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    Egitto, salafiti in piazza per la Shari’a di Dio

    (9 Novembre 2012)

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    Nuovamente in piazza. A Tahrir, il cuore d’ogni protesta, che stavolta si riempie di sole barbe e cartelli che parlano chiaro: “Promettiamo al Profeta che sacrificheremo noi stessi per la Shari’a di Dio”. Ad animare il venerdì per la Shari’a quale fonte primaria del diritto c’è tutto il salafismo oltranzista egiziano che si compatta nel Partito della Pace e dello Sviluppo neocreato per le prossime elezioni. Raccoglie l’Islamic Jihad, il Fronte Salafita, il Fronte studiosi di Azhar, il Fronte indipendente Azharita. Per ora non molto più che sigle, con tanto di leader e sheikh al seguito e migliaia di seguaci in piazza (avevano annunciato una manifestazioni d’un milione di persone che non c’è stata). Però si vocifera che siano in crescita di sostenitori e credibilità. Com’è accaduto ad Al-Gama’a Islamiyya creatrice del Partito della Costruzione dello Sviluppo che diventa, come l’altra formazione salafita e l’Asala Party, concorrente dell’affermato Al-Nour. Per l’occasione quest’ultimo ha seguìto l’esempio del Partito della Libertà e Giustizia e non ha ufficializzato la partecipazione al “Venerdì della Shari’a”. Ma tanti suoi supporter, come peraltro diversi Fratelli Musulmani, si sono uniti alla protesta perché credono fermamente in ciò che dichiarano le leadership dei due maggiori schieramenti musulmani: la nuova Costituzione non può rinunciare alla funzione guida della Legge Islamica.

    Anche la Costituzione che va in soffitta, quella del 1971 creata durante la presidenza Sadat, era ispirata ai princìpi della Shari’a. “Dunque nulla di nuovo” sostengono gli islamici moderati nel rintuzzare la scandalizzata opposizione laica che s’oppone al progetto. Ma il salafismo estremo alza la posta. Vuole di più e non lo nasconde dicendo che non bastano “i princìpi” è l’intera Legge Islamica a dover ispirare la Carta Costituzionale. Le dichiarazioni di Tarek Al-Zomor, leader di Al-Jama’a Islamiyya, che hanno annunciato il venerdì di protesta sono stentoree “La Shari’a è in pericolo, chi s’oppone a essa sta usando ogni articolo della bozza Costituzionale per evitare la sua applicazione, cercano di bloccare la Carta con accordi che consentono ciò che Dio proibisce”. E lo sheikh El-Soghyr dal palco “Il nostro profeta Maometto combatteva gli infedeli della Mecca, ora incarnati dai liberali”. Riferimenti anche più diretti di quelli usati da un altro sheikh, Hashem Islam, membro del Consiglio della Fatwa di Al-Azhar l’organismo che elabora gli editti religiosi. In un momento di particolare tensione del dibattito sul tema della Shari’a questi era stato accusato d’incitazione alla violenza contro gli oppositori della Fratellanza e del Capo dello Stato Mursi. I richiami a norme divine lascia ben poco spazio alla discussione. Taluni osservatori di questioni teologiche affermano che non servono neppure le obiezioni relative all’interpretazione soggettiva dei testi sacri avanzata da altri islamici.

    Per accondiscendere al ruolo istituzionale che la Confraternita ha assunto col primato politico nazionale, per gli incarichi presidenziali e di premierato ottenuti da suoi uomini, e anche per non far naufragare l’attuale Assemblea Costituente già boicottata dal fronte laico, la Fratellanza ha scelto il basso profilo e non s’è esposta ufficialmente in strada. I suoi detrattori parlano dell’ennesima tattica di doppismo opportunistico perché non è un segreto che la dirigenza del partito in più di una circostanza e con più d’un leader ha ritenuto la Shari’a irrinunciabile per lo Stato egiziano. Sull’enorme palco allestito su un lato della piazza si sono susseguiti molti esponenti che all’unisono hanno ripetuto: “La Shari’a islamica è la sola fonte del diritto di tutta la legislazione per ogni genere di conflitto”. Sono state ufficialmente richieste anche le dimissioni del Procuratore Generale Adbel-Meguid Mahmoud, accusato d’essersi speso per le garanzie offerte a Mubarak durante il processo. A fine dello scorso maggio, in attesa della sentenza davanti alla Suprema Corte, molti salafiti agitavano dei cappi per sostenere la condanna a morte dell’ex raìs. Un’altra domanda avanzata alle Istituzione riguarda i restanti sostenitori del vecchio regime che, secondo i salafiti, non dovrebbero essere più ammessi sulla scena politica. Infatti costituiscono una delle componenti secolari che osteggia con forza l’orientamento islamista della nuova Costituzione.
    9 novembre 2012

    Enrico Campofreda

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