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30 giugno 1960 un grande movimento antifascista sbarro' la strada al' msi e al governo tambroni

(15 Luglio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.pclavoratori.it

Nella primavera del 1960, a 15 anni dalla Liberazione dal Nazifascismo, i poteri forti della borghesia italiana aprirono le porte alla partecipazione dei neofascisti (MSI) ad un governo nazionale, quello presieduto dal' On. Ferdinando Tambroni. Un politico marchigiano, che nel 1925 aveva abbandonato il Partito Popolare per iscriversi al Fascismo, e dopo la Liberazione era entrato nella DC, e nel 1953-55 aveva ricoperto l'incarico di Ministro della Marina Mercantile.

Tambroni si era impegnato, tra le varie cose, ad appianare i debiti della stampa fascista “Secolo d'Italia” con una serie di provvedimenti legislativi al limite della legalità e con finanziamenti di oscura provenienza, e si era impegnato a finanziare la campagna elettorale del' MSI con soldi pubblici. Inoltre aveva promesso l'aumento delle pensioni ai militari e l'equiparazione, a fini pensionistici, dello status di ex combattenti della Repubblica Sociale a quello dei normali militari di carriera. Tutti impegni che manterrà fino in fondo.
Il Governo Tambroni venne eletto definitivamente il 29 Aprile 1960: tra i politici che ne fecero parte, ricordiamo G. Andreotti che fu Ministro della Difesa, P.E.Taviani in qualità di Ministro del Tesoro, M. Rumor che ne fu Ministro dell' Agricoltura e O. L. Scalfaro che fu sottosegretario del Ministero dell' Interno.
Tutti politici che ritroveremo ancora negli anni seguenti.

Sia durante il periodo di formazione del governo Tambroni (8 – 29 Aprile) e sia immediatamente dopo non mancarono mai le manifestazioni di protesta, in più parti d'Italia, contro l'annunciata presenza dei neofascisti al governo nazionale. Per es. il 25, in occasione dell'anniversario della Liberazione, nel 26 a Reggio Emilia, dove ci fu un'importante manifestazione di protesta, e il 29 a Milano e a Sesto S.Giovanni dove si svolsero dei cortei anti Tambroni che vennero repressi dalla polizia.
A seguito di ciò, nella serata del 29 il Viminale comunicherà a tutti i questori e prefetti d'Italia l'ordine tassativo di impedire qualsiasi manifestazione contraria al governo Tambroni, e come primo effetto di questo provvedimento, si avranno numerose perquisizioni di sedi e tipografie con sequestri di materiale di propaganda.

Se era la prima volta che i neofascisti partecipavano ad un governo nazionale, così non può dirsi per le realtà locali, infatti ben 31 amministrazioni locali, di paesi e città, si reggevano o si erano rette in passato, grazie ai voti di consiglieri comunali del' MSI : ad es. in tutta la Sicilia, a Roma e a Genova. Già, proprio a Genova, c'era stata l'Amministrazione Pertusio che dal 1956 fino al 1959 si era retta con i voti determinanti dell' MSI e fra i consiglieri che ne avevano fatto parte troviamo Gianni Baget Bozzo, che in seguito lascerà la politica per dedicarsi alla carriera ecclesiastica.

Va ricordato, inoltre, che la gran parte degli organi costitutivi dello Stato Repubblicano, avevano avuto un passato all'interno del Regime Fascista: su 64 prefetti in attività nel 1960, tutti tranne due, erano stati funzionari del Ministero degli Interni del governo fascista; su 241 vice-prefetti, tutti avevano iniziato la loro carriera nella burocrazia del regime fascista, su 10 ispettori generali di PS, ben 7 avevano già operato sotto il regime di Mussolini, infine, su 135 questori in attività nel 1960, ben 120 erano entrati in polizia sotto il fascismo.

Tutto questo per capire meglio il contesto dei fatti del 1960 e a dimostrazione, come ha scritto Renzo Del Carria in “Proletari senza rivoluzione” vol 5^- cap.1^ (ediz. Savelli 1977), dei limiti della guerra di Liberazione del 1943-'45, che era rimasta una rivoluzione interrotta per non aver saputo “distruggere” lo Stato borghese, che si era ricostituito sotto l'egida degli americani, dei grossi industriali e del vecchio apparato burocratico-fascista.

