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L'angoscia dell'anguria

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(24 Luglio 2013) Enzo Apicella

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Non pagheremo né la crisi né i debiti. No al «patto di bilancio» denominato Merkel-Sarkozy. Viva la solidarietà internazionale!

Dichiarazione partiti e organizzazioni m-l d'Europa

(7 Giugno 2012)

La crisi del sistema capitalista colpisce duramente i paesi dell’U.E. Sia che entrino in recessione o che conoscano ancora una certa crescita, le politiche imposte dai governi sono le stesse: politiche d’austerità che ricadono esclusivamente sulla classe operaia, le masse popolari, i popoli.
Le conseguenze di queste politiche si fanno sentire ben oltre i confini della U.E. I popoli e i paesi dominati dell’Africa le subiscono attraverso un rafforzamento delle politiche imperialiste di saccheggio delle loro risorse materiali e umane. I monopoli e gli Stati al loro servizio rafforzano la loro concorrenza a livello mondiale, cercando di mettere i lavoratori e i popoli gli uni contro gli altri, per rinforzare in tutto il mondo lo sfruttamento capitalista.

Ovunque, sotto il pretesto del peso del debito degli Stati, i governi di destra, social-liberisti, o di coalizione, vogliono far pagare la crisi alla classe operaia, ai contadini, ai piccoli commercianti e artigiani, ai giovani, alle donne degli strati popolari, alle larghe masse delle città e delle campagne.

Da un paese all’altro, i piani di austerità impongono ribassi dei salari, aumento delle tasse, particolarmente di quelle indirette che gravano pesantemente sulle masse popolari. Perseguono ed amplificano le privatizzazioni e la liquidazione dei servizi pubblici, specialmente quelli della sanità, dell’istruzione e della protezione sociale.
Ovunque sono imposte «riforme» per estendere gli anni di contribuzione, ridurre l’importo delle pensioni e ritardare l’età di pensionamento. Mentre i giovani non hanno lavoro e sono condannati ai lavori precari, i più anziani sono condannati a lavorare più a lungo, più duramente e per salari minori. Le lavoratrici sono particolarmente colpite da queste controriforme, poichè sono raggruppate nelle occupazioni in cui i salari sono più bassi e dove regnano i contratti precari.

Questi arretramenti sociali si manifestano in particolare attraverso un forte degrado delle condizioni di salute dei pensionati, delle famiglie con bambini piccoli, che vivono al di sotto della soglia ufficiale di povertà.

I monopoli perseguono i loro piani di ristrutturazioni e di licenziamenti di massa per ottenere maggiore sfruttamento, maggiori profitti. La disoccupazione raggiunge ogni mese nuovi record, colpendo soprattutto i giovani. Queste politiche d’austerità sono accompagnate dalla rimessa in discussione dei diritti fondamentali della classe operaia: il diritto di organizzarsi, di creare dei sindacati, di sciopero. Le legislazioni del lavoro sono modificate per facilitare i licenziamenti.

Queste politiche anti-sociali sono applicate dai differenti governi e sono coordinate a livello europeo. Il «patto Euro-plus», il patto di «stabilità e di crescita», e il recente trattato europeo scritto a due mani da Merkel e Sarkozy, sono altrettante dichiarazioni di guerra contro il movimento operaio, contro il movimento sindacale e contro il movimento popolare. Come tutti i trattati europei, essi vogliono «costituzionalizzare» le politiche antipopolari dettate dall’oligarchia finanziaria e renderli obbligatori per tutti i paesi dell’U.E.
Dappertutto, gli Stati hanno rafforzato l’arsenale di repressione e di sorveglianza poliziesca. La criminalizzazione della protesta sociale si amplifica. Mentre si sviluppano grandi manifestazioni, occupazioni, diverse mobilitazioni che colpiscono i simboli dell’oligarchia. I monopoli, la borghesia e la reazione rispondono con la criminalizzazione della contestazione di massa.

