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(17 Agosto 2010) Enzo Apicella
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La lotta dei lavoratori e delle lavoratrici dei Musei Civici di Venezia

(21 Luglio 2004)

Da oltre un anno le lavoratrici e i lavoratori della rete museale di Venezia sono in lotta per migliorare le proprie condizioni di lavoro.
Nell’aprile 2003 aveva fatto notizia la bocciatura dell’accordo integrativo, siglato dalla RSA, che ha visto oltre il 60% dei lavoratori votare contro.
Con quel voto i lavoratori hanno demistificato, se ce ne era ancora bisogno, la figura del “socio lavoratore”, mostrando con evidenza che soci o non soci, sempre di lavoratori dipendenti, subordinati e sfruttati si tratta.


Sugli ultimi sviluppi di questa lotta abbiamo intervistato Enrico Pellegrini, RSA Musei Civici Veneziani, chiedendo gli prima di tutto un’aggiornamento sulla vertenza.

Abbiamo concluso recentemente un accordo con le nostre controparti, una società consortile formata da sei cooperative, che prevede l’applicazione del contratto multiservice per circa 200 lavoratori di lavoratori che svolgono mansioni diverse all’interno dei musei civici di Venezia, ai quali precedentemente veniva applicato il contratto della cinematografia e spettacolo, che è uno dei contratti più “poveri”. Per capirsi non è il contratto dell’industria cinematografica, ma quello che veniva applicato ad esempio alle maschere dei cinema.
Il contratto multiservice è invece un contratto maggiormente dignitoso sia per quanto riguarda l’aspetto salariale che per l’aspetto normativo.

Quanti sono in totale i dipendenti dei Musei Civici di Venezia?

Siamo all’incirca sui 230, che possono estendersi durante l’alta stagione. Di questi come dicevo 200 erano inquadrati con il contratto della cinematografia e spettacolo, che significava una retribuzione oraria di circa 5,28 euro orari lordi, e se calcoli che in inverno non arrivi neanche alle 170 180 ore... significa un salario di 700 800 euro.

Cosa vuol dire esattamente settore museale a Venezia?

Il Civico Museo Veneziano comprende circa una dozzina di strutture, di cui oggi sono aperte una decina, mentre altre due sono in fase di restauro.
Per fare un esempio comprende il Palazzo Ducale, il Museo Corner, Ca’ Rezzonico, il Museo Mocenigo che è un palazzo del ‘700 dove vengono esibite una serie di abiti e di indumenti del periodo, il museo di Ca’ Pesaro dove c’è un’esposizione di arte contemporanea, il museo del vetro di Murano, il museo del merletto di Burano, il Fondaco dei Turchi che è chiuso per restauro, ecc.

Come sono distribuiti i lavoratori tra tutte queste strutture?

Partiamo da un massimo di 40-45 lavoratori a Palazzo Ducale, più i lavoratori delle caffetterie e dei book shop, per arrivare ad un minimo di 3-4 persone a casa Goldoni, per esempio.

Tutte queste strutture sono di proprietà del Comune di Venezia? E quali sono i meccanismi dell’appalto per quanto riguarda invece la loro gestione?

Per il solo Palazzo Ducale la proprietà è statale ed è dato in affitto al Comune, mentre tutti gli altri musei appartengono al Comune di Venezia.
Per quel che riguarda invece i meccanismi dell’appalto questo è avvenuto su una base economica di partenza del 56% di aggio sugli incassi dei biglietti a favore delle ditte appaltatrici, che sono sempre le stesse e sono per lo più cooperative.
All’ultimo appalto ha partecipato una sola cordata di imprese che ha vinto con un ribasso dal 56% al 55%. Questo fa capire abbastanza bene che i giochi erano stati già predisposti.
Tieni anche presente che questo appalto era scaduto dopo 4 anni a fine luglio 2003, dopodiché ha subito due proroghe per “motivi tecnici” una che scadeva a fine novembre 2003 e la seconda a fine febbraio 2004. Il nuovo appalto è stato assegnato il 1 marzo 2004.

