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Movimento 5 stelle: i limiti di una politica interclassista!

(21 Settembre 2012)

Negli ultimi mesi il Movimento 5 Stelle ha fatto parlare tutti, a destra e a sinistra. Quello che si sente dire è: “sono coerenti con quello che dicono”, “non hanno a che fare con nessuna lobby di potere”, “è composto da liberi cittadini” ecc. Queste sembrano essere le chiavi per il successo del movimento di Beppe Grillo, che l'ha portato ad avere un sindaco in una città importante come quella di Parma, e a raggiungere il 20% nei sondaggi nazionale. Ma dopo i primi successi emergono le “magagne”!

Non è un caso che i primi problemi nel movimento grillino escano proprio quando si trova ad affrontare i problemi di un'amministrazione comunale oppure dove ha ricevuto ampi consensi, come nella regione Emilia Romagna. In questi giorni il dibattito sul M5S si è aperto a partire dalle dichiarazioni del consigliere regionale dell'Emilia Romagna Favia sulla mancanza di democrazia del movimento. Ma cosa c'è dietro questo fermento?
Le accuse di autoritarismo a Grillo e Casaleggio non sono nuove. Le prime tensioni risalgono al caso Tavolazzi, consigliere regionale per la lista civica Progetto per Ferrara. Dopo aver aderito al M5S questa lista civica si è trovata espulsa nel marzo 2012, a seguito di alcuni incontri nazionali che Tavolazzi ha avuto con altri dirigenti locali. Le dichiarazioni di Grillo sono a dir poco illuminanti: “lo spirito del M5S [...] non è certamente quello di organizzare o sostenere fantomatici incontri nazionali in cui si discute dell'organizzazione del M5S, della presenza del mio nome nel simbolo, del candidato leader del M5S”. Dunque, il guru non si può mettere in discussione!
Tavolazzi ha tradito il “non-statuto” secondo il leader. Infatti, nel cosiddetto “non-statuto” del M5S si affianca ad un'apparente democrazia un totale controllo da parte di Grillo e del suo blog: da un lato si sostiene l'assoluta priorità del confronto e della consultazione, dall'altro si afferma che l'unico titolare dei diritti d'uso del Movimento 5 Stelle è Beppe Grillo. Anche le candidature dunque dovranno essere sottoposte al vaglio del marchio del M5S, ossia di Grillo. Chiunque proverà a mettere in discussione questi principi sarà espulso e il “non-statuto” garantisce queste misure burocratiche.
In tutto questo, le dichiarazioni di Favia non sono altro che l'espressione dei malumori che si stanno accumulando. D'altronde uno dei motivi d'attrazione del M5S è stato proprio l'idea di mettere in campo un forza nuova, fatta di cittadini, che decide in modo democratico, e il fatto che alla burocrazia di partiti e dei loro programmi la risposta che viene proposta è la burocrazia del “non-partito” e del “non-statuto”, non può che creare sgomento e indignazione.
Sia chiaro, sebbene questi attriti riflettono i diversi interessi in campo nel M5S, tra livello locale e nazionale, non hanno alla base uno scontro tra i veri interessi in campo nella società, ovvero gli interessi dei lavoratori martoriati dalla crisi e quello dei poteri forti. Infatti, Tavolazzi viene proprio dal mondo manageriale delle cooperative, o meglio dei colossi delle costruzioni. E dopo aver svolto il ruolo di direttore generale della giunta Sateriale di Ferrara, se ne va dopo 5 anni con un compenso di 1 milione di Euro.
Lo stesso Favia è stato sotto i riflettori per lo scandalo delle interviste nelle tv e radio locali, pagate dai contribuenti attraverso il fondo riservato all'attività dei gruppi consiliari. Per quanto si spenda con la retorica anti-partito e contro i finanziamenti pubblici ai partiti, sembra proprio che il M5S non si stia differenziando dai partiti che ci hanno governato fino ad oggi e utilizza gli stessi strumenti di potere. Le prime dichiarazioni di Grillo a riguardo hanno difeso le legittimità di quelle interviste, anche se ha sconsigliato l'utilizzo di tali pratiche, per uscire dalla morsa del boicottaggio mediatico nei confronti del M5S.. la tanto proclamata libertà d'informazione sembra sia limitata alla libertà di chi ha i soldi per pagare l'informazione.
