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Mastrogiacomo e “ la repubblica ”: presunzione e mistificazione mediatica

(31 Luglio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nuovacolombia.net

Mastrogiacomo e “ la repubblica ”: presunzione e mistificazione mediatica

foto: www.nuovacolombia.net

“Fino a quando gli uomini non avranno imparato a discernere, sotto qualunque
frase, dichiarazione e promessa morale, religiosa, politica e sociale,
gli interessi di queste o quelle classi, essi in politica saranno sempre,
come sono sempre stati, vittime ingenue degli inganni e delle illusioni.”
Lenin

Il 28 giugno scorso, per la nostra Associazione, è stato un giorno come gli altri, fatto d’impegno e dedizione nel lavoro di controinformazione e solidarietà con la resistenza del popolo colombiano. Un giorno in cui, passando in rassegna le diverse testate giornalistiche, agenzie di stampa, blog e siti web di tutti i continenti, siamo incappati in un pessimo articolo firmato da Daniele Mastrogiacomo, su La Repubblica.

Il tanto pomposo quanto surreale titolo “Santos, l'uomo del miracolo colombiano”, deve aver fatto sorridere, o meglio incazzare, qualunque lettore dotato di un minimo di cognizione della drammatica situazione in cui versano decine di milioni di colombiani. Un titolo, per dirla tutta, che condensa l’essenza apologetica del contenuto dell’articolo nei confronti del guerrafondaio Santos.

Il pezzo di Mastrogiacomo meritava indubbiamente una critica ragionata e al contempo spietata, che abbiamo puntualmente proposto e diffuso in rete con l’articolo “Apologia del regime terrorista colombiano e disinformazione strategica: benvenuti alla ‘Repubblica’ delle banane” (http://www.nuovacolombia.net/Joomla/documenti-analisi/3031-apologia-del-regime-terrorista-colombiano-e-disinformazione-strategica-benvenuti-a-la-repubblica-delle-banane.html)

La nostra risposta allo scempio del giornalista in questione, arrivata mediante la newsletter dell’Associazione Nuova Colombia a migliaia di indirizzi mail di persone comuni, che da anni seguono ed accompagnano il nostro intervento politico internazionalista, ma anche di media, intellettuali, sindacati, forze politiche, comitati, associazioni, centri sociali e collettivi, è stata ripresa e pubblicata da decine di siti web di diverse tendenze politiche e caratteristiche. Allo stesso modo, abbiamo ricevuto decine di commenti positivi, adesioni e condivisioni degli argomenti ivi esposti.

Apertis verbis, non si è trattato della solita letterina aperta al giornalista o redattore capo di turno di un media mainstream, con patetiche lamentele o accorati appelli a “correggere il tiro”. Tutti quelli che hanno letto il nostro articolo lo hanno capito, meno uno: Daniele Mastrogiacomo. Il quale, a dimostrazione del fatto che la nostra scudisciata deve averlo infastidito, in data 10 luglio si è preso la briga di scriverci un messaggio tanto ipocrita quanto filisteo, che per completezza d’informazione riportiamo integralmente di seguito.

Da: Daniele Mastrogiacomo
Inviato: Martedì 10 Luglio 2012 15:50
Oggetto: articolo presidente Santos Colombia

Gentili signori,
il collega Occorsio mi ha girato questa vostra risposta all’articolo che ho scritto sul presidente della Colombia Santos.
Francamente mi sarei aspettato di ricevere direttamente al mio indirizzo di posta elettronica le vostre considerazioni. Mio malgrado sono un inviato noto, non solo in Medio Oriente, Africa e Centro Asia ma anche nella stessa Latinoamerica che frequento, per motivi diversi, da oltre 30 anni.
Non mi dilungo sulle vostre considerazioni che, come tutte, sono opinabili. Ma è sempre interessante leggere e ascoltare valutazioni diverse. Sono un giornalista e sono stato abituato, in 35 anni di mestiere fatto per strada e nei territori più difficili del mondo, a raccogliere voci diverse per poi farmi un’opinione, ovviamente soggettiva, sull’argomento o il personaggio che ho scelto per raccontare una realtà.
Sono quindi interessato a raccogliere anche la vostra opinione e tutte le osservazioni che avrete interesse a riferirmi. Il mio indirizzo di mail lo vedete; sapete quindi dove e come contattarmi.
Resto a vostra disposizione.
Daniele Mastrogiacomo


