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L’imperialismo finanziario austro-tedesco pone in grave pericolo nazioni e nazionalità nello spazio della SFRJ

dichiarazione del Partito Comunista di Slovenia

(18 Agosto 2004)

Il partito comunista sloveno esprime preoccupazione per la distruzione sempre maggiore dell’economia slovena, che fu costruita dagli stessi sloveni con l’aiuto di tutte le repubbliche (in originale: nazioni) e nazionalità della Jugoslavia e dalla classe lavoratrice della SFRJ, così come dalle istituzioni finanziarie e politiche della SFRJ e dalla Banca Nazionale Jugoslava.

Il partito comunista sloveno sottolinea la crescente distruzione delle fabbriche, il dilagare della crisi e del caos, il grosso debito pubblico che è, ufficialmente, 50 volte superiore a quello antecedente al 1989, così come l'acquisizione di imprese nazionali da parte del capitale finanziario austriaco nel caso di centinaia di fabbriche e di cinque banche. Con la Repubblica Federale di Germania divenuta proprietaria della banche austriache, l’influenza dell’imperialismo finanziario tedesco si è automaticamente trasferita alla Slovenia.

Le fabbriche e le compagnie slovene (2.600 al tempo del Maresciallo Tito) furono costruite per sostenere lo sviluppo sociale della SFRJ, non per rinvigorire l’economia austriaca o per lo sfruttamento da parte dell’imperialismo finanziario austro-tedesco. Pertanto, la partecipazione della Slovenia alla Comunità europea è illegale e rappresenta solo una copertura per nascondere lo sfruttamento della Slovenia e di tutti i Balcani.

Anche in altre regioni si è assistito alla privatizzazione selvaggia, alla rapina legalizzata delle fabbriche, alla distruzione della proprietà pubblica a beneficio del capitale finanziario austro-tedesco. Nelle altre repubbliche, il debito verso la Germania sta aumentando ad un livello tale che non esiste più copertura, nelle riserve dello stato, neanche per gli interessi bancari.

Riguardo alla Slovenia, la sua unica possibilità di cooperazione nell’Unione Europea è nella stessa forma applicata dalla SFRJ nella Comunità Economica Europea. La sua piena partecipazione rappresenta un attacco all’intera regione della SFRJ e la completa distruzione dell’economia e della finanze slovene, nonché la colonizzazione di stato, nazione e nazionalità.

Riguardo alla NATO, le nazioni balcaniche devono pensare a se stesse: ciò vuol dire che nessuna collaborazione e' possibile in forme diverse da quella dei tempi della SFRJ. Si pensi ai tentativi del gruppo dell’Aia, di mettere sotto inchiesta persone della Slovenia, per poi concedere un avvicinamento alla NATO in cambio del ritiro delle accuse all’Aia! [*] La Slovenia è già stata un membro della "Partnership per la pace" e una partecipazione regolare alla NATO non sarebbe in conformità né con la costituzione slovena, né con una conferenza sulla Jugoslavia-SFRJ e neanche con le decisioni dell’AVNOJ e di altre conferenze internazionali.

La corte de L’Aia ha indagato sull’ex presidente della Slovenia e su altre persone che hanno preso parte ad attività criminali.

Oltre alla distruzione economica della Slovenia e alla catastrofe del debito crescente – a livelli mai raggiunti prima nella storia – fa sentire i suoi effetti anche la privatizzazione selvaggia, vale a dire la rapina legalizzata di 2.600 fabbriche, di pari passo con la distruzione delle fabbriche e con i debiti privi di garanzia: alla richiesta dei creditori seguirà una colonizzazione economica e territoriale. Il livello di vita peggiora di giorno in giorno, la situazione si aggrava lentamente ma in modo costante.

Tutto è iniziato con la violazione della costituzione della SFRJ e lo smantellamento del socialismo, a cui hanno fatto seguito la privatizzazione selvaggia e l’instaurazione di altrettanto selvaggi stati borghesi con connotazioni fasciste. E allo smantellamento del sistema socialista è seguito il furto di beni materiali, seguito a sua volta dal furto di beni immateriali: mancanza di rispetto per la gente, i lavoratori, i comunisti, gli atei, le masse nazionali, disonorate e private della giustizia.

Partiamo dall’Articolo 238 della Costituzione, secondo il quale nessuno, nello spazio della SFRJ o in qualsiasi altra parte della SFRJ, può firmare una capitolazione. Dopo lo smantellamento del socialismo, l’introduzione della privatizzazione selvaggia e la rapina di imprese e fabbriche, è stata rovinata la scienza, con le invenzioni scientifiche passate alla Germania per una valutazione. Dopo la distruzione di centinaia di compagnie, è iniziato il massiccio debito pubblico.

Nell’interesse di gruppi di pressione capitalistici, alcune fabbriche sono state fatte saltare con la dinamite. Tutti i mezzi di informazione sloveni hanno lanciato l'allarme contro questi gruppi di pressione, accusandoli di violazione della costituzione e di distruzione delle fabbriche, e chiedendo pene severe: prigione per chi commette continui atti criminali, sentenze fino a 20 anni, pena di morte. [*]

Sia da parte dei media che di altre organizzazioni, c’è lo sforzo di mandare in tribunale non solo le persone indagate da L’Aia, ma anche chi distrugge e chi commette atti criminali più gravi. Le rimostranze ad Austria e Germania per queste attività nei Balcani non hanno ricevuto alcun riscontro.

Anche la pressione sulle regioni slovene dell’Austria è andata aumentando, in aggiunta all’importazione di estremisti di destra dal bacino del Danubio a Karnten e Steiermark. Ciò viola il quinto articolo dell’accordo di neutralità austriaco. L’Austria ha compromesso la sua stessa neutralità con l’ingresso nella Comunità Europea. La firma per prendere parte ad unità militari promuoverà questa perdita di neutralità.

A seguito degli attacchi dei gruppi di pressione imperialisti contro Slovenia, Croazia, Serbia e le masse popolari, tutti i Balcani, le organizzazioni e associazioni progressiste chiedono l’immediata cooperazione e un coordinamento comune tra le nazioni e le nazionalità per difendere il loro stesso interesse come quello delle future generazioni nello spazio jugoslavo.

[*] Poco comprensibile nell'originale inglese, ndt

24.12.2003 e 07.01.2004

Comitato centrale del PCS

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