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(10 Ottobre 2011) Enzo Apicella

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    (Capitale e lavoro)

    Mobilitiamoci per cancellare la legge sulle pensioni e la legge 30

    (30 Luglio 2004)

    Anche se con tempi leggermente più lunghi, ma alla fine è passata la legge sulle pensioni conseguente alla delega in materia previdenziale, che fu uno dei primi provvedimenti del governo Berlusconi, insieme alla delega in materia di mercato del lavoro, con il famigerato “Libro bianco” che ha trovato poi conferma legislativa con la legge 30/03.

    Questa controriforma peggiora la già punitiva controriforma delle pensioni messa in atto dal “governo tecnico” Dini (legge 335/95) che ebbe il sostegno di gran parte del centro sinistra (eccetto Rifondazione Comunista) e dei sindacati, compresa la maggioranza della Cgil.

    A dieci anni dall’emanazione della legge 335/95 i dati strutturali forniti dall’Inps hanno inequivocabilmente dimostrato la tenuta dei conti previdenziali. Dato confermato anche in dagli organismi europei di controllo della spesa previdenziale.

    E’ chiaro perciò che questo ennesimo attacco al sistema previdenziale pubblico ha un duplice fine: da un lato fare cassa e dall’altro accelerare lo sviluppo della previdenza complementare nell’ambito di un più generale progetto di privatizzazione dello stato sociale.

    Perché diciamo no a questa legge

    Lo scippo del TFR

    Troviamo in particolare odiosa la parte della legge dedicata al passaggio automatico del TFR nei fondi pensione integrativi. Si tenta infatti furbescamente di aggirare il rifiuto da parte dei lavoratori attraverso la clausola vessatoria del “silenzio assenso”. Ma il problema è ben più ampio e riguarda proprio l’uso in sé di questa quota non irrilevante (7,7% annuo) delle retribuzioni dei lavoratori, che sarebbe trasferita in fondi pensioni senza alcuna vera garanzia di rendimento in quanto legati all’andamento del mercato azionario. La pensione deve essere un diritto e non una possibilità.

    Lavoratori precari e poveri

    Nelle nuove dinamiche del mercato del lavoro e del sistema produttivo (quello configurato dalla legge 30/03) i giovani lavoratori sono sempre più ostaggio di un sistema fondato sulla precarizzazione del rapporto di lavoro e su basse retribuzioni. E’ quindi improponibile un sistema che prevede il trasferimento di una quota della retribuzione in un fondo integrativo, quando lo stesso salario è di per sé già insufficiente a garantire un livello di vita dignitoso.

    La fine delle pensioni di anzianità e il lavoro a vita

    Le pensioni di anzianità, già pesantemente colpite dalla legge 335/95 sono nei fatti abolite dalla nuova normativa. Si riducono le cosiddette “finestre” da quattro a due per accedere alla pensione di anzianità. Dal 2008 si potrà andare in pensione soltanto con 40 anni di contributi o in alternativa 60 anni per le donne e 65 per gli uomini. C’è poi la questione dei lavori usuranti e ripetitivi che viene totalmente rimossa, considerando tutti i lavori uguali e incentivando anche la permanenza al lavoro, nei fatti diminuendo l’opportunità di lavoro proprio per quei giovani che poi dovrebbero anche versare contributi nel fondo pensione integrativo!



    La privatizzazione del welfare state

    Quella sulle pensioni non è comunque che un pezzo - seppur significativo - della strategia di privatizzazione del welfare state voluta dall’attuale compagine governativa, che trova contiguità con l’attacco al sistema scolastico attuato con ogni possibile sostegno alla scuola privata a danno di quella pubblica; con la riduzione delle risorse trasferite alle regioni per il sistema sanitario e la dequalificazione delle strutture sanitarie pubbliche; con l’uso improprio della cosiddetta sussidiarietà, che vede il proliferare di commesse al settore del privato sociale e un processo di esternalizzazione dei servizi che ha come scopo quello di sottrarre l’assistenza sociale alle istituzioni territoriali (Regioni e Comuni) che rimangono solo formalmente responsabili della programmazione dei servizi erogati nei territori.

    Abrogare la legge sulle pensioni e la legge 30/03 in materia di occupazione e mercato del lavoro

    Per questi motivi “Eccoci – Fare Sindacato” ritengono che per battere la politica di attacco ai diritti dei lavoratori e dei pensionati portata avanti dall’attuale governo, sia necessario innanzitutto aprire in autunno una campagna di mobilitazione dei sindacati, ma a questa va affiancata una proposta politica altrettanto forte e precisa da parte dei partiti dell’opposizione di centro sinistra. In tal senso riteniamo indispensabile l’apertura di un tavolo delle opposizioni, come proposto dal segretario di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti, che avvii il confronto concreto sul programma politico per battere il centro destra. All’interno del programma tra i punti prioritari non può che esserci l’abrogazione della legge sulle pensioni e della legge 30/03 sul mercato del lavoro. Se l’azione politica per la cancellazione ti tali norme, non dovesse trovare immediato riscontro nel nuovo esecutivo - che ci auguriamo trovi avvio prima della scadenza naturale del mandato dell’attuale governo - non rimarrebbe che la via referendaria, come strumento per l’abrogazione delle leggi su pensioni e lavoro. Su questa via riteniamo che la Cgil sarebbe chiamata a dare il suo pieno e convinto impegno, in continuità con la campagna dei diritti già attuata con la raccolta di 5 milioni di firme a sostegno dei due “NO” - contro lo stravolgimento delle norme del mercato del lavoro e la modifica all’articolo 18 - e dei due “SI”, quelli per l’estensione dei diritti sul lavoro a chi oggi ne è escluso e per una vera riforma degli ammortizzatori sociali a sostegno del lavoro.



    Carlo Baldini, Direttivo Nazionale CGIL
    Ferruccio Danini, Direttivo Nazionale CGIL
    Bruno Pierozzi, Direttivo Nazionale Spi CGIL
    Walter Tanzi, Direttivo Regionale CGIL Lombardia
    Alessio Ammannati, Direttivo CGIL Firenze
    Walter Tacchinardi, Direttivo CGIL Piacenza
    Fausto Ortelli, Direttivo Regionale CGIL Lombardia
    Gianni Paone Inca Nazionale

    Eccoci - Fare Sindacato

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