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Sulla bilancia della “falsa giustizia” l’Italia non è sola: il caso di Alfie Meadows in Gran Bretagna

(19 Luglio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.caunapoli.org

Sulla bilancia della “falsa giustizia” l’Italia non è sola: il caso di Alfie Meadows in Gran Bretagna

foto: www.caunapoli.org

“Crede in un mondo più giusto e più vero
Michele o'pazzo è pazzo davvero”

- Rino Gaetano -

È tempo di festa per la repressione: sagre, cene e banchetti. Si festeggiano arresti e lunghissime condanne per chi negli anni ha lottato per affermare i propri diritti. In Italia in questi giorni si è discusso degli ormai decennali fatti del g8 di Genova.

Dieci persone, di cui alcune in questo lungo tempo, hanno messo su famiglia, sono stati processati per le giornate del 2001: accusati di aver saccheggiato e devastato la città in un contesto in cui centinaia di migliaia di persone di tutte l'età, erano scese in piazza per protestare contro il vertice dei “grandi” del mondo che ancora una volta si sarebbero incontrati per capire assieme come distruggere la vita degli sfruttati e degli oppressi.Un contesto in cui il governo, o meglio i governi (quello in carica di centro-destra e quello precedente di centro-sinistra) responsabile politico di tutto ciò che è accaduto in quei giorni, ha dato il compito ai suoi fedeli servitori, le forze dell'ordine, di torturare e massacrare chiunque si trovasse sul loro cammino e persino di uccidere.

A 11 anni da Genova gli ideatori (e i loro complici) di quelle giornate di macelleria sociale restano di fatto impuniti, mentre i dieci, alcuni non ancora in via definitiva, sono stati condannati da 6 a 15 anni di carcere. Sulla bilancia della falsa giustizia ecco quanto vale la vita di una persona che con tutta probabilità ancora oggi paga lo psicologo per traumi subiti undici anni fa in seguito alle torture nella Diaz e a Bolzaneto, i massacri nelle piazze, per aver visto un amico, un compagno, un ragazzo morire sotto il colpo di una pistola: di certo la sua vita vale meno di un vetro rotto e il segnale è arrivato forte e chiaro!

Al banchetto della repressione non partecipa solo l'Italia sono molti gli invitati e non poteva mancare la Gran Bretagna. Nel 2010 il governo inglese propose di triplicare le tasse universitarie, già notevolmente alte, e nel contempo di tagliare i finanziamenti destinati alle università. Si scatenò la giusta reazione degli studenti i quali misero in campo una grande mobilitazione: le piazze si riempirono di decine di migliaia di giovani determinati a portare avanti le proprie rivendicazioni. La polizia inglese non fu per nulla morbida nel “contenere” le proteste. Alfie Meadows, un ragazzo che allora aveva 20 anni, lo sa bene, visto che per poco non c’ha rimesso la vita (e sarebbe stata la seconda vittima nel giro di due anni in Inghilterra, dopo Ian Tomlinson) per le botte e la brutalità delle forze del dis-ordine. Alfie, che inizialmente credeva di avere preso solo una forte botta alla testa, ha riscontrato poi un'emorragia cerebrale e ha dovuto affrontare una difficile operazione al cervello. Puntuale come non mai arriva anche la beffa e quella bilancia di cui si parlava prima si mette di nuovo in bella mostra: il poliziotto che ha quasi ucciso il ventenne vive felice mentre Alfie viene denunciato.

Questa primavera infatti si è dovuto presentare dinnanzi ad un giudice per essere processato dopo essere stato accusato di aver usato violenza, lui, nei confronti della polizia. Il caso di Alfie al momento è al centro della campagna “Defend the right to protest” messa in piedi in seguito ai “riots” del 2010 contro la violenza della polizia a sostegno di quelle persone che ora stanno subendo le conseguenze della lotta per la difesa dei propri diritti. La bilancia rimane immobile come se su uno dei due piatti ci fosse una macigno di piombo, ovviamente messo lì da qualcuno, ma tutto ciò che l'uomo fa può anche essere disfatta, sta a noi cercare di scalfire quel macigno per far prevalere i nostri diritti, i diritti di chi lavora e di chi studia che nonostante tutto non si arrende, perché magari come Michele pensa che il mondo possa davvero essere più vero e più giusto.

Collettivo Autorganizzato Universitario – Napoli

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