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G8 di Genova
Poliziotti assolti, manifestanti in galera

Ecco la giustizia borghese

(18 Luglio 2012)

Il 5 luglio la Corte di Cassazione aveva confermato in via definitiva le condanne per falso aggravato per i vertici della polizia italiana, nell’ambito del processo sulla repressione della scuola Diaz, dove decine di giovani indifesi impegnati nella lotta contro il G8, furono massacrati dallo sgombero della polizia. La Cassazione convalidava dunque la condanna a 4 anni per Francesco Gratteri, attuale capo del dipartimento centrale anticrimine della Polizia; 4 anni per Giovanni Luperi, vicedirettore Ucigos ai tempi del G8, oggi capo del reparto analisi dell'Aisi; 3 anni e 8 mesi a Gilberto Caldarozzi, attuale capo servizio centrale operativo. E ancora: il capo della squadra mobile di Firenze Filippo Ferri condannato in via definitiva per falso aggravato, a 3 anni e 8 mesi e all'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni; in parte convalidata (3 anni e 6 mesi) anche la condanna a 5 anni per Vincenzo Canterini, ex dirigente del reparto mobile di Roma.

Nonostante rimanessero immuni da ogni condanna la maggioranza dei picchiatori in divisa, anche a sinistra si parlava di "sentenza storica".

Ma sono bastati pochi giorni perché arrivasse il seguito. La Cassazione condanna a decine di anni di carcere per "devastazione" (sulla base di leggi dell'epoca fascista) dieci manifestanti. Alberto Funaro, 10 anni; Vincenzo Vecchi, 13 anni; Marina Cugnaschi, 12 anni e 3 mesi; Francesco Puglisi 15 anni; Ines Morasca, 6 anni e 6 mesi. Per altri cinque imputati ci sarà un nuovo giudizio per verificare eventuali attenuanti: al momento in appello hanno già preso condanne che arrivano fino a 10 anni.



Dietro le scuse ecco chi è rimasto “pulito”

Quasi ridicolo il teatrino delle scuse che si sono sentite in questi giorni, se non fosse per il contenuto tragico della vicenda. Il ministro Cancellieri, il capo della polizia Manganelli e addirittura il boia De Gennaro, il vero organizzatore di quanto è successo a Genova e attuale sottosegretario del governo Monti, si sono impegnati in una viscida elargizione di scuse, accompagnata però dalla sempre rincarata fiducia ai “coraggiosi” poliziotti che ogni giorno ci difendono (sic!). Proprio De Gennaro, all’epoca dei fatti capo della Polizia, nel novembre dello scorso anno si è ritrovato assolto dalla Cassazione dall’accusa di istigazione a falsa testimonianza perché “i fatti non sussistono”. Ci troviamo davanti ad un paradosso tanto assurdo quanto inquietante: De Gennaro dopo la mattanza di Genova ha avuto una serie di promozioni che lo hanno portato prima a essere capo dei servizi segreti, poi sottosegretario dell’attuale governo con delega “per la sicurezza della Repubblica”. Evidentemente Monti, in un periodo potenzialmente esplosivo dal punto di vista del conflitto sociale, vuole avere uomini duri e fidati al comando, in grado di gestire senza scrupoli la repressione che molto probabilmente vedremo nei prossimi mesi contro le lotte operaie e giovanili destinate a crescere da noi come già accade in altre parti d'Europa. Altro illustre assolto è Spartaco Mortola, ex-capo della Digos di Genova, accusato di aver falsato i verbali della Diaz, che dieci anni dopo si ritrova anche lui promosso a questore. Per non parlare di altri dirigenti di alto grado che sono usciti puliti da questa storia. Come ha affermato lo stesso avvocato dello stato, “Luperi e Gratteri, a Genova, quando si decise il blitz alla Diaz, non c’erano, c’erano persone ben più alte in grado. Come Andreassi, La Barbera, Colucci”. I primi due prefetti, il terzo questore di Genova ai tempi del G8, tra i più quotati “superpoliziotti” del ministero dell’Interno, praticamente usciti del tutto limpidi dalla vicenda giudiziaria.

E' l'ennesima conferma che non solo lo Stato borghese tutela i suoi guardiani ma anche che sono assurde le illusioni che spesso a sinistra si ripongono nella magistratura o in singoli magistrati, quasi fossero giustizieri "indipendenti". In una società dominata dal capitale non c'è nulla di indipendente. E la magistratura è anzi uno dei principali puntelli del sistema borghese.



La giustizia non si aspetta nei tribunali, si conquista nelle piazze!

Certe storie non finiscono mai, non devono finire. Ci sono storie a cui si tenta di mettere fine solo per poterle facilmente buttare in quel dimenticatoio chiamato “memoria”, facendo finta che nulla sia successo, che tutto sia stato aggiustato. Una di queste storie è quella della Diaz. La storia di un intreccio di Stato borghese, gruppi economici dominanti, alti vertici della polizia e magistratura, che decidono di mettere fine ad un movimento, quello dei no-global, di spaccarlo, dividerlo, annientarlo, sotto l’urto di una brutale repressione comandata e voluta da tutto il gotha della borghesia imperialista, troppo intimorita dai milioni di manifestanti che da Seattle in poi avevano fatto resistenza alla metastatica espansione del capitale finanziario. I fatti della scuola Diaz sono fatti di sangue che non potranno mai essere riscattati da nessuna sentenza di nessun tribunale. L’unico modo per avere giustizia è continuare la lotta dei ragazzi di Genova, continuare la lotta contro un sistema che miete vittime ogni giorno, continuare l’opposizione a un capitalismo che oggi, nel pieno di una crisi strutturale irreversibile, mostra il suo vero volto, un volto di miseria, precarietà e sopraffazione. Questa è la nostra giustizia e l’unica sentenza che mai accetteremo sarà la condanna a morte del sistema capitalista. Ma non sarà certo una corte borghese a decretarla: il verdetto è affidato alla lotta di classe. E sarà un verdetto senza appello.

16 luglio 2012

Adriano Lotito - Partito di Alternativa Comunista

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