaia di persone hanno chiesto via internet a Giorgio Napolitano di devolvere le somme destinate alla parata del 2 giugno ai terremotati. Sarebbe sbagliato insistere sull’ingenuità di tale richiesta, o, peggio, denunciarle come deviazione dalla vera lotta. Sapevamo, è vero, che si sarebbero viste sbattere la porta in faccia, ma si è ottenuto ugualmente un risultato assai importante, perché molti hanno cominciato a capire con chi e con cosa hanno a che fare, e che l’affarismo che sta dietro quegli atti celebrativi non può essere sconfitto senza una dura lotta.

Di fatto si è trattato di una petizione via web, e la storia della politica - quella del movimento operaio in particolare - abbonda di petizioni. Da quelle locali o su rivendicazioni immediate, a quelle storiche dei Cartisti o degli operai di Pietroburgo del 1905. In certi casi si finì con vere tragedie, in altri con semplici delusioni, ma alcune di queste petizioni furono il punto di partenza per lo sviluppo delle coscienza politica. Fanno sentire alle masse il distacco tra il potere politico, sempre più autoreferenziale e distante dalla popolazione – non solo dal proletariato, ma anche da gran parte della piccola borghesia.

Il passo avanti fatto in questi giorni è notevole, se si pensa che pochi giorni fa uno dei destinatari preferiti delle polemiche era il Trota, ora sono coinvolte le massime cariche dello stato. Fino a qualche tempo fa, le polemiche feroci contro vari esponenti politici lasciavano pressoché indenne Napolitano, al quale i sondaggi – per quel che valgono – attribuivano indici altissimi di popolarità.

Ora, i più moderati l’accusano di indifferenza e criticano l’angustia delle sue posizioni, ma il livello medio delle proteste è molto più duro.

Si dirà: criticano singoli personaggi, o il governo, ma non hanno ancora capito che bisogna rivolgersi anche contro lo stato. Ma è naturale che il processo di lotta cominci dagli obiettivi più immediati ed esposti. E’ compito dell’agitazione trasformare l’indignazione immediata in volontà di lotta, come è compito della propaganda il processo successivo, che porta alla dimostrazione che lo stato non è un terreno neutro, su cui tutti possono cercare di far valere i propri diritti sulla base di norme imparziali, ma è lo strumento politico più completo degli interessi delle borghesia e del capitale, naturalmente non in forma immediata, ma mediata ed estremamente complessa e articolata. Lo stato, perciò, fa gli interessi del capitale e sacrifica le classi sociali più deboli, non per oscure deviazioni, ma perché è organizzato apposta per difendere quegli interessi e non altri. Per questo, parliamo di repubblica borghese per distinguerla da organismi politici come la Comune o la repubblica dei consigli, che non hanno carattere burocratico, e il cui compito è di ridare in forma collettiva il controllo dei mezzi di produzione alle masse, sottraendole agli sfruttatori capitalistici, in altre parole espropriando gli espropriatori. Non è difficile fare queste affermazioni, non è particolarmente complicato darne una dimostrazione teorica, visto che grandi esponenti del movimento operaio ci hanno aperto la strada, ma le masse non fanno esperienze leggendo i nostri scritti, o i programmi di gruppi rivoluzionari, bensì nel corso della lotta. Per questo, dobbiamo evitare di pretendere che le nuove generazioni – che sono quasi sempre determinanti in ogni lotta – sappiano da subito ciò che noi abbiamo imparato in lunghi periodi, e che certe volte dimentichiamo.

Il passo successivo consiste nel lavorare affinché questi contatti, creatisi per la questione della parata militare del 2 giugno, non vadano dispersi e si raccolgano per lottare contro il rinnovo delle spedizioni militari, l’acquisto degli F15 e dei droni assassini.


31 maggio 2012

Michele Basso

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