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(4 Novembre 2009) Enzo Apicella
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    20/10: avviati ufficialmente i dialoghi di pace fra Farc e Governo colombiano

    (21 Ottobre 2012)

    Lo scorso giovedì 18 ottobre, ad Oslo, l'insorgenza rivoluzionaria delle FARC ed il governo colombiano hanno presieduto la conferenza stampa che ha inaugurato ufficialmente i dialoghi di pace.
    Dopo l’intervento di Humberto De la Calle, capo dei negoziatori del governo, per bocca del quale l’oligarchia e la borghesia colombiane hanno ribadito di non essere disposte a cambiamenti socio-economici e politici sostanziali per contribuire alla pace, hanno parlato le FARC.
    Molti i punti toccati dai portavoce della guerriglia; in particolare, il Comandante Iván Márquez, del Segretariato dello Stato Maggiore Centrale dell’organizzazione insorgente, ha dichiarato che “il popolo dev'essere il principale protagonista nel raggiungimento della pace”.
    Ha poi precisato che in Colombia oltre 30 milioni di cittadini vivono in povertà, e 6 milioni di contadini sono sprovvisti di mezzi di sussistenza.
    Le FARC, afferma il Comandante Márquez, hanno sempre voluto “una Colombia senza ingiustizie né disuguaglianze politiche, economiche e sociali”, sottolineando che il primo tema da discutere sarà la questione agraria, giacché questo punto rappresenta il nodo-contraddizione centrale per la risoluzione del conflitto sociale ed armato in Colombia.
    “Ci opponiamo”, ha assicurato, “alla distruzione della biodiversità; [...] abbiamo lottato per una riforma agraria efficace e trasparente. La restituzione delle terre deve riferirsi alle terre che sono state strappate ai contadini e ai loro figli”.
    Dopo aver richiesto per l'ennesima volta al governo un cessate il fuoco durante i dialoghi, i portavoce dell'insorgenza hanno anche ribadito che “la ribellione armata è un diritto universale” dei popoli, auspicando che la partecipazione della Norvegia al processo contribuisca all'esclusione delle FARC dalla lista delle organizzazioni “terroriste”, stilata arbitrariamente dall’Unione Europea per compiacere l’imperialismo USA. A questo proposito è bene ricordare che, a parte la Colombia ed il Perù, nessun altro paese del Sud America accetta tale definizione per le FARC.
    L’inizio dei dialoghi non è dei più promettenti: mentre il movimento guerrigliero propone misure concrete per costruire una vera pace con giustizia sociale e parteggia per un’ampia e rappresentativa partecipazione popolare al processo, il governo Santos, lungi dal voler affrontare e superare seriamente le cause che hanno generato e che alimentano tuttora il conflitto, è interessato esclusivamente a gestirlo a porte chiuse e a smobilitare l’insorgenza rivoluzionaria, per attirarla nella trappola della borghese “democrazia” genocida colombiana in cui sindacalisti, difensori dei diritti umani, oppositori politici, intellettuali critici, attivisti sociali e leaders comunitari vengono minacciati, assediati, criminalizzati, arrestati o ammazzati. L’Unión Patriótica docet

    Associazione Nazionale Nuova Colombia

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