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    L’opposizione anti-Putin ha votato Romney?

    (9 Novembre 2012)

    oppantiputromney

    Putin e Obama durante il loro ultimo incontro

    Generalizzare è sbagliato, e a dire il vero i più hanno evitato di sbilanciarsi con prese di posizione esplicite: ma l’impressione che nell’opposizione pro-occidentale moscovita si sperasse in un successo di Mitt Romney è netta. Del resto già da tempo si sapeva che in quei giri politici la faccenda del “reset” obamiano non piaceva per niente: soprattutto tra chi ha fatto del sostegno esplicito occidentale una ragion d’essere, qualunque politica di appeasement con il Cremlino, qualunque ipotesi di diplomazia distensiva, è vista come nociva, come un incoraggiamento al dittatore. Così, dopo la vittoria di Obama, un esponente di spicco dell’opposizione russa come l’ex campione di scacchi Garry Kasparov ha detto chiaro e tondo che “la politica di Obama verso la Russia è stata un disastro” e che “Romney aveva ragione quando ha detto che Mosca era il nemico geopolitico numero 1 di Washington”; più in là ancora si è spinto Andrei Piontkovsky, che ha partecipato a una “votazione” insieme ad altri circa 150 ospiti russi durante un ricevimento all’ambasciata statunitense, e ha poi ammesso di esser stato tra i pochi ad aver “votato” per Romney (per la cronaca, 27 su 164). Anche senza spingersi a tanto, è comunque opinione corrente negli ambienti “liberal” moscoviti che in ogni caso Obama non potrà continuare con la sua politica “molle” nei confronti di Mosca e dovrà per forza assumere un atteggiamento più severo verso Putin e il suo governo.

    Non a caso, se da parte del Cremlino non sono venuti (ovviamente) commenti diretti all’esito delle presidenziali Usa – salvo gli auguri di rito al vincitore e le solite parole di circostanza – negli ambienti governativi c’è evidente soddisfazione per il successo di Obama, o quantomeno di relativo sollievo per l’insuccesso del candidato repubblicano che almeno in potenza minacciava di diventare un problema complicato. Tradizionalmente i governanti russi (e prima quelli sovietici) si trovano meglio con i presidenti Usa repubblicani: lo stesso Putin, all’inizio del suo primo mandato, era entusiasta di Bush jr. e giunse anche a sbilanciarsi parecchio per stabilire buone relazioni con Washington dopo un periodo di relativa freddezza durante gli otto anni di Bill Clinton. Ma il disastro compiuto su tutti i fronti da Bush finì per investire in pieno anche le relazioni con Mosca, spingendo Putin verso un antiamericanismo netto che ancora permane la sua nota dominante. Le speranze del Cremlino – espresse abbastanza esplicitamente dal premier ed ex presidente Dmitrij Medvedev, sono ora concentrate su quella frasetta di Obama colta “fuorionda” durante uno degli ultimi vertici del G8, quando il presidente, già impegnato nella campagna elettorale, disse a Medvedev che, una volta rieletto, sarebbe stato certamente “più flessibile” nei confronti di Mosca.


    8 novembre 2012

    Astriti Dakli - ilmanifesto.it

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