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Fiat, Newco: il tribunale dà ragione a Marchionne e boccia i cobas

(17 Luglio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.slaicobas.it

Lo Slai aveva chiesto al giudice di Torino di far tornare al lavoro i cassintegrati dichiarando illegittima la creazione di fabbrica Italia Pomigliano, la fabbrica che ha determinato la cacciata della sinistra sindacale dagli impianti fiat.

Il giudice del lavoro di Torino ha respinto la richiesta dello Slai Cobas fatta di far assumere nella newco Fabbrica Italia Pomigliano quattro operai cassintegrati ancora alle dipendenze della vecchia società Fiat Giambattista Vico. Ma la magistratura piemontese ha bocciato il ricorso. E’un punto a favore del Lingotto molto pesante perchè la sentenza è di quelle che contano.

L’obiettivo dello Slai-Cobas, il sindacato degli irriducibili operai autorganizzati, era di far stabilire dal tribunale di Torino un principio che potesse valere per tutti i dipendenti Fiat del comparto automobilistico partenopeo e cioè che la newco Fabbrica Italia Pomigliano è stata creata in violazione dell’articolo 2112 del codice civile perchè non è nient’altro che la naturale continuità societaria e occupazionale della vecchia Fiat Giambattista Vico, vale a dire della società che aveva gestito le produzioni automobilistiche campane fino all’avvento della new company e che sarà dismessa per sempre entro l’estate dell’anno prossimo.

I legali dello Slai volevano dunque che la magistratura definisse come un normale trasferimento di ramo d’azienda il clamoroso rivolgimento industriale e sindacale che ha poi portato alla produzione della nuova Panda. « La newco Fabbrica Italia non è – la convinzione del sindacato di base – quel che avevano ordito l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, e il suo pool di avvocati, vale a dire una realtà industriale del tutto distinta dalla precedente, per cui le migliaia di cassintegrati di Fiat Giambattista Vico devono automaticamente passare alle dipendenze della Fip». Ma il giudice di Torino, Vincenzo Ciocchetti, ha bocciato quest’assunto, presentato attraverso un ricorso per soli quattro dipendenti di Fga iscritti allo Slai. Ricorso che, una volta vinto dalle tute blu, sarebbe servito come sentenza pilota, estensibile a tutti i colleghi cassintegrati.

E ora si riapre l’ennesimo caso Pomigliano. Questo perché c’è un altro dato sensibile scaturito da quest’ultima sentenza. Contrariamente alla decisione del tribunale di Roma, che nelle scorse settimane ha ordinato all'azienda l'assunzione di 145 dipendenti iscritti alla Fiom, Ciocchetti ha infatti sostanzialmente riconosciuto l'autonomia dell'azienda nella politica delle assunzioni. A ogni modo lo Slai ha già annunciato l'intenzione di ricorrere in appello e alla Corte Europea. «E’ una sentenza su cui ha pesato la pressione di una politica del tutto asservita ai voleri di re Marchionne – commenta Vittorio Granillo, leader storico dello Slai di Pomigliano – e che quindi ci sollecita a mobilitarci, a lottare in piazza per non perdere il posto di lavoro, visto che ormai anche la magistratura ci è contro». Diametralmente opposta la valutazione dei legali del Lingotto.

«Pochi giorni dopo l'anomala decisione del tribunale di Roma – dichiara l’avvocato Diego Dirutigliano, uno degli avvocati della Fiat - viene ora riconosciuto in modo netto a Fabbrica Italia Pomigliano spa il diritto di decidere se, quando e chi assumere». E da Pomigliano Luigi Mercogliano, segretario regionale della Fismic, lancia un appello: «A questo punto spero che vengano messe da parte le divisioni nel sindacato per il bene della fabbrica e dei lavoratori».

Pino Neri

Fonte

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