Quello che sta emergendo in questi giorni non si può interpretare semplicemente come uno scontro tra la base dei grillini e il vertice. È il frutto dei contrasti tra l'immagine che Grillo vuole trasmettere di sé e l'attività che il M5S deve svolgere dove ricopre posizioni importanti. Fintanto che era una forza politica d'opposizione le contraddizioni del programma non emergevano in superficie, ma ora le cose stanno cambiando e oltre ad urlare “vaffanculo” in qualche manifestazione si devono prendere delle decisioni.
È il caso dell'inceneritore di Parma. Pizzarotti ha concentrato la sua campagna elettorale sul “no all'inceneritore”, sul come farlo però sono state sbandierate le proposte più strampalate: una moneta locale in modo da bypassare il problema del debito del Comune; oppure il ricorso ad una sorta di baratto del XXI secolo. L'Iren (multiutility che ha in mano l'appalto dell'inceneritore) ha tutte l'intenzione di fare profitti con l'inceneritore e farà di tutto per ottenerli. Quello che sta facendo la giunta è cercare di non smentire quanto detto in campagna elettorale e nello stesso tempo cercare di non colpire gli interessi di Iren. Solo con una proprietà e una gestione interamente pubbliche delle aziende che gestiscono i rifiuti si può realmente fare una politica che difenda realmente la salute e l'ambiente. Ma una tale decisione porterebbe allo scontro con la proprietà dei mezzi di produzione e in questo caso di smaltimento, cosa che non sembra interessare il M5S. Più facile chiedere soccorso alla Regione amministrata dal centro-sinistra, affidarsi ai ricorsi magistratura oppure indire una manifestazione per ribadire per l'ennesima volta la contrarietà all'inceneritore.
Da un lato il pantano dell'inceneritore sta immobilizzando la giunta ma dall'altro il sindaco grillino sta avanzando delle misure che fanno l'occhiolino alla destra. È il caso delle misure “anti-movida”, che hanno proprio il sapore dei decreti che si vedono nelle giunte di centro-destra e centro-sinistra, piuttosto che delle aperture ai privati. Infatti, uno degli obiettivi del “nuovo ufficio energia” del Comune di Parma è quello di “riqualificare il patrimonio edilizio comunale, uffici e scuole, con la partecipazione dei privati” (il fatto quotidiano, 31 agosto) stando alle dichiarazioni del sindaco. A chi ha difeso i servizi e la scuola pubblica in questi anni, tutto questo non sembrerà nuovo. Sembra proprio che la giunta grillina si muova nella stessa direzione delle privatizzazioni che hanno svenduto il patrimonio pubblico in tutta Italia.
Oggi sembra che questi scontri stiano portando ad una corrente interna al movimento, mentre c'è chi, come il sindaco di Parma, chiede di convocare un congresso nazionale prima delle elezioni nazionali. Non sappiamo ad oggi come prenderanno forma queste tensioni ma siamo certi che lo scontro di classe che si svilupperà anche in Italia, come abbiamo visto in Grecia, metterà alla prova anche il movimento di Grillo e farà crollare tutta la sua retorica populista come un castello di carte. Gli attriti di oggi sono solo la punta dell'iceberg. Nelle manifestazioni degli ultimi anni abbiamo sentito gridare più volte dagli operai ai dirigenti del Pd che non si può stare con i lavoratori e insieme con i padroni.. siamo sicuri che i lavoratori non faranno sconti nemmeno al Movimento 5 Stelle.

Nico Maman - FalceMartello

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