Capitale, ambiente e salute :: Acqua bene comune

Treviso: No al nuovo impianto della San Benedetto

(3 Agosto 2004)

Ad oggi la Regione Veneto non ha presentato il previsto Studio particolareggiato sullo stato e sulla dinamica degli acquiferi regionali, strumento indispensabile per avere una dimensione non settoriale dello stato delle falde e delle relazioni tra quelle di pianura e quelle superiori, elemento indispensabile per ogni seria valutazione.
Attendiamo di avere pubblicamente la documentazione sulla quale la Commissione si è espressa, ma fin d’ora avanziamo alcune gravi preoccupazioni che non possono essere ignorate:
1. lo stato del territorio circostante alla falda interessata dal prelievo della San Benedetto è ampiamente compromesso, esistono – in attività o dimesse – almeno 30 siti (discariche, cave, o ex cave…) molti delle quali contenenti rifiuti nocivi (una presenza che ha già prodotto inquinamenti documentati);
2. nello studio prodotto nel 2003 dall’ARPAV sulle acque sotterranee le indagine rivelano un quadro tutt’altro che tranquillizzante con tassi di nitrati nelle falde da 25mg/l ad oltre 50 mg/l (nei Comuni circostanti Paese di Trivignano, Riese Pio X, Vedelago);
3. non risulta sia stato eseguito lo studio di Valutazione di Incidenza Ambientale e quindi si siano ignorate le Direttive CEE 92/94, del D.P.R. 357/1997, così come modificate dal D.P.R. 120/2003 sugli effetti che l’autorizzazione al prelievo dalla falda di Padernello potrebbe produrre sui Siti di Interesse Comunitario e zone di protezione speciale IT3240011, IT3240010,IT3240019;
4. non risultano tenute in adeguata considerazione le conseguenze per le risorgive del Fiume Sile, Parco naturale Regionale. All’allarme lanciato dal Presidente Ente Parco del Sile, il Presidente della Provincia di Treviso aveva dichiarato: “(…) il prelievo sarà su un vena d'acqua 100 metri sotto il suolo non collegata alle falde”. In realtà temiamo che le cose siano andate diversamente: che la prima indagine della San Benedetto abbia riscontrato sulla prima falda una presenza di sostanze chimiche che avrebbero costretto ad una opera di potabilizzazione delle acque prelevate e che si sia proceduto, quindi, ad una indagine a maggior profondità.

Rifondazione Comunista ritiene indispensabile fermare questo progetto, devastante per l’ambiente, ma anche foriero di una politica di privatizzazione della risorsa acqua assolutamente inaccettabile.

Pietrangelo Pettenò
Consigliere regionale del PRC