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il pane e le rose

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Solo con la lotta di classe fino alla Rivoluzione il proletariato non pagherà la crisi

(16 Ottobre 2012)

La crisi attuale non è un fenomeno passeggero ma storico: è la crisi generale di questo modo di produzione, il capitalismo.

A generarla non è stata una “cattiva politica”, gli “sprechi”, la “corruzione” o l'aver vissuto “al di sopra delle proprie possibilità”, anche da parte – hanno il coraggio di dire – degli stessi lavoratori.

La crisi è l'inevitabile risultato delle ineliminabili contraddizioni dell'economia e della società capitalistica. Le sue cause sono la sovrapproduzione e il calo del saggio del profitto.

Con l'avanzare della crisi l'intero sistema capitalistico mondiale arriverà al collasso e tutti i paesi capitalisti precipiteranno in condizioni molto peggiori di quelle della Grecia. La crisi è infatti oggi solo al suo inizio.

Come è inevitabile essa è irrisolvibile: non esiste una politica economica “di destra” o “di sinistra” che porti a una via d'uscita pacifica e all'interno di questo sistema economico e sociale. Non esiste un diverso modello di capitalismo in grado di svilupparsi senza crisi catastrofiche e guerre disastrose.

Il capitalismo ha già attraversato crisi analoghe a quella odierna. L’ultima fu la Grande Depressione degli anni Trenta. La cosiddetta politica economica keynesiana, ossia l’intervento dello Stato a sostegno dell’economia capitalistica, allora praticata indifferentemente da tutti i regimi borghesi, dai democratici come da quelli fascisti e nazisti, e non risolse affatto la crisi. Ciò che permise al capitalismo di tornare alla “crescita” – obiettivo, allora e oggi, spacciato come “bene comune” a borghesi e lavoratori – fu la Seconda Guerra mondiale. Il cosiddetto “boom economico” degli anni ’50-‘60 fu figlio del sacrificio di 55 milioni di vite, quasi tutti proletari e contadini. Questo è il prezzo da pagare al Capitale per la sua “crescita”!

La cosiddetta sinistra “radicale” è solo una sinistra borghese: dopo aver ingannato per 60 anni il proletariato spacciando per comunismo il capitalismo statale russo, cinese, cubano, eccetera, oggi, come se nulla fosse successo, continua a illudere e confondere i lavoratori prospettando loro modelli di sviluppo che non sono altro che la brutta copia di quel falso socialismo, fondati sulla impossibile regolazione da parte dello Stato dell'economia capitalistica.

Qualunque governo borghese deve subire le leggi economiche del Capitale. Ecco perché, in Europa e nel mondo, i governi cosiddetti “di sinistra”, di fronte alla crisi, hanno intrapreso le stesse misure antiproletarie dei governi “di destra”: distruzione dello Stato sociale, ricorso al debito, aumento dello sfruttamento della classe lavoratrice. Tutti provvedimenti che servono solo a rallentare l'avanzata della crisi ma non possono fermarla.

Alla crisi generale del capitalismo esistono solo due soluzioni politiche delle due contrapposte classi di questa società. Quella borghese è una nuova guerra mondiale per distruggere le merci in eccesso – prima fra tutte la merce forza lavoro – e poter iniziare un nuovo ciclo di accumulazione, così come accaduto con la seconda guerra mondiale.

La soluzione proletaria è la rivoluzione mondiale, per togliere il potere politico alla borghesia e liberare il lavoro dalle inumane e antistoriche leggi economiche capitalistiche che ogni giorno di più degradano l'umanità intera e immiseriscono la classe lavoratrice.

Per questo compito, tanto grande quanto vitale, il Partito Comunista Internazionale chiama alla milizia nelle sue file.

Partito Comunista Internazionale

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