Questa cordata da che tipo di società è composta?

Le società che vi hanno concorso e vinto l’appalto sono società cooperative consociate in una consortile, una rtv, cioè un raggruppamento temporaneo di imprese.

I dipendenti sono dipendenti delle singole cooperative o della consortile?

Sono dipendenti delle singole cooperative.
La consortile si è strutturata dandosi una società di rappresentanza alla cui presidenza c’è un certo Cesare De Michelis, il fratello di Gianni De Michelis ex ministro degli esteri, presidente della Marsilio Editori che, in sinergia con la Mondadori Electa, gestisce il servizio di book shop all’interno dei Musei Civici.
Le linee guida delle cooperative associate alla consortile sono affidate ad una cooperativa di Verona, Verona 83, di cui adesso io sono alle dipendenze, che ha a capo un altro ex socialista, Gianni Curti.
Le sei cooperative associate sono la Verona 83, la Codes Cultura, la socio culturali, la Prc di Roma, la Mimosa e la Sintesis di Venezia.
La Verona 83 che, come dicevo, è la capocordata gestisce il polmone economico dell’appalto, cioè le biglietterie e in più il settore dove lavoro io, cioè le caffetterie. Tutto questo pur essendo un’impresa senza nessuna esperienza specifica in questo campo.

Vuoi dire che prima dell’ultimo appalto tu facevi esattamente lo stesso lavoro, ma per un’altra società?

Sì, prima lavoravo per una società di Roma, la cooperativa la Cascina.

Quindi con il nuovo appalto sono cambiate le società, ma i lavoratori sono rimasti gli stessi?

Sì, anche se non è stato un passaggio facile, perché dentro i bar c’era una certa forza sindacale. Anche se stiamo parlando di un settore dove il tasso di sindacalizzazione normalmente è basso, in questo momento e in questa particolare situazione moltissimi lavoratori si sono iscritti.

Che sindacati sono presenti nei Musei civici e quale è il tasso di sindacalizzazione?

L’unico sindacato presente nei musei civici è la Filcams Cgil, e il tasso di sindacalizzazione è sull’80%.
Per quanto riguarda la strutturazione interna abbiamo una sorta di organismo di rappresentanza, unico per tutte le cooperative; tieni presente che non abbiamo un delegato per ogni cooperativa, abbiamo sei delegati tre storici, che sono nati 4 anni fa quando è iniziato il percorso e tre che si sono aggregati nel tempo.
Dobbiamo anche dire che siamo riusciti a fatica a costruire un terreno di interessi comuni, a strutturare in maniera generale tutta una serie di norme che devono valere per tutte le cooperative.
Altrimenti a livello di singola cooperativa ogni dirigenza gioca con i differenti statuti.
E’ anche vero che nel capitolato d’appalto, che codifica il comportamento che queste imprese devono mantenere con i propri soci, è richiesta in un articolo specifico l’applicazione del contratto del multiservice per quel che riguarda i lavoratori delle biglietterie, del contratto del turismo per i lavoratori delle caffetterie e del contratto del commercio per i lavoratori dei book shop.
Tutti contratti migliorativi rispetto a quello della cinematografia e spettacolo e la loro applicazione è un traguardo raggiunto.

Tutti i lavoratori sono tutti soci lavoratori? O alcune delle cooperative hanno dipendenti?

Gli unici dipendenti non soci che lavorano nei Musei Civici sono i lavoratori dei book shop, che a loro volta sono gestiti da un’azienda che ha acquisito il subappalto del servizio, e i lavoratori dei bar caffetteria, cosa anomala, perché siamo dipendenti di una società che ha solo noi come dipendenti in una realtà che ha più di 3000 soci lavoratori in ambito nazionale.

Tutti i lavoratori sono con contratto regolare oppure lavorano con contratto ha tempo determinato?

