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Sanatoria 2012. Un condono per i datori di lavoro, un provvedimento discriminatorio per i lavoratori stranieri

(26 Settembre 2012)

E’ partito ormai da 10 giorni, e si concluderà il 15 ottobre, il tempo per presentare le domande di regolarizzazione per i lavoratori stranieri. Questa sanatoria, se così vogliamo chiamarla, non sembra pensata per favorire gli immigrati che lavorano in Italia ma piuttosto i datori di lavoro che assumono irregolarmente, tanto che il provvedimento si chiama “Ravvedimento operoso”.


Ma come funziona? I datori di lavoro (e solo loro, non gli immigrati che sono i diretti interessati) possono presentare domanda di regolarizzazione con un pagamento di 1000 euro. E qui il primo stallo: quanti datori di lavoro saranno disposti a pagare 1000 euro? Quanti potranno permetterselo? E, soprattutto, in quanti casi (probabilmente la maggior parte) sarà il lavoratore stesso a dover sborsare i soldi? Inoltre se la domanda viene accolta il datore di lavoro deve regolarizzare la sua posizione retributiva, fiscale e contributiva relativa ad almeno 6 mesi. In parole povere altri costi che nel Paese delle meraviglie si accollerebbe un datore di lavoro onesto e generoso, nella realtà saranno quasi certamente a carico del lavoratore, ma quale migrante può sostenere certe spese?


Ma non è tutto, i requisiti da soddisfare sono molti. Potranno fare domanda solo coloro che abbiano assunto irregolarmente lavoratori stranieri almeno tre mesi prima dell’entrata in vigore della legge – quindi dal 9 Maggio 2012 – e che abbiano ancora in corso il rapporto di lavoro, che deve esse full time, il part time è ammesso solo per i collaboratori domestici. Possono fare domanda anche i datori di lavoro stranieri, purché provvisti di carta di soggiorno, il semplice permesso non basta. Tutte dichiarazioni che il datore di lavoro potrà autocertificare, e per il lavoratore? Quest’ultimo dovrà invece portare la “prova di presenza” che certifichi la presenza in Italia almeno dal 31 dicembre 2011 senza interruzioni. Il richiedente deve presentare idonea documentazione che dimostri la presenza in Italia, e questa documentazione è valida solo se proveniente da organismi pubblici. Una contraddizione in termini, se lo straniero era irregolare quale ente pubblico può certificare la sua presenza? Non si chiarisce questo punto né si specificano i documenti che sono considerati validi, così l’immigrato per il quale il datore di lavoro presenta domanda di regolarizzazione può vedersela respinta.


Ed ecco il punto più ingiusto, discriminatorio e vessatorio: se la domanda viene respinta il datore di lavoro vede comunque cancellato ogni illecito, invece il lavoratore straniero non ottiene il permesso di soggiorno e può essere espulso. Insomma invece che una domanda di regolarizzazione per l’immigrato diventa un’auto-denuncia! E magari ha anche pagato i 1000 euro, oltre il danno la beffa! Un provvedimento che fa acqua da tutte le parti, che può generare truffe (dai datori di lavoro falsi al mercato delle prove di presenza), ricorsi e contenziosi che intaseranno gli uffici immigrati.

Ma soprattutto questo provvedimento appare discriminatorio e classista, del tutto inadeguato a sanare le posizioni dei tanti migranti che lavorano in Italia e vorrebbero farlo onestamente e alla luce del sole. Il provvedimento aiuta solo i datori di lavoro disonesti e che hanno assunto in nero, concedendo una sorta di grande condono!



26-09-2012

Valentina Valentini - DirittiDistorti

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