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Bentornata età della pietra

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(27 Gennaio 2011) Enzo Apicella
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Egitto, Fotouh: “Via dai prestiti capestro del FMI”

(9 Settembre 2012)

abolfotouh

Abol Fotouh è considerato una delle menti più fini della politica egiziana. Ha partecipato alla corsa presidenziale, nonostante qualcuno l’avesse avvertito con le maniere spicce a desistere. Come altri nomi celebri, Al Moussa su tutti, s’è ritrovato escluso dal ballottaggio, ma non demorde. Ha fama d’essere un tipo tosto. La paura l’ha messa all’angolo sopportando per anni la galera di Mubarak, da islamico e da Fratello Musulmano. Mica un militante qualsiasi visto che dal 1987 al 2009 è stato membro dell’Ufficio Direttivo. Dopo la recente espulsione dall’organizzazione, secondo voci frutto d’invidie e vendette, s’è messo in testa una via alternativa al secolarismo filoccidentale dei mubarakiani e alle possibili derive totalizzanti dell’Islam. Negate dalla linea diplomatica della Confraternita ma temute dall’altro Egitto copto e non solo. Del dottor Fotouh si conoscono capacità dialettica con cui da giovane teneva testa al presidente Sadat, doti intellettuali e costanza con le quali propone una nuova forza politica: Strong Egypt Party. Formazione che potrebbe sparigliare quella tornata elettorale con cui gli uomini della Fratellanza al potere, il presidente Mursi e il premier Qandil, dovranno necessariamente fare i conti. Il Parlamento, disciolto da Tantawi, dovrà tornare a legittimare la neo acquisita democrazia e nuove consultazioni con regole definite e accettate sono richieste da più parti.

Per il Partito della Libertà e Giustizia, che nei mesi scorsi ha fatto il pieno di consensi, opporsi alle urne sarebbe il segno di un’inattesa debolezza, incomprensibile innanzitutto al suo elettorato. Proprio perché prima o poi si voterà e poiché vuole restare nell’agone Fotouh ha formato un gruppo su cui gli analisti puntano gli occhi. Rispetto a chi prospetta contrapposizioni lui vuole unire. L’ha spiegato in un’intervista che ha avuto ampia eco sulla stampa egiziana. Coordinamento, cooperazione e alleanze sono le strade possibili. Alleanze non alla cieca né tantomeno fusioni alle quali Fotouh non crede riportando la storia recente del Wasat. Accordi che scaturiscano dalla condivisione di alcuni punti cardine. Eccoli: “Cercare l’unità nazionale fuori dall’ingerenza straniera, perché se ciò non accade la rivoluzione è fallita. Richiedere giustizia sociale senza continuare a inseguire modelli consumistici. In Egitto il 70% della popolazione è povera. Il sistema economico dovrebbe muovere dal consumismo alla produttività industriale e agricola. Tutto l’affarismo egiziano, islamico e non, s’è invece comportato come se il consumo fosse l’unico obiettivo della nazione”. Sulla religione: “Abbiamo i nostri valori religiosi, che piaccia o meno siamo Musulmani e Cristiani. L’Egitto conosce la religione da 7000 anni e come nazione ha un enorme rispetto per la fede. Noi comunque sosteniamo la libertà e la più ampia interpretazione del mondo”.

E per detrattori che l’accusano d’essere un Fratello mascherato sulla forma dello Stato pare irreprensibile “Dalla sua nascita la Repubblica d’Egitto ha scelto la via laica e continuerà ad averla. Alla nazione serve un presidente, non un predicatore. E’ vero che la gente ha bisogno anche di chierici, ma noi separiamo nettamente questioni di partito da fatti religiosi”. Sull’appoggio offerto a Mursi alle presidenziali taglia corto sostenendo che l’ha fatto esclusivamente per il bene del Paese e avverte “Il presidente dovrebbe sforzarsi a mostrare la sua indipendenza dal movimento di appartenenza. Personalmente non sono ancora soddisfatto della sua conduzione, c’è aria di ambiguità, la nazione ha il diritto di conoscere le ragioni per cui vengono prese talune decisioni. Il presidente dovrebbe parlare alla nazione più apertamente, non basta mostrarsi un attento funzionario pubblico che lavora per il popolo, occorre fugare dubbi in questo momento difficile. Comunque il mandato è appena iniziato, aspettiamo di vederne altri passi”. Tema scottante i prestiti del Fondo Monetario Internazionale che chiedono in cambio ingerenze politiche non secondarie“Non ha senso continuare con lo stile e le politiche del NDP (il disciolto partito di Mubarak, ndr) esistono pesanti opzioni sui prestiti. Noi abbiamo un piano alternativo, un progetto economico che potrebbe risparmiarci i prestiti”. Fra l’enigmatico e l’astuto per ora Fotouh non ne parla, ma a meno d’un bluff il suo cuore potrebbe svelarsi meno affaristico di quello degli ex Fratelli.

9 settembre 2012

Enrico Campofreda

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