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(25 Luglio 2009) Enzo Apicella

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Honduras: all'erta per le nostre vite, per i nostri corpi, per la nostra libertà, per la nostra felicità, per la Nostra America

(21 Giugno 2012)

Entusiasta di fronte alla possibilità del cambiamento e alla speranza spuntata tra l'enclave di dolore e sfruttamento che ha segnato la sua storia, l’Honduras è stato colpito tre anni fa dall'oligarchia con l'appoggio degli USA, in quel nefasto 28 giugno. Noi femministe del continente uscimmo per le strade non appena rieccheggiarono i primi rumori. Tutto quanto avevamo imparato durante le dittature degli anni ‘70 e ‘80 ci rimescolò il sangue, tutta la memoria delle nostre antenate ci fece alzare e mettere in marcia insieme al movimento di Resistenza Honduregno, sapevamo che avremmo dovuto lottare nuovamente per fermare la repressione contro il popolo tutto ed alzare insieme le voci della nostra rabbia.

Sono passati tre anni. Sono tanti i morti e le morte che questo golpe provoca ogni giorno, sono troppi i corpi torturati, esiliati, sgomberati dalle loro case, dalle braccia dei loro affetti, stretti in una condizione materiale sempre più precaria.

Il popolo s’indigna quotidianamente di fronte alla perdita di suoi pochi diritti, all'usurpazione delle sue terre e beni naturali, alla militarizzazione dei suoi territori, alla prepotenza straniera, alla paramilitarizzazione della politica, alle aggressioni da parte delle guarde private dei proprietari terrieri, all'impunità di tutti contro la vita e dignità dell’Honduras. Il popolo non smette di mobilitarsi ed agire con un'integrità e una convinzione che pretendono di fermare solo con la repressione.

La stampa dignitosa è assassinata in modo selettivo, affinché parli una sola voce: quella del potere. Abbiamo presenziato a decine di funerali di sindacalisti, contadini, giovani, donne; ed abbiamo pianto col dolore dei loro cari.

Le organizzazioni e persone che si dichiarano in Resistenza contano perdite tra la loro gente, pur tuttavia, continuano a cercare strade per denunciare la continuità del sistema stabilito col governo di fatto, che permette la crescita della violenza generalizzata con cui aumentano scandalosamente gli omicidi contro le donne ed i crimini diretti contro la comunità LGBTTI. Il patriarcato si riprende le sue vittime all'ombra del dispotismo dittatoriale.

Gli accordi di Cartagena de Indias e l'assegno in bianco dato dai governi della maggior parte dell'America Latina e del mondo al governo di Porfirio Lobo, non han fatto altro che aggravare le condizioni di vulnerabilità della Resistenza, e molti di quei governi oggi tacciono di fronte a coloro che prima avevano additato come golpisti. Bisogna dirlo chiaramente: con quella decisione sono stati isolati i settori decisi a mantenere alte le bandiere della Resistenza. E’ stato un errore gravissimo, sul quale si è calato il sipario dell'impunità e dell’oblio.

È per questo che oggi vogliamo richiamare di nuovo l'attenzione sulla piega che sta prendendo questa politica di morte. Vogliamo denunciare che in questo momento si stanno commettendo assassini selettivi di attivisti fondamentali della resistenza honduregna, specialmente di coloro che hanno percorsi pluriennali di lotta in Honduras e fanno parte dei diversi progetti politici e sociali, col chiaro intento di colpire le organizzazioni che sostengono posizioni a favore delle battaglie contro le multinazionali, l'oligarchia e la continuità golpista.

Temiamo per le vite delle nostre compagne e dei nostri compagni e per quella delle loro famiglie, per la loro sicurezza, per l'integrità dei corpi diventati obiettivi dello sterminio. Vogliamo mettere in evidenza che questa politica di eliminazione è già stata avviata in Honduras e quotidianamente porta a termine la sua macabra missione.

Come femministe vogliamo fare un appello collettivo a volgere nuovamente lo sguardo verso l’Honduras. Le nostre voci non vogliono essere compiacenti né pazienti: è urgente elevare la solidarietà in tutto il continente!! Diversamente risulteremo complici di fronte alle politiche nordamericane, che cercano di fare sempre più dell’Honduras la loro portaerei per la rimilitarizzazione del Centro America.

Da tutti gli angoli della Nostra America, ci autoconvochiamo per organizzare con energia e forza mobilitazioni e richieste.

Per esigere dai governi che votarono per il rientro dell’Honduras nell'OEA ed in altre istanze internazionali, che ora esigano il compimento dei diritti umani, la fine della repressione, e che la giustizia proceda contro i responsabili del colpo di stato e di ognuno dei crimini contro il popolo.

Per esigere che siano bloccate le operazioni militari in Honduras, e siano ritirate le basi yankee da questo territorio nostro-americano.

Per chiedere che finiscano le violazioni di domicilio, gli sgomberi forzati e l'intervento militare negli insediamenti contadini.

Per ricordare loro che i nostri corpi non sono il bottino delle loro guerre e che difenderemo lo spazio del corpo come il primo territorio della nostra ribellione.

Per denunciare che, come da molte parti nella Nostra America, si perseguitano, si ammazzano e si fanno sgomberare i popoli indigeni e neri, che affrontano direttamente i megaprogetti che hanno finanziato il golpe e che oggi si spartiscono il paese ed i suoi beni. Per esigere giustizia e la fine di tali aggressioni.

Per esigere che si blocchino il saccheggio culturale e territoriale, l'aggressione alle nostre sovranità ed autonomie, la privatizzazione di fiumi e zone boscose, per chiedere che si metta fine alla politica d’occupazione e interventismo militare degli Stati Uniti e alla militarizzazione in tutti i sensi imposta contro il popolo honduregno. Per chiedere che si dichiari incostituzionale la Legge che crea le Città Modello, mediante la quale si consegna il territorio agli investitori stranieri e si lede la sovranità del paese.

Per reclamare che si ponga fine ai femminicidi, alla violenza ed alla morte contro la comunità lgttbi. Che gli assassini vengano indagati e processati.

Ci autoconvochiamo per dire che ci troveranno sempre di più per le strade e nelle piazze della Nostra America, per disegnare coi nostri corpi i contorni della libertà desiderata, per rifondare collettivamente il desiderio di una vita che non moltiplichi dolori bensì passioni, risate e piaceri, per fare del buon vivere una conquista quotidiana, sempre.

Per accompagnare il nostro Honduras ed abbracciare con esso la forza di chi lotta ogni giorno, e coi nostri corpi enormi davanti alla storia, fermare l'infamia della guerra contro un popolo che ama la vita.

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