Non c’è che dire, la mail dell’intrepido inviato di La Repubblica ci ha fatto capire di che pasta sia fatto. Egli sostiene di essere “abituato a raccogliere voci diverse” per poi farsi un’opinione: splendidae mendax! Inoltre, trasuda supponenza e arroganza quando afferma “Francamente mi sarei aspettato di ricevere direttamente al mio indirizzo di posta elettronica le vostre considerazioni.” E perché mai avremmo dovuto usare cortesia a Mastrogiacomo inviando le nostre considerazioni alla sua mail, posto che la nostra ragion d’essere non è quella di rivolgerci con deferenza ai corifei e co-artefici della disinformazione strategica, bensì sbugiardarli rivolgendoci a tutti quei settori e persone non disposti ad accontentarsi delle mistificazioni e della mediocrità mediatiche? E sottolineiamo il termine “mediocrità”, che ben si sposa con l’articolo in questione di Mastrogiacomo, il quale si vanta (con un “mio malgrado” di circostanza) di essere un inviato noto “anche nella stessa Latinoamerica”, che dice di frequentare “da oltre 30 anni”. Forse sarà noto al responsabile dell’ufficio stampa della Presidenza, cui Santos (come del resto i suoi predecessori) affida il compito di assicurarsi che la stampa -domestica ed internazionale- proietti un’immagine della Colombia artificiosa ed olografica. E sarà anche conosciuto dal capo dell’E-5, il dipartimento di propaganda dell’Esercito che lavora a tutto vapore per mostrare con toni manichei che l’andamento del conflitto sociale ed armato, più che una guerra civile colma di distruzione, morte e lutto, sarebbe una marcia trionfale prossima ad una -lontana anni luce- “era del post-conflitto”.

Certamente lo squallido disimpegno della “penna” in questione è del tutto ignoto ai milioni di contadini, indigeni, afrodiscendenti, studenti, lavoratori, sfollati e vittime del terrorismo di Stato che in Colombia quotidianamente bloccano e picchettano fabbriche e pozzi petroliferi, occupano i latifondi e lottano per la riforma agraria, respingono nei meandri delle cloache ministeriali l’indecente riforma dell’educazione, denunciano e smascherano il tentativo di golpe giudiziario-costituzionale dell’abortita riforma della giustizia, resistono e si organizzano per combattere il militarismo guerrafondaio di Santos e l’intervento militare USA, e rivendicano a gran voce la soluzione politica del conflitto.

E, viceversa, Mastrogiacomo ignora deliberatamente quei milioni di colombiani che si oppongono al regime e che, per esempio confluendo nel movimento politico e sociale ‘Marcia Patriottica’, stanno incrinando la vecchia Colombia e costruendo quella Nuova.
Che Mastrogiacomo abbia scritto il suo strafalcione da un modernissimo ufficio di Milano, da un lussuoso resort di Miami o da una stanza dorata del Palazzo di Nariño a Bogotá, il risultato è il medesimo.

Non una parola sui “falsi positivi”, eufemismo coniato dallo stesso Juan Manuel Santos, quand’era ministro della Guerra di Uribe, per minimizzare l’orrore degli omicidi a sangue freddo commessi da militari ed agenti dello Stato, i quali attiravano con l’inganno e con false promesse di lavoro giovani dei quartieri marginali delle grandi metropoli colombiane per poi trucidarli, vestirli con uniformi guerrigliere e sbatterli come mostri in prima pagina, con la dicitura “terroristi abbattuti in combattimento”.

Non una menzione al dramma degli oltre 5 milioni di sfollati interni, cacciati dal paramilitarismo di Stato dalle loro terre e case per favorire il perpetuo processo di latifondizzazione e contro-riforma agraria, o per estirpare qualsiasi presenza umana “scomoda” in aree in cui una scatenata e scellerata svendita delle risorse naturali del paese acuisce il carattere deformato e dipendente dell’economia nazionale, riprimarizzata ed estrattivista.

