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Notizie su Bani Walid

Parlano i medici dall’assedio di Bani Walid, un anno dopo Sirte

(12 Ottobre 2012)

Una petizione circolava giorni fa fra gli abitanti di Bani Walid, la città circondata dalle forze del nuovo governo libico e dalle milizie di Misurata: “Chiediamo al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di riunirsi per intervenire a proteggere i civili della città”.

Intanto si moltiplicavano gli appelli dei medici della città e del suo Consiglio tribale che denunciavano una situazione di emergenza. Il blocco delle forniture anche mediche (il 4 ottobre gli assedianti avrebbero bloccato tre veicoli carichi di aiuti sanitari) rende difficilissimo curare i numerosi feriti negli scontri e le vittime del lancio di missili Grad verso la città. La situazione ricorda – anche per l’analoga indifferenza mondiale – l’assedio a Sirte esattamente un anno fa: allora le truppe del Cnt, alleate locali della Nato, impedirono per giorni l’ingresso della stessa Croce Rossa internazionale (Icrc).

Oltre ai feriti adulti, civili o residenti armati, nei giorni scorsi, precisava su skype il dottor Lufti dall’ospedale centrale mandando continuamente fotografie dall’ospedale, “è morta la ragazzina Um el Joudd, e la famiglia di Mahmud Mohamed piange un bambino morto e una bambina ferita, nella casa centrata da un missile in una zona rurale fuori Bani Walid. Qui abbiamo persone con ustioni e ferite da operare e una carenza di materiale ortopedico. Denunciamo il probabile uso da parte degli assedianti di gas velenosi perché abbiamo casi inspiegabili di difficoltà respiratorie e intossicazioni. Chiediamo ambulanze, ossigeno, analgesici”.

La Icrc è infine riuscita ad arrivare il 10 ottobre all’ospedale centrale e al policlinico di Bani Walid, grazie a una strada sbloccata. L’ufficio stampa ci informa che “una équipe qualificata con medico e infermiere ha portato in città il materiale necessario per operare cinquanta persone, ha potuto visitare alcuni feriti dalle bombe e dagli scontri, ha parlato con i medici i quali ritengono per ora di poter far fronte alla situazione senza evacuazioni di feriti”. Aggiunta: “Anche perché pochi desiderano essere evacuati”. In Libia le persone sparite e incarcerate sono all’ordine del giorno e venire da Bani Walid, ex roccaforte dei fedeli di Gheddafi, non è una buona presentazione. La Icrc precisa che il centro di Bani Walid appare tranquillo e gli scontri principali ora avvengono a circa 40 chilometri, a Mardum. E' il governo o sono quelli di Misurata ad attaccare le forze del Consiglio tribale della città? L’Icrc è molto guardinga (giorni fa le milizie hanno assaltato gli uffici); precisa appena che l’abbozzo di nuovo esercito nazionale si chiama “Libyan Shield” e di non poter dare questo tipo di informazioni.

La crisi a Bani Walid è cominciata quando il Congresso libico ha dato ai ministri degli Interni e della Difesa il permesso di usare la forza per arrestare alcuni abitanti, sospettati di aver ucciso Omran Shaaban, che catturò Gheddafi il 20 ottobre 2011. Ma quelli di Bani Walid non ci stanno. Lo stesso dottor Lufti sostiene che “non è vero niente e i medici ucraini che sono qui possono confermare che il nostro ospedale ha curato come poteva Shaban, entrato armato a Bani Walid e scontratosi con persone del posto, riportando gravi ferite”. Un comunicato del Consiglio delle tribù libiche sostiene: “Omran Shaban è stato trasportato all' ospedale di Beni Walid molto grave e con livelli alti nel sangue di droghe, da lì è stato trasportato all'ospedale di Misurata e da lì all'ospedale americano di Parigi dove è morto.. La gente di Beni Walid dice che probabilmente è stato un regolamento di conti dato che era drogato”.

Una versione che non si può verificare. Ma è assurdo che la versione opposta, cioè che qualcuno di Bani Walid abbia ferito e torturato Shabaan, porti a legittimare l’assedio a una città.

In Libia trionfano le milizie e gli scontri, i prigionieri senza processo sono decine di migliaia, i neri libici di Tawergha sono tuttora deportati a opera dei misuratani, i soldi del petrolio non si sa che fine fanno. Come da copione post-guerre “umanitarie”.

Marinella Correggia

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