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IKEA: politica antisindacale e dignità operaia

(28 Ottobre 2012)

Nonostante ipotesi e false intenzioni di ricomporre la vertenza IKEA con un confronto serio per metter mano ai problemi, la strada intrapresa da IKEA e Consorzio CGS, è stata quella di puntare ad estromettere il SI-Cobas dal Deposito Centrale di Piacenza per continuare come sempre han fatto: il proprio comodo.

Il tentativo di estromissione è portato avanti con liste di proscrizione IKEA/CGS che vietano l'ingresso al Deposito dei lavoratori "insubordinati" con sanzioni disciplinari con sospensiva dal lavoro da parte delle cooperative per arrivare ai licenziamenti (politici), con ricatti ai lavoratori iscritti al nostro sindacato del tipo "se vuoi lavorare per noi devi dare disdetta al SI-Cobas", attraverso provocazioni di alcuni "zelanti lavoratori" intenti a sfondare la protesta davanti ai cancelli con le proprie automobili e che fingono di farsi male (come è il caso del signor Collis che per ben due volte si è presentato a provocare ed è stato allontanato dalla stessa Digos che lo ha caricato nell'auto di servizio) per denunciare aggressioni inesistenti, con minacce dirette di alcuni responsabili delle cooperative che rivolgendosi ai lavoratori in lotta han detto loro "non lavorerete mai più in questa città"....

Un piccolo assaggio di democrazia di questo civile paese condito da tempestivi atti vandalici compiuti, nel parcheggio antistante al deposito, alle auto degli operai in lotta ad opera dei soliti "ignoti" e dal consueto schieramento di polizia ai cancelli.

Il sig. Mario Spezia, nella doppia veste di consigliere della Camera di Commercio di Piacenza, in rappresentanza del settore dei Servizi e di presidente della cooperativa San Martino (uomo di grande impegno, evidentemente) nelle sue dichiarazioni alla stampa, mentre fa vanto della città di Piacenza "assurta alle cronache nazionali quale sede del Festival del Diritto" ha la sfacciataggine di affermare che i lavoratori "verrebbero spinti a rivendicare oltre il lecito (nella forma e nella sostanza)" tormentandosi -si fa per dire- del fatto che "sono figure socialmente deboli (come gli extracomunitari) che ancora lontane dal comprendere fino in fondo i principi ed i valori che tengono insieme comunità democratiche e libere come le nostre, hanno (in alcuni e per fortuna ridotti casi), all'opposto, assimilato e fatte proprie le peggiori consuetudini dei soliti "furbetti" nostrani"...

Il contenuto razzista di questa affermazione si commenta da solo e dovrebbe far riflettere sulla considerazione in cui vengono tenuti gli operai che lavorano nei magazzini.

Così, come dovrebbe far riflettere il fatto che il SI-Cobas non sta girovagando per il polo logistico piacentino "per raggranellare qualche consenso", ma sono i lavoratori stessi che ogni giorno bussano alla porta del nostro sindacato per cercare di migliorare la propria condizione di lavoro e di vita.

Buste paga e trattamento complessivo del lavoratore, sono il riscontro non del SI-Cobas, ma oggettivo con il quale misurare la condizione operaia nel polo logistico, i principi e i valori realmente applicati.

Festival e protocolli d'intesa non sono serviti a migliorare questa condizione e se la risposta alla volontà di cambiamento dei lavoratori (che son cosa diversa dagli operatori anche se "cooperativistici") è quella che stiamo vedendo in questi giorni all'IKEA, possiamo esser sicuri che, ancora una volta, i lavoratori devono e dovranno contare principalmente sulle proprie forze, autorappresentando le proprie istanze senza delegarle a nessuno.

Se fosse vero il contrario avrebbe allora ragione, al di là del tono offensivo, antisindacale e corporativo il sig. Mario Spezia, quando afferma che "l'unica vera difesa ai loro interessi ed al loro futuro è rappresentato unicamente dalla cooperativa, senza bisogno di intermediari e di azzeccagarbugli vari" o che non c'è "maggiore tutela e salvaguardia per il lavoratore che l'essere socio di una cooperativa seria e attiva come quelle che sono oggi presenti negli stabilimenti IKEA di Piacenza".

Peccato che succede esattamente l'opposto e che il cosiddetto socio-lavoratore, il vero affare del secolo della moderna imprenditoria, non si senta parte di una grande famiglia ma, nella stragrande maggioranza dei casi, di una grande fregatura.

Parlano i salari percepiti, gli istituti contrattuali che, nonostante anni e anni di servizio, non hanno ancora raggiunto il 100%, il mancato pagamento di malattia, infortunio e maternità da parte delle cooperative, il mancato rispetto delle ore contrattualmente previste, i regolamenti interni delle cooperative che agiscono in deroga al CCNL e le stesse deroghe al contratto nazionale di cui hanno goduto grazie alla "comprensione" dei sindacati confederali che ora sono scesi apertamente in difesa degli interessi degli "operatori" e non degli operai.

Come spesso accade, infatti, si vuole governare con la forza ed il ricatto la lotta degli operai e la stampella confederale arriva puntuale a stigmatizzazione il comportamento del Si Cobas, unendosi al coro del Consorzio che agita lo spauracchio che il colosso IKEA stia riconsiderando gli assetti globali. Una vera potenza, quindi, la lotta dei lavoratori del deposito che indurrebbe la multinazionale del mobile low cost a buttare all'aria milioni e milioni d'investimenti nel magazzino centrale sud Europa per spostarsi a Dubai (come qualcuno ha sostenuto anche nell'incontro in Provincia) piuttosto che risolvere la condizione di 350 lavoratori low cost delle cooperative, dove, in particolare, orari e straordinari sono gestiti arbitrariamente dai responsabili delle cooperative creando una disparità di trattamento fra i lavoratori

Un ritornello, questo, già sentito in molte altre vertenze teso a seminare preoccupazione e incertezza tra i lavoratori e ad indebolire la lotta e cercare di far fuori il sindacato che i lavoratori hanno scelto e costituito.

Rimandiamo al mittente l'accusa di "irresponsabili", in quanto abbiamo segnalato più volte il contenuto e la piattaforma di questa vertenza e la volontà di affrontarla attraverso un percorso di normali relazioni sindacali. Qualcuno ha scelto la via dello scontro, ed IKEA ne è diventata il primo responsabile. Il committente, come sempre, concentra nelle sue mani un potere superiore a quello del Consorzio (CGS) e delle singole cooperative (San Martino, Cristall, Euroservizi) e ha facoltà di condizionare gli eventi.

Dinnanzi alla decisione di IKEA di andare allo scontro la protesta ha cominciato anche a muoversi davanti ai negozi (sabato 27 ottobre a San Giuliano e Carugate) sensibilizzando i suoi clienti su quanto sta accadendo nei magazzini. Ciò è avvenuto con l'aiuto di lavoratori di altre cooperative, delle forze sociali, sindacali e politiche, che hanno già manifestato la loro volontà di sostenere questa battaglia allargando il fronte della solidarietà e della mobilitazione al di fuori del deposito di Piacenza.



Piacenza, 27/10/2012

Sindacato Intercategoriale Cobas
Coordinamento Provinciale di Piacenza

Fonte

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