Tra i paesi più attaccati dall’oligarchia ci sono la Grecia, l’Italia e la Spagna. I piani di austerità si sono succeduti, portando questi paesi decine d’anni indietro.
Per la prima volta nella storia della costruzione europea, alcune istituzioni sovranazionali, vale a dire l’U.E., la B.C.E. e il F.M.I., hanno «dimissionato» dei governi eletti e li hanno sostituiti con dei governi di cosidetti tecnici, che sono in realtà dei banchieri, dei commessi dell’oligarchia nazionale e internazionale, sostenuti dai partiti riformisti e opportunisti. In Grecia, la troika ha anche imposto dei ministri provenienti da un partito d’estrema destra.
Questa è un’ulteriore prova del carattere profondamente antidemocratico di questa costruzione europea al servizio dell’oligarchia, delle grandi potenze imperialiste, come la Germania e la Francia.

Le banche vogliono far pagare ai popoli il debito pubblico che esse stesse hanno creato, mentre esigono che gli Stati vadano a loro soccorso nel momento della crisi finanziaria. Da tempo, non cessano di alimentare questo debito e di farlo gonfiare in particolare attraverso i tassi d’interesse dei prestiti che esse «accordano» agli Stati.
La classe operaia e le masse popolari di Grecia non sono responsabili di questo debito, che hanno già pagato molte volte, attraverso il supersfruttamento, il saccheggio delle risorse naturali dei paesi, la svendita del loro patrimonio, consegnato agli appetiti delle banche, degli speculatori, della grande borghesia greca e dell’oligarchia finanziaria internazionale.
Noi siamo solidali con il popolo greco nel suo rifiuto di pagare il debito, nel suo rifiuto dell’austerità e del «memorandum», ultima versione dei piani di mega-austerità che gli sono stati imposti. Il popolo greco ha espresso senza ambiguità il suo rifiuto di tutti i partiti che hanno accettato di piegarsi alle esigenze della troika: l’U.E., la B.C.E. e il F.M.I.

L’imperialismo tedesco se la cava meglio dei suoi alleati, e al tempo stesso rivali, dell’U.E. Ma il «miracolo tedesco» si basa principalmente su una politica estremamente aggressiva di ribassi salari, flessibilità su grande scala e ricorso massiccio al lavoro precario nella stessa Germania.
Di fronte al crescente malcontento e alla disponibilità di ampi settori di lavoratori, del settore pubblico e del settore privato, ad impegnarsi nel movimento di sciopero, il padronato e il governo hanno preferito negoziare con le direzioni delle grandi centrali sindacali un accordo che prevede degli aumenti salariali. Importanti settori della classe operaia avrebbero voluto andare oltre ed ingaggiare uno scontro di grande ampiezza con il padronato. Questa mobilitazione segna comunque l’entrata dei lavoratori tedeschi nella battaglia ingaggiata dai lavoratori greci, spagnoli, portoghesi, italiani, francesi, etc. per rifiutarsi di pagare la crisi e i debiti del sistema capitalista.

I popoli non sopportano l’arroganza della rappresentante dell’imperialismo tedesco, Merkel, e la sua volontà di far pagare loro la crisi, sostenendo l’austerità e ingerendosi grossolanamente nella vita politica degli altri paesi. Il fatto che il suo alleato Sarkozy sia stato estromesso dal potere in Francia, soprattutto grazie alla forte mobilitazione del movimento operaio e sindacale, contribuisce a isolarla.
E’ più che mai necessario sviluppare la mobilitazione contro il trattato europeo detto «Merkel-Sarkozy», sviluppare la solidarietà tra i popoli e combattere le campagne xenofobe, nazionaliste, che cercano di aizzare i popoli gli uni contro gli altri.

I partiti d’estrema destra giocano un ruolo attivo nella diffusione di queste idee reazionarie. Mentre continuano a rovesciare il loro odio contro gli immigrati e gli «stranieri», approfittano del discredito crescente dei partiti tradizionali, di destra, socialdemocratici, per sviluppare un discorso populista, nazionalista, mascherato con accenti sociali. L’estrema destra è una carta dell’oligarchia per dividere i lavoratori e i popoli, per far passare la sua politica.
La lotta contro l’estrema destra passa attraverso la mobilitazione delle larghe masse operaie e popolari per rifiutare di pagare la crisi del sistema capitalista.

La crescita della protesta sociale e politica

La resistenza alle politiche d’austerità non ha cessato di svilupparsi in tutti i paesi. I movimenti di sciopero spontanei si sommano a movimenti di più grande ampiezza e gli scioperi generali, organizzati in differenti paesi, mobilitano ogni volta milioni di lavoratori, di giovani, di uomini e donne degli strati popolari.