Il 14 Maggio il Direttivo del' MSI annunciò che il prossimo congresso nazionale del partito si sarebbe tenuto a Genova, dal 2 al 4 Luglio. Si trattava di una provocazione intollerabile per Genova, medaglia d'oro della Resistenza, città che aveva pagato un tributo altissimo in termini di partigiani uccisi o torturati dai nazifascisti. E da quel momento a Genova e in tutto il paese, iniziò un ampio movimento antifascista che portò a grandi manifestazioni di piazza, a grandi scioperi e cortei, contro il governo Tambroni, e i neofascisti. E tali proteste aumentarono di intensità e partecipazione, quando nei giorni seguenti, fu annunciato che a presiedere il congresso dell' MSI sarebbe stato Carlo Emilio Basile, che era stato prefetto di Genova durante la Repubblica Sociale Italiana (1943-'45) e fu il maggior responsabile di uccisioni, arresti e torture di partigiani ( es. quelle praticate nella Casa dello Studente di c.so Gastaldi ) e della deportazione di operai in Germania.

Fra gli altri partecipanti al congresso dell' MSI erano stati annunciati L. Falloppa, noto come il capo delle Brigate Nere della provincia di Genova e J.V. Borghese, ex comandante della X Mas che aveva operato in Liguria contro i partigiani.

A partire dal 6 Giugno, su impulso delle organizzazioni politiche antifasciste (PCI-PSI-PRI-PSDI-Radicali) e dell' Associazione Nazionale Partigiani d' Italia (ANPI) venne costituito un Coordinamento Antifascista col compito di coordinare tutte le iniziative politiche e di piazza per opporsi al preannunciato congresso del' MSI. E fu redatto unitariamente il famoso manifesto: “MSI=Fascismo,Fascismo=Nazismo,Nazismo=camere a gas”che verrà affisso in tutte le città d'Italia. Il 19 giugno,
l' MSI tentò l'anteprima, cioè l'inaugurazione della nuova sede del' MSI a Chiavari, in provincia di Genova. Ma la risposta fu immediata: una grande folla impedì l'evento, bloccando tutte le vie di accesso alla sede, nella quale rimasero rinchiusi 5 missini, che solo in tarda serata poterono uscire.

Nella mattinata del 25 vi fu uno sciopero generale dei portuali genovesi che partito dal porto si concluse al Sacrario dei Partigiani in via XX Settembre. Contemporaneamente un corteo di centinaia di studenti e professori partito dalla facoltà di Scienze e Fisica giunse alla Casa dello Studente. Nel pomeriggio si svolse una manifestazione con corteo di un migliaio di giovani, che vennero caricati dalla Celere in via XX Settembre. Immediatamente iniziarono violenti scontri che proseguirono fino a tarda sera.

Il 28 giugno in 30mila parteciparono al grande comizio di piazza della Vittoria tenuto da S.Pertini, che chiese esplicitamente la messa in fuorilegge del' MSI per ricostituzione del partito fascista.

Altre manifestazioni analoghe si svolsero a Savona, Vado Ligure,Casale Monferrato, Novara, Padova, Bologna, Ravenna e Torino.

La camera del Lavoro proclamò lo sciopero generale per il 30 giugno, dalle ore 14 alle 20.

La CISL decise di non aderire allo sciopero ma lasciò libertà di scelta ai suoi iscritti; la UIL si oppose e invitò i suoi iscritti al boicottaggio.

Si arriva così al 30 Giugno: in giornata si svolsero manifestazioni, comizi e cortei antifascisti in molte città d'Italia: Alessandria, Reggio Emilia, La Spezia, Savona, Sarzana, Roma, Napoli, Torino (dove ci saranno scontri con la polizia ), e in altre città.

A Genova tutta la città partecipò allo sciopero generale: fabbriche, autobus, tram e taxi fermi, negozi chiusi, ci fu la paralisi totale.

Da via Balbi, sede della Camera del Lavoro di Genova, partì un grande corteo (più di 100mila manifestanti) con alla testa le delegazioni con i gonfaloni delle città decorate per la Resistenza. Il corteo attraversò via XX Settembre per l'omaggio al Sacrario e si concluse alle ore 17 in piazza della Vittoria, dopo il comizio conclusivo di un dirigente del' ANPI genovese.

