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Resolution: Revolution!

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Perché mi iscrivo al Pdac

Intervista a Luis Seclen
protagonista della lotta di Pioltello

(21 Settembre 2012)

luispdac

Avviamo con oggi un ciclo di interviste con compagni e compagne che hanno in queste settimane preso la decisione di iscriversi al Pdac. Si tratta di attivisti e dirigenti di lotte operaie e studentesche importanti che in questi mesi hanno incrinato la cappa di "pace sociale" imposta dalle burocrazie sindacali e dalla sinistra riformista; o di compagni che hanno rotto con le organizzazioni riformiste o centriste (cioè collocate formalmente a sinistra di Rifondazione) in cui militavano. In entrambi i casi la scelta di adesione al Pdac avviene con l'intento di rafforzare uno strumento di costruzione di quell'indispensabile partito rivoluzionario, di lotta, che ancora manca nel nostro Paese. Provenienze, formazioni e percorsi differenti che si incontrano nella condivisione del programma comunista e di una concezione del partito come partito d'avanguardia di tipo bolscevico, internazionalista e quindi internazionale, basato sui militanti che quel programma portano ogni giorno nelle lotte di lavoratori e studenti.

Questo nostro viaggio inizia con una chiacchierata con Luis Seclen, lavoratore di origine peruviane, licenziato dall’Esselunga di Pioltello, che ha recentemente deciso, in occasione del nostro seminario nazionale di Rimini, di iscriversi al Partito di Alternativa comunista. Luis non ha bisogno di molte presentazioni, essendo una figura conosciuta non solo nel milanese ma in tutta Italia, attivista sindacale, oratore straordinario, invitato in questi mesi in tanti dibattiti per raccontare l'esperienza importantissima di lotta di cui è stato tra i principali protagonisti.
Luis, perché hai deciso di iscriverti a un partito comunista e perché, tra i tanti che si dichiarano tali, hai scelto proprio il Pdac?
Sono stato sempre un antimperialista, e ora più che mai, in un contesto in cui le condizioni politiche ed economiche spingono verso una nuova fase storica di lotta operaia, la mia militanza sindacale con i compagni del Si Cobas e la lotta all’Esselunga hanno fatto rinascere in me la solidarietà sociale che da anni mi faceva scontrare con la borghesia e l’oligarchia, difendendo la classe lavoratrice e gli interessi del mio Paese.
Sono politicizzato da quando ero ragazzo e la coscienza di classe proletaria é stata parte delle mie convinzioni ideologiche. In Sudamerica la mia generazione e quelle a noi vicine tendevano verso sinistra, negli anni Settanta era facile "isquierdizarse" [diventare di sinistra, ndr], ma era difficile essere conseguenti tra dogmi e pragmatismo: tanti alla mia età hanno finito per riconciliarsi con il potere che ti offre la borghesia e adesso condividono il sistema, cioè si sono trasformati da rivoluzionari in socialdemocratici, la stessa malattia che si vive oggi in Italia. Hanno tradito le proprie idee, la classe operaia e le proprie coscienze.
La mia scelta di iscrivermi al Pdac viene da sola. In questo anno di lotta all'Esselunga in tanti sono venuti a parlarmi per farmi iscrivere al loro partito o organizzazione, ma, quando ho visitato le diverse sezioni di questi gruppi, ho trovato sempre quella variante ideologica che osservai nel mio Paese e questo mi ha fatto respingere l'idea di iscrivermi: dopo tanti anni in Italia senza partecipazione politica conoscevo le diverse tendenze e i diversi gruppi politici che si dichiarano "di sinistra". Avevo anche parlato di questo con alcuni giovani compagni del Pdac che hanno partecipato attivamente alla lotta di Pioltello e qualcosa mi ispirava, anche se non ero tanto sicuro di militare politicamente. Quando ho ricevuto l'invito per partecipare al seminario di Rimini (il seminario si è svolto il 7-8-9 settembre 2012, ndr) ho deciso di andare. Così il martedì precedente, 4 settembre, viene a casa mia il compagno Diego [della sezione di Milano del Pdac, ndr] per definire i piccoli dettagli del viaggio a Rimini. In precedenza avevo già avuto conoscenza dell’organizzazione del partito e soprattutto della sua linea politica, quella cioè di un partito dei lavoratori per la lotta e la rivoluzione proletaria, senza infiltrazione ideologica borghese. Ebbene quel martedì sera Diego mi porta l'ultimo numero di Trotskismo oggi [la rivista teorica del Pdac, ndr], in cui ho letto l'editoriale di Fabiana Stefanoni e quella posizione di classe, la concezione sociale dell’esistenza del proletariato, negata oggi da tanti riformisti, e le prospettive attuali di un processo rivoluzionario erano in linea con le mie interpretazioni della situazione attuale e con le mie prospettive politiche, e sono stato convinto quasi parzialmente direi. Nei giorni trascorsi con i compagni al seminario mi sono convinto completamente della linea ideologica e soprattutto del pragmatismo e dell’applicazione delle tesi rivoluzionarie che Marx propose. Sono convinto che ogni militante deve considerarsi uno strumento del partito e della classe proletaria per portare alla vittoria la rivoluzione, per la formazione di uno Stato operaio e socialista. La storia darà un giudizio su ciò che facciamo oggi, e questo lo hanno detto anche i compagni venuti da altre sezioni internazionali della Lit.

Quanto è stata importante l’affiliazione del Pdac alla Lit (Lega Internazionale dei Lavoratori-Quarta Internazionale) nel condizionare la tua scelta?
“Proletarios de todo el mundo unirse". E' necessario coordinarsi con i lavoratori di tutto il mondo e formare un solo fronte antimperialista. Il capitalismo non è solo nazionale, agisce in modo globale contro la classe operaia creando le proprie organizzazioni per opprimerci: l'Onu è solo un agente organico dell’imperialismo, il Fondo Monetario Internazionale è solo il servo economico del sistema capitalista che diventa imperialismo già oggi, adesso!, la Comunità Europea è solo figliastra del Fmi e Monti è un agente del sistema capitalista mondiale, che viene ad applicare le "ricette economiche" che l'imperialismo vuole per l'Europa e ottenere più profitto dal capitale finanziario; di fronte a questa realtà la lotta e l’organizzazione operaia devono ugualmente essere globali, da soli saremmo solamente una formica contro un mammut.

La tua decisione di iscriverti è avvenuta al nostro seminario nazionale. Ci puoi dire com’è stata per te questa esperienza e perché è stata importante?
Un passo avanti per la formazione di quadri rivoluzionari! Questa è stata la mia esperienza fondamentale e più importante. Poi vedere compagni di altre sezioni europee e latinoamericane che vengono a informarci delle lotte in Spagna, in Portogallo, in Grecia, in Brasile e in altri Paesi ci fa sapere che è in corso una lotta proletaria internazionale, che solo ora bussa alla porta dell’Italia e alla cui chiamata i nostri ancora non rispondono, ma sono ottimista e penso che i legami delle organizzazioni politiche con quelle sindacali prima o poi dovranno stringersi. Io vengo da una realtà diversa da quella italiana, nel mio Paese il sindacato si coordina anche ideologicamente con il partito e viceversa, i quadri vengono reclutati fondamentalmente tra i lavoratori e quindi questa sfida di coordinamento tra partito e sindacato la dobbiamo accettare e vincere, ed essendo io membro di un sindacato di base farò la mia parte affinché questo possa diventare realtà.

a cura di Matteo Frigerio - Pdac

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