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(2 Maggio 2012) Enzo Apicella
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Da una galera

Lettera da Giulia

(16 Ottobre 2012)

Riceviamo e pubblichiamo una lettera pervenuta alla casella mail della redazione - tramite un compagno - da una compagna detenuta nel carcere di Rebibbia.

Attenzione! Attenzione!

Questo, a distanza di 100 giorni dal mio arresto, è un piccolo contributo che voglio dare per mettere in guardia voi tutte e tutti.

1) Se per caso avete lampadari in casa, funzionanti con lampadine, fate attenzione, potreste pentirvene. Ma se proprio non potete farne a meno di averne qualcuno, non tenete in casa altre lampadine, oltre quelle già inserite negli appositi lampadari. Quando si fulmineranno, vagherete nel buio e solo allora potrete averne di nuove. Assicurandovi però di buttare quelle rotte, perché anche esse, come fatto notare dagli acutissimi Ros e Pm, sono un ottimo mezzo per costruire bombe.

2) Se ritenete opportuno abbellire la vostra presenza fisica con orecchini, badate bene a non acquistarli, qualora siano di rame. E se per caso un amico o amica ve ne voglia regalare un paio, separatevene senza indugi, perché sono armi pericolosissime.

3) Se non avete la maniacale abitudine di dare un posto ad ogni cosa, ma siete disordinati e tendete ad avere una improvvisata scatola degli attrezzi, dove tenete fra l’altro chiodi e pinzette per fermare i fogli, che dirvi? Evidentemente siete pericolosi terroristi, pronti a preparare bombe in ogni minuto.

4) Se vi capita di avere in casa mollette per i panni, non di plastica, bensì di legno, inceneritele, bruciatele, spargete le loro ceneri ai quattro venti. Non avete idea di cosa si nasconda dietro di loro.

A voler essere seria, tutta questa trafila di piccoli, ma non poco importanti avvertimenti, servono perché la notte in cui mi hanno arrestata hanno trovato nella casa dove vivo con il mio compagno (e dove non mi trovavo) lampadine di riserva, orecchini di rame, chiodi, ferma fogli e una molletta di legno. Il tutto è stato messo insieme, fotografato e sistemato da loro stessi in modo tale da farlo sembrare un assemblaggio di oggetti per preparare ordigni esplosivi. Così, infatti, il materiale sequestrato è stato presentato dai Ros e dalla Pm durante l’udienza del riesame.

Non parliamo ovviamente del fatto che, non avendo trovato alcun materiale cartaceo che descrivesse come si preparino tali bombe, sia stato da loro detto, evidentemente grandi conoscitori della mia persona, che non ce ne era bisogno, “perché era tutto nella mia mente, nella mia salda memoria!” Ogni commento è superfluo, vero?

Vorrei aggiungere un ultimo punto della lista, seppur a prima vista possa sembrare poco inerente ai precedenti:

5) Se questo mondo vi fa schifo; se ripudiate guerra, sfruttamento e devastazione; se non avete mai avuto il timore di dirlo; se non avete mai abbassato la testa pensando “non ci posso fare niente”; se ci avete sempre messo la faccia; se avete chiara la coscienza di chi sono i responsabili delle vite terribili che conduciamo; se siete convinte che la società in cui viviamo sia lobotomizzata; se non riuscite a guardare una gabbia con indifferenza; se il cuore vi si chiude, il sangue vi pulsa, la vista si annebbia al pensiero di una donna, di un uomo o di un animale rinchiuso, beh, prima o poi, come dice una donna rinchiusa qui con me “ti devi fare la galera”.

E se questo mio essere, questa Giulia che sto scoprendo forte, dignitosa, ancora più ferma e convinta delle sue idee e sprezzante dell’annichilimento in cui chi mi ha rinchiusa vorrebbe gettarmi; se questo mio essere loro lo vogliono etichettare come pericoloso, che costruisce bombe, che partecipa ad associazioni sovversive (magari affiliate alla fai-informale, nonostante qualunque cosa io abbia mai fatto, detto o pensato, non possa in alcun modo far pensare ad una mia benché minima adesione o partecipazione) volte a terrorizzare e seminare il panico fra la gente, beh, io non glielo permetto e rimando tutto al mittente.

Terrorista è chi rinchiude, chi manganella, chi devasta. E allora, parafrasando una canzone, che tremino i potenti di fronte agli animi fieri di tutte queste “terroriste”, che non hanno paura di lottare contro tutto ciò che realmente genera e rinvigorisce il terrore, la discriminazione, la diseguaglianza, la devastazione, lo sfruttamento.

Che tremino, che abbiano paura! La loro vera paura è che sanno che qualsiasi gabbia mi metteranno intorno, che sia cella, che sia lavoro, che sia diffamazione, che sia isolamento, niente mi toglierà la voglia di romperla e di continuare a guardare il mondo con gli occhi lucidi, aspri, vitali e liberi.

Che si arrovellino pure il cervello per trovare maglie migliori per le mie catene, io sarò più forte. Perché ho in me una coscienza, una consapevolezza di quello che sono, che non intaccheranno mai.

Che si specializzino nell’arte sopraffina (vera arte dei nostri tempi) del reinventare un significato per le parole, laddove guerra diventa missione di pace; laddove le bombe sono intelligenti e non pericolose e gli orecchini di rame e le lampadine pericolosi esplosivi; laddove il terrorismo non è quello di chi rinchiude, uccide, reprime ma quello di chi critica tutto ciò; laddove la devastazione si chiama civilizzazione, progresso o ricchezza; laddove il non accettare lo status quo dell’ingiustizia è sinonimo di pericolosità sociale; laddove gli immigrati carcerati si chiamano ospiti.

Le mie parole non hanno il peso della storia dei nostri tempi, della rabbia, dell’insolenza, della voglia di abbattere tutta la crudeltà, la ferocia della gabbia che rinchiude la vita di tutti noi, fuori e dentro le galere, schiavi di una vita che non vogliamo, di un mondo che cade a pezzi e che chiama i suoi residui progresso.

Dalla parte di chi lotta, di chi non si inchina.

Le bombe e il terrore li semina lo Stato, il Potere e la nostra santa Democrazia.

Per la libertà di tutte e tutti.

Una donna libera.
Giulia

Umanità Nova (numero 31, anno 92, ottobre 2012)

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