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(14 Agosto 2013) Enzo Apicella

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FARC-EP: comunicato ai familiari degli ufficiali, dei sottufficiali e degli ufficiali subalterni

(2 Agosto 2004)

Il "Plan Patriota", uno dei più grandi operativi militari mai lanciati dai governi della Colombia e degli Stati Uniti contro le FARC-EP nel corso di tutta la loro storia, continua la sua avanzata verso l'inevitabile fallimento totale.

Dal febbraio scorso, quando ebbero pesantemente inizio gli scontri nel sud del paese, fino ad oggi, l'esercito ufficiale ha subito circa mille perdite tra morti, feriti e mutilati. Un importante comando dell'operativo risulta tra i morti in combattimento. La demoralizzazione ha iniziato a causare disastri nell'esercito aggressore, e si è incrementata per via della costante risposta militare guerrigliera, delle inondazioni, delle contingenze della selva e delle calamità atmosferiche. Molti soldati ed ufficiali stanno chiedendo il congedo perché non vogliono andare incontro alla stessa sorte dei loro compagni nella giungla.

Ai soldati ed agli ufficiali lanciamo un appello bolivariano affinché si rifiutino di essere usati come ciechi strumenti della geopolitica del governo degli Stati Uniti, che mira non solo all'eliminazione della resistenza dei popoli alle sue politiche di dominazione, ma anche all'impiego del suolo della Colombia come base d'aggressione e d'assalto neocoloniale al continente. Il fatto che gli ufficiali colombiani debbano agire come subalterni di seconda categoria di un Generale di una potenza straniera qual è il signor James Hill, capo del Commando Sud dell'esercito yankee, umilia l'onore militare. In queste circostanze, in cui la dignità ed il sentimento della Patria sono offesi, chiedere il congedo significa agire con dignità.

Molti soldati ed ufficiali subalterni vorrebbero che il loro servizio nelle Forze Armate non contribuisse a puntellare un regime di repressione e miseria come questo, che sta chiudendo ospedali, scuole ed università pubbliche, licenziando i lavoratori, inventando nuove tasse che ormai non sopporta più nessuno, gravando sulle pensioni dei nostri anziani, privatizzando quel poco che rimane delle imprese redditizie dello Stato, svendendo la sovranità ai capitalisti e militari gringos, approvando statuti repressivi contro il popolo e scialando "tenerezza" con i suoi paramilitari. Se si tratta di agire a detrimento degli interessi del popolo e non in difesa delle garanzie sociali, dell'indipendenza e della sovranità, allora è preferibile -come ammonì il Libertador nel suo ultimo proclama- ritornare dal campo di battaglia alle caserme, e da queste al calore del focolare e delle proprie famiglie.

Da un po' di tempo a questa parte il Presidente Uribe Vélez ha cercato di vendere, ad un settore della società colombiana e del mondo, l'illusione della sconfitta militare della guerriglia. Ciò non è possibile, perché la causa della sollevazione armata è il desiderio mai estinto di giustizia sociale, sovranità, libertà e vera democrazia che anima il popolo. Con il più alto morale, quello dei comandi e combattenti delle FARC che resistono nel sud e nel resto della Colombia di fronte all'ondata guerrafondaia dei governi di Washington e Bogotá, riaffermiamo che la soluzione politica del conflitto è il cammino da percorrere. E' la più alta bandiera delle FARC e di un popolo che non è mai stato preso in considerazione dall'oligarchia governante. Siamo disposti ad intraprendere, con un nuovo governo, il titanico compito della costruzione della pace con giustizia sociale, con la partecipazione del popolo e in cui i privilegi dei potenti cedano di fronte al bene comune.

Montagne della Colombia, luglio del 2004

Segretariato dello Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP

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