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(18 Giugno 2011) Enzo Apicella
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    Salute e sicurezza: Tutti i rischi del Tmc-2

    (30 Settembre 2003)

    Danni "ripetuti"

    È sicuramente la malattia da lavoro più diffusa tra le lavoratrici e i lavoratori italiani e si chiama in modi diversi: per esempio “lesione da sforzo ripetuto” o Ctd, cumulative trauma desorder. Molte volte, nel nostro linguaggio profano, la indichiamo genericamente come tendinite. L’introduzione del Tmc-2 rischia di peggiorare ulteriormente la situazione.

    Si tratta di un gruppo abbastanza nutrito di disturbi o danni agli arti superiori correlati alla professione svolta: patologie a eziologia multifattoriale, le cui origini, cioè, possono essere di origine diversa e non legate esclusivamente al lavoro svolto. Proprio questo rende molte volte difficile il riconoscimento della patologia come malattia professionale, anche se le ricerche epidemiologiche tendono ogni giorno di più a evidenziare il lavoro come fattore determinante. Se si considera il territorio, poi, si vedrà che queste patologie si presentano classicamente a macchia di leopardo. E le “macchie” sono proprio i territori caratterizzati dalla presenza dell’industria manifatturiera. Il carattere multifattoriale fa sì che le donne siano colpite dalla malattia molto più dei maschi, visto che l’uso dei contraccettivi e la maternità favoriscono l’insorgere del danno. Con questo pretesto si può evitare il riconoscimento della malattia professionale per le donne e continuare ad assegnare loro i lavori più ripetitivi e veloci: si produce così un rischio più alto proprio per quelle figure di lavoratori più esposte.

    Il gruppo di malattie in questione si caratterizza per tre tipi di alterazioni: ai tendini, ai nervi e neurovascolari. I disturbi o danni più diffusi colpiscono la spalla (esempio classico la tendinite e la sindrome dello stretto toracico), il gomito (l’epicondilite, la sindrome del tunnel ulnare e del tunnel radiale ), il polso, la mano e le dita (malattia di De Quervain, la tenosivite dei muscoli flessori, il dito “a scatto”, la cisti tendinea, la sindrome del tunnel carpale, la sindrome di Guyon, l’aneurisma alla arteria ulnare, la sindrome di Reynaud).

    Ciascuna di queste malattie, per le sue specificità, è indicativamente collegabile a determinate mansioni o professioni. La ricostruzione dell’effettiva modalità di svolgimento del lavoro è indispensabile per individuarne la pericolosità ai fini del danno agli arti superiori. Nella modalità di analisi va considerato lo sforzo derivante dal peso movimentato, dalle posizioni assunte dal corpo e dagli arti, dalla velocità di esecuzione del lavoro e dalla possibilità di riposarsi durante il lavoro. Esistono metodi scientifici per valutare singolarmente e cumulativamente questi fattori di rischio, come ad esempio il cosiddetto “indice Ocra”, una sorta di check list della pericolosità del lavoro di notevole efficacia per valutare il rischio. Dal punto vista sindacale, tradizionalmente più empirico, possiamo esaminare il problema secondo questi criteri:

    1. quanto tempo si lavora, quante sono le pause durante il lavoro, come sono distribuite;

    2. quante volte si ripete il gesto durante il tempo di lavoro. Questo dipende dal “tempo ciclo” (cioè il tempo necessario per realizzare l’obiettivo unitario del lavoro) che, a sua volta, porta al numero di pezzi prodotti durante il tempo di lavoro giornaliero;

    3. quale forza si impiega per svolgere il lavoro. Un fattore misurabile non solo con il peso dei pezzi o degli attrezzi movimentati, ma anche in rapporto al modo di lavorare. Per questo è utile chiedere ai lavoratori un giudizio di fatica secondo uno schema di classificazione internazionale denominato “scala di Borg”;

    4. in quali posizioni si lavora, in riferimento al corpo e agli arti, sapendo che esistono posture e movimenti compiuti in posizioni sbagliate, se non addirittura estreme ai fini della fatica.

    Esistono poi fattori ambientali (come il freddo) e condizioni di lavoro (come la presenza di vibrazioni, l’uso di guanti, il dare colpi o compiere movimenti a strappo) che possono favorire il danno.

    Con il Tmc-2 si esaspera il punto 2 senza, tuttavia, le compensazioni di riposo: dunque, ci si ammalerà prima.

    Fulvio Perini
    Fiom Piemonte

    Fonte

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