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    (Palestina occupata)

    Erdogan a Gaza spacca la Palestina

    (12 Novembre 2012)

    Il premier turco in visita nella Striscia riapre le lacerazioni interne alle fazioni palestinesi. Ankara punta al ruolo di leader nel mondo arabo

    erdogazanenapal

    Di Francesca La Bella

    Roma, 12 novembre 2012, Nena News - In un periodo particolarmente difficile per l'Autorità Nazionale Palestinese (ANP), l'annuncio di una visita ufficiale del primo ministro turco a Gaza ha riaperto le lacerazioni interne al mondo politico palestinese.

    Dopo aver dato notizia del viaggio, Recep Tayyip Erdogan ha invitato Mahmoud Abbas, presidente dell'ANP e di Fatah, a presenziare all'incontro a tre con Hamas, suscitando la sua indignazione. Secondo le parole di un suo portavoce, Yasser Abid Rabbo, il presidente palestinese si sarebbe risentito dell'essere stato inviato da un capo di Stato estero ad un incontro in quello che considera parte del proprio territorio nazionale. La gravità della situazione è, però, comprensibile solo se letta alla luce del contesto generale.

    L'ANP si trova a far fronte ad una situazione economica disastrosa, a divisioni interne gravissime ed alla strenua opposizione di Israele alla richiesta di ammissione della Palestina all'ONU come membro osservatore. A questo si aggiunga che la scarsa affluenza al voto nelle elezioni amministrative di fine ottobre, boicottate da Hamas, e le proteste contro Abu Mazen per la dichiarazione di rinuncia al proprio diritto al ritorno hanno reso evidente un certo grado di scollamento tra Fatah e il popolo palestinese.

    Parallelamente la Primavera Araba ha modificato la posizione e le alleanze di Hamas, permettendo al partito islamico di uscire dall'isolamento di questi anni. Per quanto l'allontanamento dalla Siria del leader dell'ufficio politico di Hamas, Khaled Mashaal, e il conseguente trasferimento degli uffici esteri da Damasco a Doha abbiano significato il congelamento dei rapporti con il governo degli Al Assad e con l'Iran, si stanno rafforzando, anche grazie a questo distacco, i legami con Egitto e Qatar.

    A livello internazionale la vittoria dei Fratelli Musulmani in Egitto e la visita dell'emiro del Qatar Hamad bin Khalifa Al Thani, prima visita ufficiale di un capo di Stato estero a Gaza dopo il 2007, hanno sancito la legittimità della leadership di Hamas sulla Striscia, indebolendo il peso diplomatico dell'ANP e il processo di riconciliazione tra Hamas e Fatah. Parallelamente, a livello interno, la creazione di un asse islamico sunnita ha parzialmente incrinato il blocco israeliano grazie all'apertura del valico di Rafah tra Gaza ed Egitto e ai finanziamenti per opere infrastrutturali provenienti dal Qatar.

    In questo contesto si va a collocare la visita ufficiale di Erdogan. Il primo ministro turco è da lungo tempo impegnato nella creazione di un nuovo sistema di alleanze che permetta al suo Governo di riprendere una posizione di primo piano nelle dinamiche dell'area a seguito delle trasformazioni dovute alla Primavera araba. In quest'ottica rientrano l'alleanza con l'Esercito Libero Siriano (ESL) e con le monarchie del Golfo, ma anche il rinnovato interesse per Hamas. Quest'ultimo ha, infatti, dimostrato di avere la capacità di far fronte ad un mutamento repentino della situazione politico-diplomatica internazionale. Per quanto riguarda la Siria, ad esempio, pur assumendo inizialmente una posizione attendista anche a causa dell'elevato numero di profughi palestinesi nel Paese, Hamas ha, in una seconda fase, scelto di prendere le distanze e rivedere i propri rapporti internazionali.

    A fronte di una maggiore diffusione dell'Islam politico in tutto il mondo arabo, di un fermento popolare diffuso capace di destabilizzare equilibri politici consolidati e di un declino della popolarità di Fatah, Hamas starebbe cercando di ricalibrare il proprio approccio politico interno ed internazionale per acquisire credibilità ed imporsi come nuovo unico interlocutore palestinese per i Paesi dell'area. Questo processo è in atto e tale da far sì che Paesi come il Qatar, fino a pochi mesi fa sostenitori della riconciliazione tra le forze politiche palestinesi, sembrino prediligere il partito islamico. In questo contesto la visita del leader turco rischia di indebolire ulteriormente la posizione dell'ANP che, compresso tra declino del gradimento interno ed incremento dell'isolamento internazionale, potrebbe veder sfumare le ultime possibilità per presentarsi come interlocutore credibile presso il consesso internazionale al momento della richiesta di ammissione all'ONU. Merita ricordare, infine, che il popolo palestinese vive in territori diversi e non comunicanti, con necessità e condizioni di vita eterogenee. Per questo la mancanza di una linea politica unitaria e la diversificazione delle alleanze internazionali, oltre ad indebolire o rafforzare l'una o l'altra parte, rischia di creare ulteriori differenziazioni all'interno di un popolo palestinese trattato troppo spesso come oggetto di competizione altrui piuttosto che come soggetto capace di autodeterminare il proprio destino.

    Nena News

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