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Rifugiato o clandestino?

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(5 Aprile 2011) Enzo Apicella

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(La tolleranza zero)

Sui rom Amnesty boccia il Governo
"Subito legge contro sgomberi forzati"

(12 Settembre 2012)

Dal quadro tracciato da "Ai margini" non escono bene né l'esecutivo di Monti, né la giunta Alemanno. L'associazione punta il dito contro La Barbuta e la vicenda Tor de' Cenci e chiede alla Commissione europea di avviare una procedura d'infrazione contro l'Italia

romsgombr

Sgomberi forzati, segregazione, mancato accesso ai servizi. Che i rom in Italia non se la passino bene non è una novità, ma secondo Amnesty è necessario ribadirlo. Nel rapporto "Ai margini", presentato oggi nella sede romana dell'associazione, sotto accusa finisce soprattutto il Governo tecnico di Mario Monti, colpevole di non essere stato capace di dare un segnale di discontinuità rispetto all'esecutivo di Silvio Berlusconi. Almeno nei fatti. Già perché un tentativo c'era stato con la "Strategia nazionale per l'inclusione di rom, sinti e camminanti", fortemente voluta dal ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi, ma "mai concretizzata", sottolineano da Amnesty. "Il governo italiano non sta tenendo fede ai suoi obblighi internazionali e agli impegni assunti di fronte alla Commissione europea", spiega Elisa De Pieri, ricercatrice dell'associazione.

L'EMERGENZA E IL PIANO NOMADI - E allo stesso modo non si è registrato un cambiamento di rotta dopo la sentenza del Consiglio di Stato che lo scorso novembre aveva dichiarato illegittimo lo stato di "emergenza nomadi" decretato da Berlusconi. Sentenza contro cui il Governo Monti si è appellato a febbraio scorso e ora si attende la decisione della Corte di Cassazione. A Roma, però, l'emergenza, secondo le autorità locali, non è mai finita. E il Piano Nomadi di Alemanno è andato avanti a suon di sgomberi, più o meno forzati. Il bilancio è di 850 persone sgomberate nei primi sei mesi del 2012. "Un rifugio di emergenza è stato offerto solo in 209 casi - si legge nel rapporto di Amnesty - tutti riguardanti madri e bambini, ed è stato accettato solo da cinque madri e dai loro nove figli, in quanto la maggioranza ha rifiutato di separarsi dalla famiglia". Una posizione del tutto condivisibile secondo Dzemila Salkanovic, attivista rom, che ai giornalisti presenti in sala ha chiesto: "Quale famiglia italiana accetterebbe di separarsi?".

LA BARBUTA - Per qualche centinaia di rom l'alternativa è stata il campo de La Barbuta. E a questo il rapporto di Amnesty dedica un intero paragrafo per descivere un mega "villaggio" incastrato tra il cono di volo dell'aeroporto di Ciampino e il Gra, a 2,5 chilometri di distanza dai servizi. Un campo costruito ex novo e costato circa 10 milioni di euro, che però almeno ora è destinato a non riempirsi. Il Tar, infatti, il 4 agosto 2012 ha fermato i trasferimenti, dopo il ricorso dell'associazione 21 luglio e altre realtà che ne hanno denunciato la natura discriminatoria.

TOR DE' CENCI - Discorso a parte anche per l'insediamento di Tor de' Cenci, costruito da Rutelli nel 2000 e declassato a campo "tollerato" dalla Giunta Alemanno. Lo sgombero ha preso il via dopo l'ordinanza del sindaco del 31 luglio scorso e si è consumato nei primi quindici giorni di agosto. "Molti dei rom intervistati - racconta De Pieri - hanno detto di non volere andare via, ma di non avere avuto nessuna scelta". Niente di scritto a cui appellarsi per adire alle vie legali, ma solo una comunicazione a voce. "C'hanno detto che se no ci cacciano con la forza che comunque qui non rimane nessuno", testimonia un residente di Tor de' Cenci nel rapporto. Anche lui, insieme a tanti altri, è finito a La Barbuta. D'altronde la vicesindaco Belviso ieri lo ha detto chiaro: "Non esistono alternative ai campi" e per non lasciare niente al caso ha anche specificato che "I rom le case popolari se le possono scordare". Ma, spiega la De Pieri: "Nessuno ha chiesto un accesso facilitato all'edilizia pubblica. Quello che vorremmo è che venissero rimossi gli ostacoli discriminatori per i rom e altri gruppi emarginati per l'accesso alle case popolari". Che messa così suona molto diversa.

IL COSTO DEGLI SGOMBERI - Non è certo una strategia nuova parlare alla pancia della gente in momenti di crisi e non è detto che funzioni sempre. Strano però, fa notare Dzemila Salkanovic, che la spending review non tocchi le spese per gli sgomberi. Sette milioni di euro in tre anni, secondo un report dell'associazione 21 luglio. Dieci volte più di quanto investito nell'inclusione lavorativa di soggetti rom svantaggiati nel medesimo periodo preso in esame. Senza grandi risultati, poi, visto che molte persone allontanate dalle proprie abitazioni, costruiscono baracche poco distante dal luogo agomberato.

LE RICHIESTE - Un bilancio disastroso, quindi, quello tracciato da Amnesty. Che però non si accontenta di monitare, ma fa al governo richieste ben precise tra cui risarcire le vittime dell'"emergenza nomadi" e ritirare il ricorso in cassazione, attuare la strategia nazionale con risorse concrete e stabilendo tempi certi e vietare per legge gli sgomberi forzati. Oltre a ciò Amnesty si rivolge alla Commissione europea a cui raccomanda di "avviare una procedura d'infrazione ai sensi della Direttiva sull'uguaglianza razziale per il trattamento discriminatorio riservato in Italia ai rom in relazione al loro diritto a un alloggio adeguato". Che non è ben rappresentato da un campo oltre il Raccordo.

Mercoledì, 12 Settembre 2012

Lara Facondi - Nuovo Paese Sera

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