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Ovazione a Dublino

Ovazione a Dublino

(5 Settembre 2010) Enzo Apicella
Balir contestato a Dublino da un fitto lancio di uova. In Italia contestati dell'Utri e Schifani, in modo molto più "morbido", ma con reazioni istituzionali spropositate

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Mitt Romney o Barak Obama? Cosa cambia? Vinca chi vinca…

(3 Novembre 2012)

mitrobarobacosacamb

di Juan Gelman (*); da: pagina12.com.ar; 1/11/2012

Che sia Mitt Romney o sia Barak Obama, il terzo e ultimo dibattito tra i due candidati alla presidenza USA sulla politica estera ha mostrato quanta poca, o nessuna, differenza ci sia tra i due su questa materia: Washington continuerà con la sua politica di guerra destinata a dominare il mondo intero e con le politiche interne necessario per questo.

L’incontro ha avuto qualche sfumatura antibellica: il presidente ha sottolineato che è ora di occuparsi degli USA e non di altre nazioni, il candidato repubblicano ha usato la parola “pace” e “pacifico” dieci o dodici volte, ma dalle parole al letto c’è molta distanza, come diceva Casanova.

Succede che i due leggono le statistiche che dimostrano una chiara conclusione: il popolo statunitense è stanco delle guerre che paga con la perdita dei suoi cari e anche col suo portafoglio.
Un sondaggio del Pew Reserch Center rivela che il 64% degli intervistati è contro l’intervento nel conflitto in Siria, contro il bombardamento delle truppe leali al proprio governo, come è successo in Libia, e contro l’invio di armi e materiale agli oppositori di Bashar al Assad. Un 57% preme per la ritirata delle truppe dall’Afganistan quanto prima. Il 51% vuole che gli USA rimangano neutrali se Israele attaccherà l’Iran (www.peoplw.org, 15/3/12).
Bisogna tenerne conto nei discorsi.


Ma entrambi sono d’accordo, invece, che la cosiddetta “guerra antiterroristica” debba continuare.
Romney si è offerto di dirigerla meglio, ma nessuno dei due ha proposto un cambiamento della politica basata sulle quasi mille basi militari che gli USA hanno costruito in cento altri paesi in nome della propria sicurezza nazionale. Di cosa si tratta, allora? Di decidere chi sarà il più adatto a continuare ad invadere e cambiare regimi considerati ostili? Come ha detto, molto felice, l’ex vice Dick Cheney, alla fine Obama ha continuato ad applicare gran parte delle politiche “antiterroristiche” del suo antecedente G.W.Bush (//thehill.com, 17/1/11). Ed è anche andato oltre, non solo perché ha ordinato di aumentare gli attacchi con gli aerei senza equipaggio (ANT) in Afganistan, Pakistan, Yemen e Somalia che causano tante morti civili. Ma ha preparato qualcos’altro, davvero sinistro e incredibile.

The Washington Post ha rivelato che Obama ha sviluppato segretamente negli ultimi due anni una lista di presunti terroristi di tutto il mondo – USA compresi – da sequestrare e uccidere extra giudizialmente (www.washingtonpost.com, 23/10/12).
Questa pratica esisteva già ed esistevano anche le lista, ma l’attuale presidente statunitense ha deciso di trasformarla in politica di Stato. Il Centro Nazionale Antiterrorista (NCTC la sua sigla in inglese), sotto la direzione di John Brennan, “il sacerdote la cui benedizione è ormai indispensabile per Obama”, si dedica ad armonizzare le liste della morte della CIA e del Comando Speciale di Operazioni Congiunte (JSOC) – l’organismo militare d’élite che si è incaricato di assassinare Bin Laden – per poter procedere anche quando l’obiettivo non è raggiungibile dai droni.


“C’è un grande consenso tra i funzionari più alti del governo di Obama sul fatto che tali operazioni verranno eseguite almeno per il prossimo decennio” informa il Washington Post e cita uno di loro: “E’ una parte necessaria di ciò che facciamo.. In dieci anni non avremo un mondo in cui tutti si prenderanno per mano e diranno ‘amiamo gli USA’ …. il che suggerisce che gli USA hanno raggiunto solo un punto a metà di quella che a volte è stata chiamata guerra globale contro il terrorismo”.
L’articolo sottolinea “la misura in cui Obama ha istituzionalizzato la pratica molto segreta di assassinare un (determinato) obiettivo, trasformando gli elementi ad hoc in un’infrastruttura antiterrorista capace di sostenere una guerra apparentemente interminabile”.


E’ inutile dire che questo viola i trattati e le norme internazionali stabilite che condannano le esecuzioni extragiudiziali.
Ma, come segnala l’esperto Micah Zenko nel blog del Consiglio delle Relazioni Estere, nel gruppo pensante della politica estera del governo Obama si è consolidata l’idea che “la pratica a tempo indefinito dell’esecuzione di sospetti di terrorismo e di uomini vicini ad essi in età militare è etica, morale, legale e produttiva” (//blogs.cfr.org, 24/10/12).
“Ho parlato con decine di funzionari dei due governi – aggiunge Zenko – e sono convinto che quelli che ebbero incarichi sotto il presidente (W.) Bush in realtà erano molto più coscienti e riflessivi riguardo alle conseguenze a lungo tempo di queste esecuzioni dei loro successori sotto Obama”.


Il periodo Obama è stato il terzo di G.W.Bush, ma più avanzato?
Se Mitt Romney vince le elezioni presidenziali del prossimo martedì, dovrebbe essere molto grato al perdente: gli ha risparmiato un sacco di lavoro nel compito di proseguire una guerra senza fine.



(*) Poeta e giornalista argentino.

traduzione di Daniela Trollio

Centro di Iniziativa Proletaria Tagarelli

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