Non un spruzzo d’inchiostro sulle oltre 2000 fosse comuni piene di cadaveri smembrati di vittime del paramilitarismo di Stato, o sullo sterminio sistematico di sindacalisti o sulle centinaia di migliaia di desaparecidos, dagli anni ’80 ai giorni nostri, che farebbero impallidire perfino le più asettiche statistiche sulle dittature del Cono Sud e sul loro tenebroso Plan Cóndor.

Mastrogiacomo, privo di una conoscenza diretta e reale del complesso divenire del conflitto sociale ed armato colombiano, ha la presunzione di pontificare su Santos come se questi fosse in procinto di aver già vinto la guerra e rimosso le cause strutturali, storiche, politiche, economiche e sociali che hanno generato e che continuano ad alimentare il conflitto stesso. La sua vocazione al “copia e incolla” non gli consente di andare oltre lo strato superficiale dei fenomeni, e la sua ignoranza in materia militare gli impedisce anche solo di scrutare che, di fronte alla più grande offensiva di counterinsurgency a stelle e strisce nella storia contemporanea del continente, le FARC hanno elevato alla massima potenza la guerra di guerriglia con mobilità assoluta, combinazione di diverse modalità tattiche (come il ricorso a sperimentati cecchini e ad una vasta gamma di attacchi con esplosivi), impiego di piccole unità tattiche di combattimento altamente specializzate e capaci di assestare continui e contundenti colpi al nemico, nonché movimenti di truppe e mezzi bellici per indurre le mastodontiche Forze Armate e di Polizia (circa 500.000 effettivi) ad allungare le proprie linee di copertura logistica e rifornimento, con il conseguente incremento dei propri punti deboli; i quali, come dimostra il recentissimo abbattimento di un aereo da guerra Super Tucano nel Cauca da parte della Colonna Jacobo Arenas delle FARC, e di svariati elicotteri militari Black Hawk in diversi dipartimenti del paese, la superiorità aerea delle forze del regime, di per sé, sempre meno frequentemente è in grado di minimizzare.

Qualora Mastrogiacomo dubitasse dei dati aggregati dei bollettini militari delle FARC, che rendono conto di come ogni anno muoiano o vengano feriti seriamente circa 5000 tra militari e poliziotti colombiani, può sempre andare a leggersi il recente rapporto del Centro “Seguridad y Democracia”, diretto dal noto reazionario Alfredo Rángel, secondo il quale nel 2011 l’incremento delle azioni guerrigliere è stato del 175% rispetto all’anno precedente. Tendenza nitidissima, questa, che nel 2012 è destinata a far segnare tassi di aumento dell’agire insorgente ancor più consistenti, e che palesa incontrovertibilmente l’urgenza di dialoghi di pace tra le parti belligeranti che consentano al paese di avviarsi verso una soluzione politica del conflitto, in cui pace e giustizia sociale siano i due termini di un binomio indissolubile.

In conclusione, sappiamo fin troppo bene che l’esaltazione del regime colombiano da parte di La Repubblica , La Stampa o Il Corriere della Sera, tanto per citare i quotidiani italiani dal maggior peso specifico sul piano politico ed economico, non è frutto di un colpo di testa estemporaneo di un qualche scellerato adulatore. Si tratta piuttosto della logica risultante di una linea editoriale conseguente ai condivisi interessi di classe, nonché ad una comune concezione del mondo e dei processi storici.
La Repubblica, che tanti ingenui ed imberbi reputano “di sinistra” e che un certo progressismo “politically correct” identifica come propria voce, esprime in realtà il punto di vista, e finanche la proposta politica (ancorché camuffata da “vigilanza democratica nel quadro della difesa della libertà di stampa”) di un segmento significativo della borghesia italiana che fa riferimento a De Benedetti ed all’accozzaglia di ceto politico meglio nota come PD.

Mai prima d’ora questo lucidissimo concetto espresso da Vladimir Ilich Ulianov era stato così attuale e imprescindibile: “Fino a quando gli uomini non avranno imparato a discernere, sotto qualunque frase, dichiarazione e promessa morale, religiosa, politica e sociale, gli interessi di queste o quelle classi, essi in politica saranno sempre, come sono sempre stati, vittime ingenue degli inganni e delle illusioni.

26 luglio 2012

Associazione nazionale Nuova Colombia

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