La gioventù entra nella lotta sociale e politica, a fianco degli operai, dei lavoratori, delle organizzazioni politiche. I giovani operai apportano il loro dinamismo e la loro combattività, facendo vacillare le pratiche e le politiche riformiste di conciliazione e di collaborazione di classe.

Su questo terreno delle lotte concrete, l’aspirazione all’unità è grande. Essa si traduce in particolare nella creazione di piattaforme che raccolgono partiti, militanti sindacali, attivisti di associazioni, etc.

I partiti e le organizzazioni marxisti-leninisti partecipano attivamente alla costruzione di queste resistenze, con tutte le forze disponibili. Noi vi contribuiamo con le nostre proposte politiche e le nostre piattaforme rivendicative che riflettono le esigenze immediate delle masse.

Questa politica di fronte è una necessità urgente e immediata, giacchè bisogna costruire l’unità della classe operaia e l’unione di tutti gli strati vittime delle politiche dell’oligarchia, per opporci alla politica d’austerità con cui vogliono farci pagare la crisi del sistema capitalista.

Nei settori avanzati, si sviluppa la presa di coscienza della necessità di un’alternativa politica globale, che rompa con le politiche neoliberiste e social-liberiste, le politiche attuali dell’oligarchia.

Cresce l’aspirazione all’unità di tutte le forze che combattono queste politiche, che lottano contro il sistema capitalista, per un cambiamento rivoluzionario della società. Noi ci appoggiamo su queste aspirazioni per lavorare alla costruzione di una alternativa di rottura con il sistema capitalista.

In diversi paesi, si sono costituiti dei fronti politici che prendono le distanze con i partiti socialisti, social-democratici, che si alternano al potere con i partiti di destra.

Sebbene, in molti casi, questi fronti politici si limitano ad essere dei fronti elettorali, noi lottiamo per radicarli nelle masse, per farne degli embrioni di fronti realmente popolari.

In questa politica di fronte, i partiti e organizzazioni marxisti-leninisti non nascondono la loro bandiera. Continuano la loro lotta contro il sistema dell’imperialismo e le sue politiche di dominazione, di sfruttamento dei popoli e di guerra per il controllo delle materie prime. Si battono per una trasformazione rivoluzionaria della società e portano avanti la lotta per l’unità politica, per l’unità d’azione, per l’unità alla base e a tutti i livelli, contro le posizioni opportuniste, di conciliazione di classe.

Per il prossimo periodo, ci siamo fissati i seguenti obiettivi e terreni di lotta comuni:

- Denunciare e combattere il trattato europeo, detto «Merkel-Sarkozy», che vuole inscrivere nelle costituzioni di ciascun paese dell’U.E. il dogma neoliberista della «riduzione del debito pubblico», un pretesto per la generalizzazione delle politiche di austerità.
- Sostenere e sviluppare l’esigenza del rifiuto di pagare i debiti, specialmente in Grecia, denunciare e combattere le ingerenze delle potenze imperialiste, della troika. Il popolo greco deve essere libero di fare le sue scelte politiche.
- Sostenere il diritto di ciascun popolo di decidere se rimanere oppure no nella zona euro, senza ingerenze, ricatti e pressioni degli altri paesi, concretamente delle potenze imperialiste e dei loro strumenti sovranazionali.
- Sviluppare la solidarietà con le lotte dei lavoratori, dei popoli, delle loro organizzazioni politiche, sindacali, sociali, etc. dei differenti paesi dell’UE e degli altri paesi del mondo che affrontano le stesse politiche.

Conferenza di partiti e organizzazioni d’Europa, membri della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML).

Parigi, maggio 2012

Partito Comunista d’Albania - PCA
Organizzazione per la costruzione del Partito comunista operaio di Germania
Partito comunista degli Operai di Danimarca – APK
Partito Comunista di Spagna (marxista-leninista) – PCE (ml)
Partito Comunista degli Operai di Francia – PCOF
Organizzazione per la riorganizzazione del Partito Comunista di Grecia (1918-1955)
Piattaforma Comunista d’Italia
Partito Comunista Rivoluzionario di Turchia – TDKP

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