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Acqua

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(18 Novembre 2009) Enzo Apicella
Il senato approva la privatizzazione dell'acqua.

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    Acqua: i servizi essenziali sono dei lavoratori!

    Volantino in corso di distribuzione a La Spezia

    (21 Giugno 2012)

    Il Servizio Idrico Integrato (SII) comprende la gestione di acquedotti, depurazioni e fognature, cioè delle acque che si usano e di quelle che “non servono più”... Insieme al gas ed ai rifiuti, l’acqua rappresenta il business principale per le “multiutilities”, società generalmente a capitale misto, che sono subentrate, grazie a leggi fatte ad hoc, alle “vecchie” municipalizzate, che non erano a scopo di lucro. Si sa che il capitale, ormai perennemente in crisi, cerca sempre nuovi territori e/o nuovi settori in cui “valorizzarsi”, ed un servizio, come la distribuzione dell’acqua, garantisce, se non profitti sicuri, almeno un sicuro limite ad eventuali perdite aziendali, grazie alla sua universale necessità “sul mercato”. Come se ciò non bastasse, era intervenuta una legge dello Stato a garantire ai capitali investiti in questo settore una remunerazione di ben il 7% annuo!

    I referendum dell’anno scorso hanno rivelato che una stragrande maggioranza della popolazione è contraria a che si continui a lucrare su di un servizio così indispensabile, mentre il P.D. continua a blaterare che il vero problema sarebbe la necessità di una “authority” per regolare questo mercato...

    Orbene, pochi giorni fa la “Authority per il gas e l’energia” ha proposto il ripristino del profitto nelle tariffe dell’acqua con l’introduzione di una nuova voce, i “costi delle immobilizzazioni”, fatti poi passare per “oneri finanziari”: LO STATO FA RIENTRARE DALLA FINESTRA QUELLO CHE ERA STATO CACCIATO DALLA PORTA CON I REFERENDUM ! Come mai?

    Non va dimenticato che, con la crisi, la concorrenza internazionale si acuisce e l’Europa (la U.E.), che, con le sue multinazionali, detiene il primato nel settore dei servizi, non può “abbandonare il campo” proprio al suo interno, restringendo il mercato dei servizi ...e l’acqua non è certo il meno profittevole! Inoltre, soprattutto in tempo di crisi, questo Stato non può andare troppo per il sottile nello svolgere il proprio ruolo di tutela degli interessi dei poteri forti, capitale in primis !!

    Riportando la questione al piano locale, la holding ACAM S.p.A., cui, non dimentichiamolo, aveva fatto da levatrice l’intero centro-sinistra, continua, ipocritamente, ad essere considerata pubblica, in quanto le azioni sono formalmente in mano a Comuni (salvo che per il gas...). Essa, in realtà, grazie allo spropositato debito a suo tempo accumulatosi per gli spericolati investimenti di alcuni amministratori (peraltro rimasti impuniti), è ora completamente in mano alle banche, che stanno giocando con il suo fallimento annunciato come fa il gatto col topo. In questa situazione, fallita la “fusione” in Hera S.p.A., quotata in Borsa, gli attuali amministratori stanno cercando di traghettarla per altre vie verso il grande business della multiutility del Nord, fra tagli e più o meno velate minacce.

    I lavoratori ACAM non possono continuare a subire il ricatto occupazionale stando fermi, e/o, peggio, riponendo fiducia in quegli stessi politici che li hanno utilizzati per il proprio tornaconto! Essi devono partire dalla coscienza di essere i più qualificati sulla piazza per svolgere un lavoro che, essendo di pubblica utilità, non può certamente cessare! Sono un settore forte della classe, ma è, prima di tutto, tale coscienza a mancare loro!!

    Insieme a questi lavoratori, ed a quelli che stanno svolgendo, pur in appalto, il medesimo lavoro, sono gli altri lavoratori ed i pensionati, le utenze domestiche, che hanno pagato e continuano a pagare, con gli aumenti tariffari, gli interessi sui debiti contratti da chi ha “solamente” sbagliato speculazione... ...con i soldi delle bollette! E’ agli altri lavoratori ed a queste utenze che i lavoratori ACAM si devono legare, per costruire insieme un progetto di gestione dei servizi essenziali a vantaggio della maggioranza della popolazione, che punti ad un vero approdo al sistema pubblico, controllato dall’utenza domestica. Certamente, è vero che in alcuni settori vi sono vincoli legislativi, che tengono in piedi il mercato dei servizi, ma, AL PUNTO IN CUI SIAMO, SOLO UNA LOTTA APERTA, SUL PIANO CLASSISTA, CON LA COSCIENZA DELLA FORZA CHE DERIVA DALLA UNITA’ DEI LAVORATORI, VERSO L’ALLARGAMENTO DI TALE LOTTA AD ALTRI TERRITORI, PUO’ PORTARE, oltre l’autoriduzione delle bollette ed invece che le “armi” spuntate dei referendum, AD UN RISULTATO DIVERSO E MIGLIORE DELLA PRECARIA CONSERVAZIONE DEL PROPRIO “ORTICELLO”! ...SEMPRE PIU’ PRECARIA!!

    Circolo ALTERNATIVA DI CLASSE

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