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    (Dove và la CGIL?)

    “Niente sciopero generale”. E la Cgil si spacca

    (21 Giugno 2012)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.slaicobas.it

    Mercoledì 20 Giugno 2012 19:31

    Nel direttivo nazionale il sindacato “rinvia” al prossimo autunno la mobilitazione contro la riforma del lavoro. Una decisione che fa infuriare la minoranza che abbandona la sala: “Ormai la Cgil è subalterna al Partito democratico”

    C'era una volta la Cgil. C'era una volta il sindacato di lotta. Oggi c'è solo un sindacato “invischiato con Partito democratico e Governo”.

    Giorgio Cremaschi, nome forte della minoranza interna al direttivo nazionale, non lascia passare sotto silenzio la decisione del sindacato di Corso Italia di annullare, di fatto, lo sciopero generale annunciato contro la riforma del lavoro di Elsa Fornero.
    La data doveva essere inizialmente quella del 22 giugno. Poi di quel 22 giugno “di lotta” non se n'è saputo più niente. E martedì è arrivata la conferma che quel giorno di lotta ci sarà, forse, in autunno.

    Assente per motivi di salute il segretario Susanna Camusso, l'onere di rimandare la protesta a data da destinarsi è ricaduta su Vincenzo Scudiere che ha spiegato che tutta la Cgil dovrà lavorare sì per una mobilitazione, ma ad ottobre e insieme a Cisl e Uil.

    Niente testa a testa contro il Governo, quindi, per la Cgil.

    E così i due leader di minoranza del sindacato, Gianni Rinaldini e Giorgio Cremaschi, entrambi ex Fiom, hanno attaccato i vertici dell'organizzazione, ritenuta – da Cremaschi – ormai prona al governo e invischiata nelle beghe interne del Partito democratico”.

    Per Rinaldini la decisione di rinviare la protesta contro lo smantellamento dell'articolo 18 è invece “un via libera alla riforma che passerà senza il minimo tentativo di contrasto della Cgil”. E così l'area “La Cgil che vogliamo” guidata proprio da Rinaldini ha deciso di abbandonare il direttivo nazionale, denunciando “la totale subalternità del sindacato alla politica e agli equilibri tra i partiti che sostengono il governo Monti”.

    E così gli unici a scendere in piazza il prossimo 22 giugno contro la riforma del lavoro di Elsa Fornero saranno i sindacati di base con uno sciopero che sarà "palesato" da due manifestazioni, una a Roma e una a Milano.

    SLAI Cobas

    Fonte

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