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25 Aprile

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(23 Aprile 2009) Enzo Apicella
Il libro di Domenico Losurdo "Stalin.. storia e critica di una leggenda nera" scatena la polemica all'interno del Prc

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    (Ora e sempre Resistenza)

    Una lucida follia. Processo agli antifascisti

    (7 Luglio 2012)

    judge

    Immaginate che sia ottobre e non luglio. Siete appena usciti da una riunione No Tav e percorrete una via pedonale del centro della città dove abitate. Una macchina entra sgommando nella via: ne escono quattro uomini che affiggono manifesti. Incuriositi da tanta esibita arroganza vi fermate e scoprite che si tratta di manifesti fascisti, manifesti che alludono ad un passato di dittatura, violenza, repressione della possibilità stessa di dire la propria, se non a rischio di confino e prigione.
    Quel giorno, ve ne rendete conto solo in quel momento, è il 28 ottobre, anniversario della “marcia su Roma”, con la quale presero il potere i fascisti.
    Quei manifesti finiscono a terra, strappati.
    Un banale gesto di difesa della memoria dei tanti che morirono, dei tanti che patirono persecuzioni, esilio, botte ed umiliazioni. Siamo a Torino. L’antifascismo fa parte del DNA di una città che combatté metro per metro per cacciare fascisti e nazisti.
    Dopo un diverbio con i fascisti – tra loro c’é anche il segretario cittadino e all’epoca consigliere comunale de “La Destra” Giuseppe Lonero – ve ne andate a casa.

    A due anni da quell’ottobre quattro anarchici sono sotto processo con l’accusa di “furto aggravato”, proprio per aver strappato quei manifesti. Un reato che costa da tre a dieci anni di reclusione.
    Una follia giuridica, una delle tante lucide follie che la Procura di Torino, utilizza per chiudere la bocca a all’opposizione politica e sociale.

    Giovedì 5 luglio, si è tenuta la seconda udienza del processo, al quale il partito La Destra si è costituito parte civile, perché sostiene che siano stati violati i suoi diritti “democratici”!
    Vengono interrogati due degli attacchinatori, Giuseppe Lonero e Riccardo Truncellito. Entrambi negano che il manifesto affisso – di cui non ricordano il contenuto e che si guardano bene dall’esibire – avesse una qualche relazione con la marcia su Roma. Misconoscono persino un manifesto, scaricato dal sito ladestra.info che ritrae Mussolini e altri fascisti con la scritta “28 ottobre. La marcia continua”
    Sia Lonero che Truncellitto dichiarano di aver visto un gruppo di persone strappare i loro manifesti dal muro e gettarli a terra.

    A questo punto il processo doveva finire, poiché il teorema del PM Rinaudo viene smentito dagli stessi testimoni dell’accusa. L’avvocato Lamacchia che difende i nostri compagni chiede l’immediata assoluzione dall’imputazione di furto.
    Il giudice, che a sorpresa è stato cambiato e non è lo stesso della prima udienza, vuole sentire anche gli altri due fascisti, nonostante la Procura non li abbia neppure citati. Addirittura concede all’accusa e alla parte civile la possibilità di chiamare testi non previsti nella lista presentata in apertura di dibattimento. Una scelta che chiaramente soccorre l’ufficio del Procuratore in chiaro affanno nel sostenere un’accusa insensata.
    Il giudice vuole prolungare ad ogni costo un processo che fa acqua da tutte le parti.
    L’accanimento della magistratura nei confronti di chi lotta contro la diseguaglianza, l’oppressione, la devastazione ambientale è tanto palese da non meritare commenti.
    I vari governi e i padroni sono decisi a far piazza pulita a chi si oppone alla normalizzazione forzata dello spazio sociale. La polizia, vera forza occupazione militare del territorio, utilizza armi da guerra contro chi resiste alla macelleria sociale che ha investito il paese, la magistratura si assume il compito di regolare i conti, moltiplicando i procedimenti e attuando una violenta torsione delle norme per aprire e mantenere aperti i processi.

    Si torna in aula il 20 dicembre.
    Saranno trascorsi solo due giorni dal novantesimo anniversario della strage di Torino, quando le squadracce di Brandimarte torturarono e uccisero 14 antifascisti. Tra loro c’era anche Pietro Ferrero, anarchico e segretario della Fiom.

    Nel dopoguerra Brandimarte, divenuto nel frattempo generale, verrà processato per la strage: condannato in primo grado, verrà assolto in appello, nonostante avesse rivendicato apertamente gli omicidi. Nel 1971 ai suoi funerali gli saranno resi gli onori militari.

    Lonero e i suoi “colleghi” perdono la loro memoria nelle aule di tribunale.
    La nostra invece è ben salda.
    Non dimentichiamo. Sappiamo cosa è il fascismo. Sappiamo ancor meglio a cosa servono giudici e tribunali.

    Federazione Anarchica Torinese – FAI

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