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La magistratura ordina all'Ilva:
"Spegnere entro cinque giorni"

(8 Ottobre 2012)

Cinque giorni per avviare lo spegnimento degli impianti sotto sequestro. I custodi e la Procura di Taranto hanno emesso la loro sentenza a fronte di un atteggiamento di scarsa collaborazione da parte dell’azienda

tarantilva

L’ultimatum tanto atteso e temuto alla fine è arrivata nella serata di ieri: cinque giorni, non uno di più, per avviare lo spegnimento degli impianti sotto sequestro: i custodi e la Procura di Taranto dunque, hanno emesso la loro sentenza a fronte di un atteggiamento di scarsa collaborazione da parte dell’azienda nell’attuare le disposizioni sin qui impartite dagli stessi custodi. Qualora l’Ilva non adempisse a quanto predisposto nei termini previsti, la magistratura ha scritto che farà ricorso anche a tecnici esterni. Le operazioni di spegnimento inizieranno, così come stabilito nella penultima direttiva, con lo spegnimento degli altiforni 1 e 5, la dismissione e la bonifica dell’altoforno 3, il fermo di sette batterie del reparto cokeria e interventi nel reparto acciaieria 1 e 2. La Procura ha inoltre sottolineato che “in caso di inottemperanza a tale ultima disposizione i custodi amministratori Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento si avvarranno della facoltà di nomina di ausiliari già loro concessa procedendo senza ulteriori indugi e osservando comunque tutte le cautele del caso, segnalando eventuali rifiuti, omissioni o abusi a questa Procura per tutte le possibili valutazioni del caso, anche di tipo penale”. “Nessuno può pensare che la procura assuma decisioni e prenda provvedimenti tanto per farli”: questo quanto affermato dal capo della procura di Taranto, Franco Sebastio, a proposito del provvedimento emesso nella serata di ieri. “La direttiva che concede cinque giorni di tempo all’Ilva a partire dalla notifica - prosegue il procuratore di Taranto - l’abbiamo scritta venerdì scorso”, 24 ore dopo l’ultimo incontro tra procura e custodi per un esame della situazione. “Non c’é nulla di nuovo o di sorprendente nella direttiva ultima consegnata all’Ilva rispetto alla nostra linea nota da tempo - spiega il procuratore di Taranto -. Già nella riunione dell’1 settembre con i custodi é stata impartita una direttiva chiara: fermare immediatamente gli impianti per far cessare le emissioni nocive avendo cura di preservare gli impianti dalla distruzione. Nella stessa sede abbiamo anche ribadito che il sequestro non ha facoltà d’uso a fini produttivi”. Preoccupati, sindacati e lavoratori che hanno realizzato negli ultimi giorni la gravità della situazione ed ora aspettano le prossime mosse dell’azienda. Intanto da domani mattina partiranno una serie di assemblee in fabbrica, ma Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, hanno per ora escluso il ricorso allo sciopero. “Sono d’accordo con la procura. Vogliamo che venga data una risposta su quando verrà ambientalizzata la fabbrica. La magistratura attende una risposta e c’é qualcuno che deve darle”: questo quanto dichiarato a Tgcom24 dal sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno. Che alle accuse a lui rivolte sull’aver temporeggiato durante i suoi cinque anni di governo della città, ha risposto: “Io ho fatto un esposto alla magistratura quattro anni fa ed è il massimo di quello che potevo fare”. Lo spegnimento dell'impianto dell’Ilva in 5 giorni '”è impossibile perchè si tratta di un impianto molto complesso, tant’è che la procura chiede l’avvio dei processi”. Questo quanto dichiarato dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini al Tg2.

Gianmario Leone - Il Manifesto

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