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Verso la vittoria

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(6 Ottobre 2012) Enzo Apicella
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(La rivoluzione bolivariana)

Caracas: un'altra rivoluzione e' possibile

(18 Agosto 2004)

Ha vinto otto votazioni nazionali tra il 1998 e oggi. In sei anni ha rovesciato come un guanto un paese predato per mezzo secolo da un'oligarchia mafiosa rappresentante meno del 10% della popolazione, ma in controllo dell'80% della ricchezza nazionale. Per la prima volta dai tempi di Simon Bolivar, le masse popolari non solo sono rappresentate al potere, ma sono il potere. Ha recuperato i valori e il messaggio anticolonialista e unitario di Bolivar e quello antifeudale e antirazzista di Ezequiel Zamora. In sei anni ha dato ( si parla sempre di lui insieme alla sua squadra di dirigenti marxisti, castristi, gramsciani, bolivariani) al paese una legislazione che nessun paese del Terzo Mondo, a parte Iraq e Cuba, si sono mai sognati: sul lavoro, sulla previdenza sociale, sulla donna, sull'infanzia e adolescenza, sugli anziani, sull'ambiente, sulla salute, sulla scuola, sulla terra, sul risanamento urbanistico, sugli animali, sull'amministrazione pubblica, altro che quel protoleghista di Bassanini.... Ha bonificato, fin dagli anni '80, operando all'interno delle forze armate, il mondo militare che, dai tempi delle guerre napoleoniche ha sempre costituito l'unica possibilita´di contropotere rispetto all'oligarchia terrateniente e compradora, ma che, proprio poer questo, e`stata sempre tenuto in ostaggio dalla destra e dall'imperialismo spagnolo, portoghese, britannico, statunitense. Ha sostituito i quadri creoli dell'esercito con quadri indigeni e meticci tratti dai settori popolari, ha fatto della Guardia Nazionale un esercito del popolo sul modello della Rivoluzione francese, della Comune, dell'Armata Rossa. Cacciando una banda di ladroni e sostituendoli con personale rivoluzionario, ha recuperato alla proprieta´del popolo (qui da intendersi come proletariato urbano e rurale, ceto impegatizio, piccola e media impresa in conflitto con l'economia colonialista e compradora) la massima impresa del paese, la PDVSA, un ente di Stato sostanzialmente privatizzato dai suoi dirigenti che erano arivati a lasciare allo Stato la miseria del 17% dei proventi petroliferi, mentre il resto veniva investito in societa´dagli stessi dirigenti costituiti con partners stranieri in paradisi fiscali.

Ha saputo organizzare capillarmente le masse con una serie di strumenti di quadri e di campagne di emancipazione, come la Missione Robinson che ha alfabetizzato chi non lo era, la missione Barrio Adentro per il risanamento dei quartieri e la diffusione di centri sanitari che hanno raggiunto 12 milioni di persone, la missione Ribas, che ha recuperato alla maturitá e al diploma decine di migliaia di costretti all'abbandono scolastico, la riforma agraria che ha distribuito ai contadini 700 milioni di ettari sottrati al latifondo, la riforma della proprietà urbana che a migliaia di inquilini ha dato la proprietà di una casa costruita "abusivamente" su terreni abusivamente appropriati dai coloni e dai creoli. Ha dato alla comunità india, in parte ferma a 10.000 fa, dignità, riconoscimento di valori, usi, costumi, ma anche inclusione e partecipazione, emancipazione. Cose che il subcomandante Marcos e gli accordi di S. Andres non si sono neppure sognati. Avreste dovuto vedere il Comando Maisanta con le sue pattuglie elettorali di militanti che diffondevano ovunque con parola e materiali le istruzioni e condizioni della votazione. Attraversando il paese dal Caribe alle Andre e dai llanos della pianura alla selva tropicale dell'Orinoco ho assistito alla guerra tra i grandi media, tutti in mano all'oligarchia filo-yankee che sputavanmo veleno e menzogne e, dall'altra parte, la comunicazione dei proletari: i graffiti, le fanzine, le radio e tv comunitarie, i manifesti, "Uh, ah - Chavez no se va", "Chavez amigo - el pueblo sta con tigo", "El pueblo unido- jamas serà vencido" e poi tante canzoni nuove. Questa è uina rivoluzione che, come tutte quelle vere (ricordiamoci del '68, dei canti del lavoro del primo Novecento) cantano e, mentre la borghesia creola, bianca con qualche servile aggregato meticcio, manifesta con carovane di fuoristrada da imbecilli esibizionisti, strepitanti e puzzolenti, il popolo marcia cantando, ballando e tutto vestito di rosso. Il giorno della vittoria sarà la "Mision Roja", con un cielo che dovrà farsi rosso, ha detto Chavez, da un orizzonte all'altro a forza di palloncini e bandiere, spesso con il volto del Che.

Tutto questo non poteva non far imbestialire i padroni del mondo e i loro camerieri locali. E dunque golpe di aprile, serrata e sabotaggio economico di dicembre-gennaio, campagna terroristica con 20 omicidi questa primavera, raccolta fasulla di firme per un referendum consultivo a febbraio, ovviamente illegale e annullato, raccolta di firme per il revocatorio che arriva a 3 milioni e mezzo, ma la meta´sono manifestamente false e in parte vengano recuperate con il "reparo" voluto da quegli osservatori "neutrali" che sono gli ex- presidenti del Centro Carter e i personaggi tipo Gaviria (ex-presidente colombiano) dell'OSA (Organizzazione degli Stati Americani) e a cui Chavez, pro bono pacis e per non giustificare la canea che lo accusa di autoritarismo, ha fatto buon viso a carttivo gioco.

