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Tra fughe in avanti e repressione

(19 Giugno 2012)

Com'era prevedibile, un'ondata di arresti negli ambienti anarchici genovesi e non solo ha fatto seguito all'attentato contro Adinolfi. Non sappiamo se sia l'ennesima montatura poliziesca o meno, non conosciamo gli arrestati, le loro vite, il loro impegno politico. Osserviamo che lo Stato non ha bisogno di pretesti per scatenare la repressione. Basta una manifestazione pacifica di operai come, ad esempio, quella di Basiano, per farla dispiegare in tutta la sua brutalità. Però i pretesti, a volte, giungono come “aiutini” insperati al fine di recuperare in popolarità dopo o mentre si massacrano impunemente nelle piazze lavoratori e cittadini che si oppongono, pacificamente determinati, alle politiche antipopolari del Governo. Niente di meglio, quindi, della gambizzazione di un dirigente industriale per far scattare la caccia all'untore di sempre: l'anarchico, anello debole dell'opposizione sociale; e per invertire, nello scontro di classe, i ruoli di vittima e di carnefice.

Noi pensiamo che sia oggi più che mai necessario lavorare per unire tutte le esperienze di lotta nella società, da quelle per il lavoro a quelle per l'ambiente. Farle crescere, farle diventare di massa e dar loro una prospettiva. Noi pensiamo che in questo Paese, caratterizzato da un ceto politico istituzionale immarcescibile, da un “nuovo” populismo che avanza, da un Capitale sempre più aggressivo, da un Governo espressione diretta della finanza internazionale, sia necessario ritessere la tela della lotta di classe ed addirittura, prima ancora, fare in modo che la classe riconosca nuovamente se stessa. Questo è un lavoro che richiede tempo, pazienza e disponibilità ad aspettarsi l'un l'altro. Per andare avanti tutti insieme.

Si tratta di un cammino lungo e tutto in salita ed ogni vero rivoluzionario lo sa. Non ci sono scorciatoie. Su questo vorremmo riflettessero quei compagni che, in buona fede, pensano di poter accelerare i tempi, bruciare le tappe o semplicemente dar sfogo alla propria rabbia con fughe in avanti, azioni dimostrative o peggio, ingaggiando una battaglia privata contro lo Stato ed il Capitale. Noi riteniamo che le loro energie potrebbero essere, con maggior profitto, impiegate nella costruzione dell'opposizione sociale di massa, piuttosto che essere prematuramente disperse nelle patrie galere.

Nel condannare ogni operazione poliziesca che colpisca nel mucchio alla ricerca del capro espiatorio anarchico di turno, noi comunisti anarchici genovesi riconfermiamo la nostra distanza dalle pratiche avventuriste di chi si arroga il diritto d'agire in nome e per conto delle masse sfruttate e ribadiamo il rifiuto della violenza come metodo di lotta politica.

Genova, 15 giugno 2012

Federazione dei Comunisti Anarchici
Sez. N. Malara Genova

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