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(15 Novembre 2010) Enzo Apicella
Continua la protesta degli immigrati bresciani sulla gru contro la sanatoria truffa

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A fianco delle lotte degli immigrati. Sviluppiamo percorsi di autorganizzazione nella metropoli

volantino diffuso nelle occasioni di mobilitazione contro la bossi-fini

(22 Luglio 2004)

Mentre in tutta Italia proseguono e crescono le mobilitazioni contro la legge Bossi-Fini - sulle modalità e i tempi di rinnovo e concessione dei permessi di soggiorno - contro i Centri di Permanenza Temmporanea, la assurda vicenda della Cap Anamur riporta in questi giorni all'attenzione dei media e delle istituzioni la questione dell'immigrazione.

Ciò, proprio a breve distanza dalle dichiarazioni del previdente Ministro Pisanu sulla necessità di rivedere la nuova legge, ben sapendo che essa sarebbe andata incontro, com'è accaduto, ad una sentenza di illegittimità da parte della Corte costituzionale in relazione ad alcuni aspetti (come il meccanismo delle espulsioni per via amministrativa ed l'entità delle sanzioni in caso di violazione) della legge vigente

In questi giorni abbiamo assistito ad una allucinante carrellata di prese di posizione di politici e governanti. Da un lato il Governo ha voluto mostrare il suo aspetto più repressivo, tanto nella gestione (in violazione persino del diritto internazionale) dell'affaire Cap Anamur che nella repressione delle manifestazioni ai CPT, specie quando in sostegno di rivolte interne (come accaduto all'ormai famoso Regina Pacis o al San Benedetto di Agrigento). Ma abbiamo anche visto settori della maggioranza distinguersi in posizioni "di buon senso", ovvero attenti ad evitare che la situazione degeneri - come d'altra parte si addice ad un buon governante - in preparazione dei necessari provvedimenti correttivi. Prese di posizione immediatamente apprezzate da quel centro-sinistra che ha incentrato il suo discorso sulla incapacità dell'Esecutivo in carica, ricordando anche la propria maggiore efficacia, quando era al governo, nell'applicazione delle leggi - nel rendere effettive le espulsioni - nel far divenire capillare i meccanismi di repressione/controllo. Insomma, la sostanza è chiara: mentre quelli del Polo sono dilettanti, loro si che sanno fare la classe dirigente (del resto, non è un caso che così pensi anche la Confindustria di Montezemolo). Altre dichiarazioni sono venute,poi, dalla c.d. "società civile" di area cattolica, in nome della "tolleranza" - fino ad arrivare a paradossi come il direttore del Regina Pacis (come molti altri CPT, gestiti da organizzazioni di volontariato) che - anche lui - si è detto critico con "gli eccessi" della Bossi-Fini.

Dal nostro punto di vista, la questione non è certo quella la "attuabilità" delle leggi o dell'"efficiente" funzionamento dell'ammistrazione statale, e neppure pensiamo si possa ragionare in termini di "tolleranza" o "disponibilità". Anzitutto perchè il meccanismo della clandestinità e del totale arbitrio delle istituzioni è parte necessaria allo sfruttamento degli immigrati, che nessuno nella classe dirigente può mettere in discussione. A tal proposito si ricordi che la Bossi-Fini è solo un peggioramento della legge varata dal centro-sinistra, che, peraltro, istituiva i CPT. In secondo luogo, poi, riteniamo sia utile sottolineare che lo sfruttamento degli immigrati è parte integrante di questo sistema economico - lo stesso sistema economico che sfrutta chi è nato in Italia. In effetti, è proprio la condizione di sfruttamento che ci rende parte di uno stesso soggetto, con interessi comuni e conflittuali rispetto a chi detiene il potere.

Per questo è fondamentale appoggiare e diffondere tutte le mobilitazioni degli immigrati e contro la Bossi-Fini, a partire da tutte le vertenze per un miglioramento delle condizioni di vita (pensiamo alla mobilitazione nazionale, in corso da mesi, sui permessi di soggiorno). Ed è fondamentale superare - anche attraverso lo sviluppo di percorsi di conricerca diffusi - la frammentazione di questi anni all'interno del territorio metropolitano, da cui tutti siamo innegabilmente segnati. Una frammentazione voluta proprio da chi chi teme gli sfruttati possano, dal basso e nella quotidianità delle proprie vite, incontrarsi riconoscersi e quindi organizzare la propria incompatibilità a questo sistema.

AUTORGANIZZAZIONE DAPPERTUTTO!

Corrispondenze Metropolitane - collettivo di controinformazione ed di inchiesta
Alcuni giovani autorganizzati

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