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Il grande evasore

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(21 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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Attraversando le contraddizioni del presente

(19 Ottobre 2012)

Nel processo di ristrutturazione europeo, il centro del comando capitalistico sta determinando le politiche economiche - e quindi sociali - per il rientro del debito pubblico di tutti i paesi della zona Euro ed in particolare delle zone periferiche sconvolte dalle politiche di austerità imposta dal fiscal compact.

Quelle stesse politiche, anticipate in maniera trasparente dalla lettera di BCE della scorsa estate, stanno determinando nel nostro paese fenomeni politici chiaramente riconducibili alla direzione di comando dell'oligarchia finanziaria europea stessa.

L'utilizzo ed il ruolo della magistratura, amplificato dai mass media nella repressione del malaffare e della deriva di un ceto politico irrimediabilmente compromesso nello scontro interno della borghesia nazionale, rivela e conferma il ruolo di comando del potere economico e politico del centro europeo su tutti i paesi, incidendo maggiormente sulle aree periferiche a causa degli squilibri sistemici sedimentati negli anni, almeno con il duplice obiettivo di ridurre in farsa ogni pretesa democratica o popolare di risposta alla ristrutturazione in atto.

In Italia, il vecchio dualismo di poteri Regioni/Stato, che pure ha assolto contraddittoriamente nel passato un compito tutelativo agendo su forme di distribuzione della ricchezza e di gestione del territorio, non ha retto all'assalto speculativo e di rapina del capitalismo ed è inevitabilmente degenerato sempre più spesso in dinamiche clientelari e mafiose.

Tale assetto di poteri si trova quindi oggi ad essere incompatibile nella nuova fase di accumulazione per l'esproprio perseguito dalla borghesia produttiva, dando luogo ad una verticalizzazione e concentrazione dello scambio e del controllo politico dei processi, che tende ad eliminare ogni possibilità della borghesia parassitaria di esercitare il proprio ruolo di mediazione e di scambio politico.

Questo fenomeno, ormai di dominio pubblico e condiviso da una opinione pubblica manipolata ad arte dal potere mediatico, ha lo scopo di ristabilire il comando politico dei poteri europei, banchieri, industriali e finanza al fine di impedire qualsiasi possibilità di modificare il quadro politico.

L'obiettivo strategico è la conquista totale degli spazi di governo e di dominio nell'attraversamento delle trasformazioni in atto, caratterizzando questo periodo con la verticalizzazione del potere dovuta ad una accelerazione della concentrazione di capitali.

Si vuole così evitare di perdere il controllo - non solo classista - sulla forza lavoro, ma si vuole anche evitare che la lotta all'interno del ceto borghese nazionale possa determinare politiche altrimenti poco gestibili.

Economicamente, la lettera della BCE che richiamava al rispetto dei vincoli di bilancio lascia aperta alla classe dominante e alla sua espressione politica nel governo Monti la possibilità di agire non solo sul debito pubblico, ma anche sull'enorme debito accumulato da enti locali e aziende partecipate. E' inoltre evidente che le politiche di austerità e le controriforme sociali decretate dal governo Monti, non solo sono in linea con la lettera della BCE, ma sulle politiche antiproletarie messe in atto vanno ben oltre, andando definire un futuro dove il ruolo centrale dell'impresa sia un atto costitutivo del nuovo corso capitalistico.

Naturalmente classisti, la futura manovra e i futuri provvedimenti metteranno in gioco anche una parte della ricchezza oggi gestita da una parte della borghesia parassitaria italiana.

I comunisti anarchici, fuori dal populismo e dalla riduzione in semplice equazione del dualismo governati/governanti, non accettano questa operazione riduzionistica di ricondurre le malefatte del ceto politico alla gogna preparata dal capitale, dato che come sempre l'oligarchia al comando sceglie nuovi rappresentanti e rottama quelli vecchi nella più assoluta continuità sistemica.

Nel deserto sociale, la mancanza di rivolte segna il vuoto sociale e politico scavato dal fallimento di quella che fu la sinistra riformista in questo paese, ormai passata armi e bagagli sul versante liberista.

Nella paura e nella perdita di fiducia nelle proprie possibilità di lotta da parte dei lavoratori, si staglia il totale fallimento delle tre confederazioni sindacali, complici della macelleria sociale che si sta producendo, colluse con il più volgare social-liberismo italico, pur di schierarsi insieme a governo e padronato contro FIOM ed il sindacalismo conflittuale.

Pur ricattata e lacerata la prima, pur spesso autoreferenziale il secondo, entrambi hanno da soli sostenuto in questi anni una difesa di classe dagli attacchi pesantissimi alle condizioni di vita e di lavoro di milioni di proletari.

In questa situazione drammaticamente sfavorevole sia sul piano del protagonismo dell'opposizione sindacale e sociale che sul piano dell'attacco capitalistico non mancano i tentativi di risposta nelle piazze e nei posti di lavoro: le mobilitazioni generose degli studenti, vittime come sempre della repressione, gli scioperi in parte scoordinati e poco valorizzati dei lavoratori pubblici, dei trasporti e delle scuola, persino la manifestazione intercategoriale del 20 ottobre a Roma. I lavoratori e le lavoratrici non possono che approfittare di un momento di riunificazione delle lotte, affinché la partecipazione di massa di lavoratori e lavoratrici possa esercitare una pressione rivendicativa che vada ben oltre i rinunciatari obiettivi della CGIL. Così come il 27 ottobre sarà un'altra occasione per costruire contro il governo Monti e le sue politiche antiproletarie condivise da buona parte dei partiti e del ceto politico europeo, a Roma come nei territori, momenti di dissenso e di lotta che superino le tentazioni da cartello elettorale dei promotori.

Sappiamo che questi timidi tentativi di riconnettere militanza per un fronte di classe non ci permettono scorciatoie.

Ma sappiamo anche che non esiste uno spazio che possa restare vuoto, sappiamo che dovremo sottrarre tale spazio alla possibilità che venga utilizzato o riempito dal populismo e dal fascismo.

Per noi anarchici la solidarietà e l'uguaglianza sociale sono patrimonio della classe proletaria: le prossime lotte dovranno avere queste caratteristiche e queste attitudini, per impedire alle forze reazionarie di serrare il cerchio fomentando la guerra tra poveri.

Per costruire lo sciopero generale e generalizzato!

Per costruire l'alternativa libertaria!




15 ottobre 2012

Segreteria Nazionale
Federazione dei Comunisti Anarchici

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