Sulla strada del ritorno, circa 300 manifestanti decisero di fare una sosta in piazza De Ferrari, in maniera del tutto pacifica.
E' a questo punto che, senza nessuna giustificazione, la Celere iniziò a lanciarsi contro i manifestanti facendo caroselli con le jeep. La folla fu dispersa nelle vie intorno alla piazza, e con l'arrivo di altri manifestanti, iniziarono gli scontri.
Contro la polizia venne lanciato di tutto: pietre, biciclette, cartelli pubblicitari, sedie e tavolini dei bar, travi di legno, bottiglie, vasi.

La polizia sparò all'impazzata e ad altezza d'uomo lacrimogeni e proiettili di pistola e un giovane resterà ferito e portato all'ospedale. Quattro jeep vennero bloccate e incendiate nelle vie adiacenti. Più di 100 agenti rimarranno feriti o contusi, circa 60 i feriti tra i dimostranti.

I dirigenti del' ANPI intervennero a più riprese tra i manifestanti per cercare di fermare gli scontri. In una delle tante foto di questa giornata, si vede G.Gimelli, segretario dell'ANPI genovese, in piedi sul tetto di una macchina in via XX Settembre, che parla alla folla per far cessare gli scontri. Solo alle ore 20 gli scontri cesseranno, dopo che la polizia inizierà a ritirarsi, portandosi dietro una sessantina di arrestati.
In tarda serata La Camera del Lavoro proclamò lo sciopero generale per il 2 Luglio, che verrà poi revocato il giorno seguente.

Nella giornata del 1 Luglio si svolgeranno in tutte le città d'Italia scioperi e cortei di solidarietà per i fatti di Genova: da Venezia a Pisa, da Livorno a Palermo, da Torino a Roma.

Si calcola che 500 mila lavoratori fossero mobilitati e pronti a scendere in piazza per lo sciopero del 2 Luglio. E' a questo punto che il governo capì di avere perso la partita, e nella Mezzanotte del 1 Luglio venne diramato un comunicato ufficiale firmato da Tambroni, che annunciava il ritiro
al' MSI del permesso di tenere il proprio congresso di partito.
Il congresso del' MSI a Genova non si farà più .!

Nei 10 giorni seguenti centinaia di città d'Italia, grandi e piccole, manifesteranno contro il governo Tambroni e la sua politica – tra queste vanno ricordate Reggio Emilia - Palermo – Licata – Catania , dove la dura repressione della polizia provocò la morte di 12 manifestanti e il ferimento di 134. Qualche giorno dopo il governo Tambroni, sostenuto dai fascisti, cadrà e gli succederà un governo monocolore democristiano presieduto da Fanfani con l'appoggio esterno dei socialisti del PSDI, per la prima volta dal dopoguerra.

La lotta delle masse popolari bloccò così il tentativo reazionario di ridare cittadinanza al fascismo.

E fu l'ennesima prova del forte sentimento antifascista, ancora presente nelle masse, e della convinzione diffusa che dietro ai fascisti ci fossero a sostenerli i padroni, la polizia, e il governo.

Allo stesso tempo, i fatti del Giugno-Luglio 1960 fecero comprendere alla borghesia e agli altri poteri forti, Vaticano in primis, che era diventato necessario praticare governi di centrosinistra, per meglio imbrigliare le masse nei gangli del sistema capitalista.

Il governo Fanfani del 1960 è, in tal senso, il “padre” dei successivi governi di centrosinistra, fino ad arrivare a quelli del giorno d'oggi, fino alle larghe intese per sostenere i governi tecnici, non ultimo l'attuale governo Monti . Con tutti i risultati negativi per le masse, che conosciamo.

Oggi, a più di 50 anni da quei fatti, per noi comunisti-rivoluzionari non solo è doveroso celebrarli e propagandarne la conoscenza, ma è altresì fondamentale propagandare quel sentimento antifascista che oggigiorno è meno diffuso, e collegarlo con la necessità imprescindibile di lottare per l'abbattimento dell'attuale società capitalista, per l'edificazione di una società alternativa, il comunismo.

14-07-2012

Fonti:
Renzo Del Carria, “Proletari senza rivoluzione” vol 5^- 1^ cap., ediz. Savelli 1977, Roma.
Riccardo Navone, “30 Giugno. La Resistenza continua”, ediz. COEDIT 2010, Genova.

L.S. (PCL- Genova)

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