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(4 Aprile 2011) Enzo Apicella

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Pisa 27 ottobre. Perché opporsi alla parata nostalgica di el alamein

intervista allo storico davide conti

(26 Ottobre 2012)

1) E' giusto parlare di criminali di guerra italiani ? E perchè questi crimini
sono ignoti ai più e rimasti impuniti?


É giusto. Se pensiamo che nella sola Lubiana, oggi capitale della Repubblica slovena al termine dell'occupazione italiana la popolazione era diminuita del 10% a causa di deportazioni, rappresaglie, fucilazioni ed esecuzioni sommarie e che complessivamente l'invasione italo-tedesca comportò in totale oltre 1.700.000 morti in tutta la Jugoslavia si può comprendere come sia doveroso parlare di crimini di guerra italiani contro i civili ed i partigiani.
Al termine della seconda guerra mondiale oltre mille nomi di militari italiani furono consegnati alla apposita commissione delle Nazioni Unite da paesi che erano stati invasi dal nostro esercito (Jugoslavia, Grecia, Albania, Urss, Francia) o i cui soldati avevano subito violazioni della convenzione di Ginevra (maltrattamenti, torture o sevizie) durante la prigionia in Italia (Inghilterra e Usa). Le ragioni dell'impunità hanno una doppia origine internazionale e nazionale.
Dal punto di vista geopolitico – il principale fattore di affermazione del paradigma dell'impunità- la collocazione del nostro paese nell'ambito della nascente Alleanza Atlantica spinse gli alleati ad evitare di richiedere l'estradizione o la celebrazione dei processi in sede internazionale contro generali, ufficiali e quadri del Regio Esercito poiché questo avrebbe comportato l'azzeramento o quasi dei vertici delle Forze Armate sostanziando l'iniziativa interna di epurazione sostenuta dai partiti di sinistra del CLN, Pci Pd'A e Psiup.
Al contrario la linea degli Alleati occidentali fu quella di un rapido riarmo e di una rapida integrazione dell'esercito italiano all'interno del dispositivo militare internazionale della futura Nato. Per questo Francia, Usa e Inghilterra rinunciarono a processare quei criminali di guerra che loro stessi avevano indicato nelle liste.
La necessità di riorganizzare l'esercito con personale già operativo e per di più ideologicamente formato dal regime fascista all'anticomunismo più acceso convinse gli Alleati a seguire questa strada. Per gli altri paesi le stesse ragioni geopolitiche: la contrapposizione col blocco orientale consentì all'Italia, appoggiata dagli alleati, di non consegnare gli accusati di pratiche e condotte militari illecite soprattutto in Unione Sovietica ed in paesi balcanici come Jugoslavia ed Albania. Diverso il discorso per la Grecia che collocata nel dopoguerra nello stesso schieramento geopolitico dell'Italia siglò nel 1948 un accordo segreto con cui rinunciava alla consegna dei presunti criminali di guerra e grazie al quale anche quei militari italiani già condannati dai tribunali di Atene furono rimpatriati.
La risultante di questi processi internazionali, sul piano interno, fu la possibilità sostanziale per i governi a maggioranza conservatrice di mantenere quella continuità dello Stato che è stato il tratto caratteristico del dopoguerra italiano.

2) perché l'Italia non ha fatto i conti con il proprio passato fascista e
colonialista?


Agli italiani è stato consentito di evitare di fare i conti con il passato fascista sia perché non è stata celebrata a livello simbolico una “Norimberga italiana” sia perché rivisitare criticamente la propria storia nazionale avrebbe obbligato il paese e la classe dirigente ad assumere responsabilità enormi rispetto alla nascita ed all'avvento del fascismo, al largo consenso ed al sostegno alla dittatura di Mussolini, alle politiche di aggressione militare in Spagna, Africa, Balcani e resto d'Europa, alle politiche razziali adottate dal regime. Questo avrebbe portato inevitabilmente all'avvio di un processo di rinnovamento ed epurazione generale che avrebbe stravolto la composizione degli equilibri politici che invece si andarono componendo al termine della guerra e che si indirizzarono in tutt'altra direzione. Da qui la nascita di un discorso e di una retorica celebrativa che fin dagli albori della Repubblica democratica elude qualsiasi richiamo a responsabilità italiane.

3) Italiani brava gente, il ritornello per occultare l'Italia colonialista e le migliaia di morti provocate ?

Il mito degli “italiani brava gente” ha rappresentato l'espediente retorico intorno al quale costruire l'immagine di un'alleanza militare quella dell'Asse nazifascista costituita da un tedesco “cattivo e spietato” nonché responsabile di stragi di civili anche nel nostro paese e un italiano bonario e sostanzialmente diverso dal suo temporaneo alleato.
Naturalmente questa rappresentazione auto-assolutoria è servita anche a giustificare le aggressioni coloniali in Africa, presentate come opera di civilizzazione di popoli e paesi inferiori e non progrediti.

Il 27 Ottobre sarà celebrata a Pisa la battaglia di El Alamein, anzi la sconfitta dell'esercito nazi fascista nella campagna d'Africa. Vuoi parlarci di questa battaglia e del perchè a 70 anni si continua a celebrare la rievocazione di el alamein, guerra, militarismo e rigurgiti fascisti? Qual'è il filo nero che li lega?

La celebrazione della battaglia di El Alamein si colloca lungo una linea di continuità con la costruzione della memoria storica pubblica del nostro paese. Purtroppo non si tratta solo di rigurgiti neo-fascisti. Ricordo, solo per citare un esempio recente ma ce ne sarebbero anche di più lontani nel passato, che il Presidente della Repubblica Ciampi durante il suo mandato celebrò con grande enfasi i caduti di quella battaglia, segnando un passaggio di forte rivisitazione del passato nazionale, allargando ed includendo all'interno di un più ampio perimetro le diverse “memorie” della seconda guerra mondiale e conferendo una qualche forma di legittimità anche alla storia “degli sconfitti” che si associò alla retorica comprensiva sui “ragazzi di salò” inaugurata da Violante nel suo discorso d'insediamento alla presidenza della Camera dei deputati.

Intervista a cura di Federico Giusti

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