Questo è un punto dolente, nel senso che per i dipendenti è relativamente facile far applicare un contratto e verificare che venga effettivamente applicato in tutti i suoi aspetti, invece per un socio lavoratore la questione è diversa, perché le cooperative non intendono assolutamente far rispettare i contratti collettivi di riferimento richiesti dal comune, neanche per quanto riguarda la parte normativa, e al contrario fanno riferimento al proprio statuto.
Devi anche tenere presente che questo è un settore dove se da una parte puoi trovare il lavoratore espulso dal ciclo produttivo, dalla grande industria, dall’altra trovi anche chi invece lavora per la prima volta o la casalinga che vuole arrotondare lo stipendio familiare... figure con una cultura sindacale minima che hanno bisogno di tempo per realizzare che l’interesse generale corrisponde al proprio interesse individuale.

Questi lavoratori discutono tra loro?

All’inizio di questo percorso alle assemblee venivano 25, 30 lavoratori ultimamente si arriva a più di 120 presenze. E’ bello fare una assemblea dentro il salone dei Dogi con le bandiere della Cgil e con 120, 130 lavoratori che alzano la mano per parlare dei loro problemi, è qualcosa di anomalo per questa struttura, per la sua storia.

All’interno dei Musei Civici come sono le condizioni di lavoro e soprattutto i carichi di lavoro e gli orari?

E’ una lotta continua perché il Museo tiene aperto 10 ore, il contratto multiservice prevede una flessibilità sulle 10 ore, ma non eccedente alle 40 settimanali. Inoltre la Cgil ha firmato da poco un allegato che prevede una flessibilità su 45 ore settimanali, un allegato che però a Venezia abbiamo espresso la volontà di non accettare.
Per quanto riguarda le mansioni possono essere un lavoro di biglietteria, un lavoro di informazioni in ufficio, un lavoro di guardiania delle opere d’arte, la portineria, il controllo degli accessi, le guide turistiche...

Ci sono lavoratori stagionali?

Di norma no, si tende a elasticizzare l’orario, d’estate raggiungi l’orario full time, d’inverno invece si tende a diminuire il monte ore con conseguente riduzione del salario mensile. Inoltre i lavoratori che sono soci di cooperative che hanno anche altri appalti, per cui in periodo di bassa stagione possono essere spostati in altre strutture, ad esempio nei Musei Statali .

Quindi ti possono dire oggi vai a lavorare da un’altra parte e domani da un’altra ancora?

Si è successo anche a me personalmente, anche se forse come risposta al mio ruolo sindacale. Mi hanno spostato a Ca’ Pesaro dove c’è poca gente, poco flusso, pochi contatti.
Con chiarezza e sincerità dobbiamo dire che questo settore è storicamente debole dal punto di vista della forza sindacale e se andiamo a vedere alcune realtà del sud del settore museale ci sono uno sfruttamento e una precarietà enormi.

Ma dall’altra parte, è possibile capire quanti sono i profitti? Quanto guadagnano le cooperative che gestiscono gli appalti?
Gli introiti sono sostanziosi: in un anno i Musei Civici di Venezia incamerano qualcosa come 13 milioni di euro, e di questi introiti il 54,16% va alle imprese.
Tolto il costo del lavoro e tolti i costi di gestione non occorre essere professori di matematica per capire che profitto si nasconde dietro una bella statua o un dipinto del Tiepolo.
Anche qui vige la regola del profitto nonostante siano cooperative quelle che gestiscono il servizio.

Che tipo di influenza avrà o sta già avendo l’introduzione della legge 30 nel vostro settore?

Anche se la legge 30 è nata da poco, l’azienda che gestisce il book shop la ha già utilizzata per mettere in discussione il fatto che questi lavoratori si possano riunire in assemblea. Dal momento che nei book shop ci sono solo lavoratori part-time e l’azienda ha sostenuto che non hanno il diritto a riunirsi in assemblea perché il numero delle ore di lavoro delle 18 dipendenti non arrivano a coprire le ore teoriche di 15 dipendenti full-time.

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