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Mr. Nuke

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(16 Marzo 2011) Enzo Apicella
Nonostante il disastro di Fukushima imperversa l'ipocrisia filonucleare

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    Fukushima: una lieve imperfezione

    (10 Novembre 2012)

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    Il presidente e l’amministratore delegato della Tepco visitano Fukushima
    (foto: AP / Koichi Kamoshida)

    Ho letto qualche giorno fa una notiziola sull’incidente di Fukushima. Notiziola, perché è passata quasi del tutto inosservata dai media italiani.

    La Tepco (Tokio Electric Power Co.), la società che gestisce l’impianto di Fukushima, ha provveduto ad una nuova stima dei danni dovuti al grave incidente della scorsa primavera.
    Il costo dei danni, arrecati ed arrecandi, si è appena un po’ incrementato, a livello di stima attuale, passando da 50 miliardi di euro a 100 miliardi di euro.

    I soldi in più serviranno per fare alcune cose che – a quanto pare – la Tepco si è resa conto di essere in dovere di fare, in qualche modo: pagare gli indennizzi a tutti coloro che sono stati danneggiati dal disastro, decontaminare un’area più ampia colpita dalla fuga radioattiva, smantellare i reattori danneggiati dal sisma/tsunami dell’11 marzo 2011 e costruire depositi di stoccaggio – provvisorio - delle scorie radioattive che si origineranno dall’operazione.

    Io sono rimasto colpito – ancora una volta – dal pressapochismo di una della nazioni che si riteneva all’avanguardia nell’utilizzo dell’energia nucleare, ed in particolare della Tepco.

    Sono gli stessi che a suo tempo ci hanno messo delle settimane per classificare la gravità dell’incidente nella scala 7 (il massimo) della classificazione internazionale, equiparando alla fine Fukushima a Chernobyl come gravità. Inizialmente, erano partiti con un rassicurante “livello 5″, poi rivisto ben due volte. Questo, come sa chiunque si occupi di sicurezza nucleare, non è serio: la gravità dell’evento doveva a loro essere evidente immediatamente, e subito divulgata; questo avrebbe permesso, tra l’altro, una gestione diversa dele contromisure.

    Adesso, rivedono una “stima dei danni”, a distanza di un anno e mezzo, semplicemente raddoppiandola, cioè aumentandola del 100%: anche qui, comprereste voi un’automobile da qualcuno che prima vi dice che costa 10.000 euro, e poi candidamente la mette in vendita a 20.000?

    Vi è poi un’osservazione sulla esorbitante entità di questa cifra. La “lieve imperfezione” nella stima dei danni, 50 miliardi di euro in più, è circa cinque volte superiore all’intero valore delle nuove tasse della grande manovra finanziaria 2012 del governo Monti (11 miliardi), quella che, se non sbaglio, è stata chiamata senza molta originalità un manovra “lacrime e sangue” per l’intera popolazione italiana.

    Vediamola in un altro modo: i danni del disastro di Fukushima, secondo le stime attuali, equivalgono a NOVE Manovre Finanziarie 2012 dello Stato Italiano, a livello di nuove tasse, cioè di sacrifici per la popolazione di uno stato industrializzato di 60 milioni di abitanti e nei G8. Quando ho associato le due cifre, che stavano in due caselle separate della mia memoria, ho provato – debbo ammetterlo – un grande sconcerto. Un impianto nucleare come quello di Fukushima, danneggiandosi gravemente, può causare danni della stessa entità di anni ed anni di tasse e manovre finanziarie di uno medio/grande stato industrializzato.

    Adesso aspettiamo la prossima revisione della stima dei danni, per capire in quale buco nero – anche a livello finanziario – sia caduta la popolazione giapponese, al di là degli effetti ambientali e sulla salute.

    La popolazione giapponese, esattamente. Infatti, la Tepco è stata nazionalizzata nell’estate 2011, e vi è un piano di “sostegno finanziario” per assicurare la sopravvivenza dell’azienda contestualmente al pagamento delle spese legate al disastro di Fukushima.

    Quindi, finché dalla vendita dell’energia elettrica dagli impianti nucleari vi era un profitto, la Tepco era privata. Ora, secondo uno schema che pare copiato dalle nostre grandi aziende italiane (privatizzare i profitti, nazionalizzare le perdite), la Tepco è diventata “di tutti”: saranno quindi le famiglie giapponesi a pagare.

    Ultima osservazione: dalla attuale stima dei danni è stata lasciata fuori la construzione e gestione del deposito DEFINITIVO delle scorie radioattive, si parla infatti soltanto di quello temporaneo. Tutti sanno che lo smalitimento definitivo delle scorie radioattive è, per il ciclo del combustibile nucleare, una voce molto importante a livello di costo, e sulla quale vi sono grandi discussioni a livello della sua effettiva entità.

    Allora, signori della Tepco, di quanto salirà la vostra stima quando terrete in conto anche lo smaltimento delle scorie? Mario Monti, “il grande tassatore”, la finanza del Governo Italiano sono ben piccola cosa di fronte alla grandezza delle cifre che voi gestite e prevedete di pagare. Peccato che a pagarle, ripeto, non sarà il signor Kazuhiko Shimokobe, presidente della Tepco, ma tutta la popolazione giapponese.

    Massimo Zucchetti - ilmanifesto.it

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