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(1 Agosto 2004)
La vicenda dell’espulsione di massa dalla Fiom-Cgil di lavoratori della Piaggio è un pericoloso segnale che viene lanciato nei confronti di RSU e lavoratori che non si assoggettano alle imposizioni dei gruppi dirigenti dei sindacati confederali. Esperienza che nel passato ho vissuto peraltro sulla mia pelle, essendo stato a mia volta espulso dalla Cgil nel lontano 1981 per essermi opposto, insieme a tanti altri lavoratori, alla volontà di "normalizzazione" della Videocolor, fabbrica di cui sono ancora dipendente, portata avanti dalla Fillea-Cgil di allora, che non si accontentò dell'espulsione dall'organizzazione sindacale, ma concordò con l'azienda le liste di Cigs e poi i licenziamenti che colpirono duramente i lavoratori ed i delegati sindacali più combattivi, rientrati poi in azienda a colpi di sentenze della magistratura.
Oggi, nell'apprendere quanto accaduto alla Piaggio, non posso che esprimere la piena solidarietà a questi lavoratori, la cui unica colpa è quella di non assecondare scelte sindacali che ritengono sbagliate, opinione peraltro condivisa da ampi settori di lavoratori e lavoratrici.
E' un segnale ancora più pericoloso in quanto proviene da un'azienda in cui la flessibilità selvaggia e la repressione padronale sono all’ordine del giorno ed in un contesto sindacale e politico in cui, per opporsi allo strapotere di governo e padroni, di tutto ci sarebbe bisogno meno che dell'indebolimento dei settori più combattivi del mondo del lavoro.
Queste espulsioni sono un insperato regalo alla parte più retriva del padronato italiano, a quella Federmeccanica che negli ultimi anni è stata costretta a subire colpi pesantissimi inferti dalle lotte dei lavoratori, quella stessa Federmeccanica che è stata la punta di diamante del tentativo di distruggere nelle fabbriche il sindacato conflittuale e che oggi con Montezemolo, presidente di Confindustria e del gruppo Fiat, rilancia la neoconcertazione, un modello di relazioni tra le parti sociali nefasto per i lavoratori e che per essere attivato deve espungere il conflitto dai luoghi di lavoro. L'espulsione di questi lavoratori va in questa direzione.
Anagni, 30 luglio 2004
Paolo Sabatini (coordinatore nazionale SinCobas)
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