Tutti i sondaggi, tutto quello che per la prima volta è stato fatto per masse da sempre fuorigioco, depone a favore di una vittortia a valanga di Chavez. Non fosse per questi osservatori, che già al tempo della raccolta di firme hanno dovuto essere ripresi perchè si erano lasciati andare a valutazioni politiche. Non fosse soprattutto per la gestione del voto elettronico da parte della CANTV, società privata nazionale delle telecomunicazioni che l'oligarchia compradora aveva venduto a una grossa multinazionale statunitense. E' come se Colannino dovesse sovrintendere a una votazione sulla sua sopravvivenza. Da mesi i golpisti e Washington tuonano all'unisono contro i brogli e le frodi che si "verificheranno". Se la vittoria di Chavez non e`a valanga, o almeno non rispetta l'ultimo sondaggio statunitense di un 53% contro un 45%, si scatenerà la canea dei brogli. E le strade di Caracas e del paese si riempiranno di provocatori, utili idioti, difensori della giustizia e della rivoluzione e, dunque, di sangue. E' la soluziopne B elaborata dall'ufficiale pagatore dell'oligarchia fascista, Roger Noriega, sottosegretario al Dipartimento di Stato USA per l'America Latina. Insurrezione, coas, stragi, necessita´di intervento pacificatore. Insomma una vecchia Jugoslavia, un nuovo Sudan. In alternativa c'è anche la soluzione C. C come Colombia. Ogni volta che sono venuto qui in questi due anni si sono succedute le provocazioni di Uribe al confine. Infiltrazioni massicce di paramilitari delle AUC, guidate spesso da alti ufficiali delle FFAA colombiane, che bruciano villaggi, massacrano contadini, a volte cercano di dar vita, invano per ora, a Autodefensas Unidarie Venezuelane. Creare destabilizzazione, mirare al distacco dello Stato confinante colombiano di Zulia, un oceano di idrocarburi ambito dei petrolieri di Bush, attraverso la costituzione di un governo provvosorio democratico di salvezza nazionale che invochi l'aiuto dell' associazione a delinquere denominata "Comunità internazionale". L'innescso sembra abbia dovuto essere quel manipolo di 133 paramilitari colombiani, ora sotto processo, guidati da due alti ufficiali delle FFAA di Bogotà, arrestati a marzo in una fattoria di proprietà del solito cubano di Miami, con tanto di piani per asasassinare Chavez e costituire un governo di salvezza nazionale.

In ogni caso, come ha detto Chavez nell'immensa manifestazione di domenica scorsa, questa non sará la battaglia definitiva. Poi dovrà esserci "l'approfondimento della rivoluzione", le pattuglie elettorali che si trasformano in pattuglie sociali, un capitalismo da sradicare dato che, come ha ancora detto il presidente, non è possibile umanizzarlo. I modelli, ha ribadito, sono tanti: c'è Cuba, c'è Gramsci, c'è Mao, ci sono Bolivar e il combattente contro il feudalesimo Ezequiel Zamora, c'è moltissimo una tradizione ecopolitica e comunitaria india. Già ho visto arricciarsi i nasi dei puristi delle nostre parti. Di quelli che cianciano di populismi, di estrazione militare (come fosse una tara aver lavorato dagli anni '80 per spostare a sinistra l'unica forza di massa organizzata del paese e poi aver sostituito le bianche facce dei cadaveri non sepolti in uniforme con il bronzo di giovani volti indios.

I giorni dopo il referendum saranno decisivi più del referendum. L'imperialismo e i suoi sicofanti fascisti non accetteranno l'ennesima sconfitta da parte di una rivoluzione che ha resistito a tutto, che li ha sconfitti quattro volte e che per il mondo indioafrolatino, anzi per il mondo intero rappresenta l'alternativa concreta, possibile. Altro che riformismo, muncipalismo, disobbedienze. Un'altra rivoluzione è possibile. Intollerabile per i padroni e mistificatori orrendi di professione come i nostri D'Alema, con il loro patrimonio di servilimo e di vittime innocenti massacrati nelle varie guerre. Verra´purtroppo un momento in cui tutto l'incredibile impegno democratico di questo presidente, la sua autentica democrazia partecipativa (che e`condivisione di potere decisionale e istituzionale a tutti i livelli, non cicaleggio inoffensivo, seppure disobbediente, su minipercentuali del bilancio) non basteranno a fermare l'assalto oligarchico-imperialista. Questo è il quinto produttore mondiale del sangue del capitalismo, il terzo fornitore -peraltro ineccepibile e preciso, nonostante lo schieramento incondizionato dalla parte di tutti gli Stati Canaglia e i rapporti privilegiati con Cina, Russia, Iran, Cuba - figuriamoci se gli lasciano restare al potere le masse popolari. E allora questo popolo tutto in rosso, che si appresta a festeggiare luned¡ con la "Mision Cielo Rojo" - palloncini rossi da un orizzonte all'altro - dovra´difendere la dignità, la sopravvivenza, il diritto, il potere conquistati in altro modo. Davvero una partita epocale per l'umanità: rivoluzione o rassegnazione, e per il pianeta: vita o morte. Vedremo cosa diranno allora gli attuali sostenitori di Chavez, alla Bertinotti e alla Gennaro Migliore (non fate caso al cognome), quelli a cui menifestamente oggi sfugge l'abisso che separa la rivoluzione bolivariana dal governismo inciucista con i "riformisti" mafio-massoni cui si apprestano a dar credito e culi. Noi ci saremo. Loro?

Caracas, 14.8.04

Fulvio Grimaldi

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