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Addio compagne

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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
Il logo della campagna di tesseramento del prc 2010 è una scarpa col tacco a spillo

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    Per una reale posizione di classe a Venezia

    una proposta a tutti i militanti e agli elettori del Prc

    (3 Settembre 2004)

    C’è un problema di fondo che bisogna affrontare nel dibattito estivo riguardante i futuri assetti politici del territorio in cui, nel piccolo, si presentano aspetti che discendono da tematiche più generali, da problemi mai risolti in chiave nazionale, da questioni che gravano come macigni su spazi e ambienti estremamente delicati.

    Il dopo-voto del giugno scorso ci offre il consueto panorama post-elettorale in cui ogni compagine politica ritaglia il proprio spazio, magnifica il proprio operato, amplifica il proprio consenso ed ecco apparire di volta in volta le più varie e disparate soluzioni atte a mantenere in sostanza i progetti intrapresi e dove, al di là di formalità roboanti in sede di dichiarazione, si evidenziano con tutta chiarezza le dinamiche di profonda continuità con cui s’intende proseguire l’azione di governo del territorio.
    E’ questo il reale problema generale, il proporre soluzioni che ritrovano nelle compatibilità di un sistema retto da specifici interessi di fondo la loro diretta ragione di essere: soluzioni specificatamente presentate da esponenti di una maggioranza che addirittura nella sua versione centrista, non esitano ad ipotizzare accordi futuri con la Lega Nord a livello regionale.

    Viene da chiedersi: “a chi giova questa miscela confusionaria di programmi e contenuti?”.
    Sul territorio si riproducono fedelmente le stesse dinamiche di crisi, gli stessi problemi, le stesse contraddizioni sociali di un sistema economico-produttivo il cui riflesso sovrastrutturale conferisce legittimità a questa o quella forza politica (anche di sinistra e presuntamente “comunista” perché no?) per ricercare adeguate proposte risolutive tutte interne a logiche di conservazione degli stessi equilibri di potere di sempre.

    Ma un’altra politica è necessaria, altre soluzioni possono essere trovate sia riguardo ai grandi problemi della città (polo industriale, dimissioni produttive, Mose, sublagunare, spopolamento) sia per ciò che concerne la più diretta e vissuta quotidianità della gente (assistenza, servizi, trasporti, cultura ecc).
    Una politica tesa ad organizzare al meglio i vari conflitti sociali, a valorizzarli come risorsa su cui investire in reali prospettive di cambiamento e a ricercarne la loro esplosione intesa come reale processo di soggettività vissuta ed unico strumento con cui subordinare logiche perenni di profitto alle reali esigenze della popolazione.

    Forte parte in causa in questo processo avranno tutte quelle forze e movimenti (lavoratori, pensionati, disoccupati, studenti, operatori sociali ecc.) che rappresentando la parte più “offesa” della cosiddetta società civile troppe volte hanno sofferto situazioni in cui la loro potenziale vocazione anticapitalistica è stata, per così dire, “addomesticata”.

    L’insano sviluppo di spoliazione economica ed il relativo avanzamento di una cosiddetta “museizzazione” produttiva e sociale dell’area, risultano essere i primi ostacoli da abbattere innervando il vasto tessuto sociale delle profonde ragioni del lavoro, storicamente presenti ma ultimamente lasciate troppe volte in balia di “causalità” contingenti.
    La centralità di questa operazione, tutta tesa a scardinare dall’esterno certe “convenienze”, certe “formule” concertative con cui si maneggiano i più diversi appetiti economici e con cui, attraverso logiche spartitorie, si dividono le varie “incombenze” in termini di appalti, concessioni ed incarichi pagati a peso d’oro è rivolta, quindi, alle fasce più deboli ed emarginate del corpo sociale a cui Progetto Comunista, sinistra del P.R.C., non lesinerà aiuti ed appoggio politico.

    Un progetto di sicuro ambizioso ma realizzabile senza dubbio in prospettiva, inteso come traguardo raggiungibile sempre in reale sintonia con un’idea completamente diversa di società, fatta di valori, programmi ed aspirazioni, in cui abbia termine quella esistente, non più fondata sul profitto economico, sulla prevaricazione dell’uomo sull’uomo, sulla distruzione dell’ambiente e sui conflitti continui che insanguinano il globo.

    Anche per questo, cominciando da Venezia, urgono rapide scelte di campo: non si possono difendere le proprie posizioni istituzionali attraverso illusorie soluzioni fondate su esigenze opportunistiche di un ceto politico in continua “ossequiosa” litigiosità permanente, bensì avviare percorsi politici alternativi mediante un approccio del tutto nuovo, come si diceva, in cui emergano definitivamente ragioni e bisogni della classe lavoratrice.

    Enrico Pellegrini - Francesco Doro
    Progetto Comunista - Sinistra P.R.C.
    Direttivo P.R.C. di Venezia

    Fonte

    • articolo pubblicato sulla Nuova Venezia di giovedì 2 settembre 2004

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