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Il ratto d'Europa

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    La democrazia è finita

    (26 Novembre 2012)

    In queste settimane si è tanto parlato delle primarie come un atto di grande democrazia, certamente non è avere la possibilità di votare che rende un paese libero e democratico, vedi l’America, la democrazia è altro, è libertà, e come diceva un grande socialista,

    “Si può considerare veramente libero un uomo, che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato, perché non sa come mantenere i suoi figli ed educarli?”

    “Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è libertà. La libertà senza giustizia sociale è una conquista vana.”

    Ecco, in poche righe è riuscito a concentrare il concetto di democrazia, quella di oggi non è una giornata lieta per la democrazia italiana.

    L'evento si svolge nello scenario di un’Italia che da un anno viene terrorizzata da Monti e da chi lo sostiene, che è stata spremuta fino all'osso nelle sue classi popolari mentre si sono accresciuti gli squilibri sociali.

    Siamo alla vigilia di un Natale assai triste che sarà festeggiato soltanto da una parte della società italiana perché tantissimi dovranno usare le tredicesime per pagare le tasse e riscattare qualche debito, per chi la riceverà, non dimentichiamo che sono migliaia coloro che sono in Cig o disoccupati.

    C'è una differenza fondamentale rispetto le primarie dell'Unione, svoltesi nel 2005, che sebbene avessero dentro contraddizioni eclatanti come Mastella, tuttavia erano costruite attorno ad programma di sinistra.

    Il famoso programma di oltre duecento pagine che Prodi ignorò a vantaggio di una svolta liberista ed antioperaia che finì con il penalizzare la sinistra del suo governo riducendola sotto il quattro per cento.

    Nelle primarie del 2005 i votanti furono 4 milioni e trecento mila ma c'era una buona caratterizzazione di sinistra che convinceva gli elettori e che poi ha regalato la vittoria seppure molto risicata.

    Nelle primarie di oggi non si capisce in che cosa gli elettori si possono identificare con il programma, che non prevede la revoca di nessuna delle linee fondamentali tracciate dal governo Monti.

    Le primarie di oggi avvicinano la morte della democrazia italiana.

    Una democrazia che è già oligarchia e che si scioglie nella liquefazione dei programmi di sinistra a vantaggio di un governativismo di destra dettato dagli euroatlantisti che svenderanno e distruggeranno il nostro bel paese.

    Quando svanirà o sbollirà l'eccitazione del rodeo ci renderemo conto di essere stati tutti raggirati e che abbiamo partecipato ad uno spettacolo in cui la politica è assente, perchè la politica è morta ed il personalismo di mediocri individui sovrasta l'Italia.

    Mediocre affluenza alle urne per le primarie. Siamo molto molto lontani dai 4,3 milioni di elettori che ebbe Prodi nel 2005.

    Questo nonostante un supporto pubblicitario dei massmedia abnorme e la mobilitazione di tutte le organizzazioni satelliti del PD dalla CGIL alla Lega delle Cooperative, dalla sx ex comunista fino ad ampi settori della dx.

    La politica è morta anche perché dx e sx dicono le stesse cose, la differenza è semplicemente nei soggetti che devono subirla di più, nessuno propone la possibilità vera di cambiamento, nessuno dice apertamente che questo sistema è fallito, che bisogna ritornare ad un sistema socialista che tenga conto delle persone e non delle cose, nessuno tranne milioni di giovani, studenti, lavoratori, che scendono in piazza a rivendicare diritti che man mano i vari governi hanno sempre più ridotti ed eliminati.

    Oggi noi siamo orfani di una sx vera portavoce di una politica che migliori le condizioni di vita dell’intera società, una politica socialista, che garantisca servizi sociali e lavoro, dove lo stato ritorni protagonista attivo,

    e non semplice cassa dove i cosiddetti furbi padroni possano attingere benefici e ricchezza e scaricare debiti e costi sulla collettività.

    Questo è l’ambizioso obbiettivo che ci siamo posti in tanti, uomini e donne d’Italia e non solo, un primo passo in tal senso è partito da Pomigliano d’Arco, simbolo di quel degrado politico e sociale voluto da Marchionne e Monti, per questo che abbiamo organizzato l’assemblea con il comitato mogli operai di Pomigliano, che ha visto una massiccia presenza di lavoratori donne uomini studenti, la presenza di lavoratori organizzati provenienti dalla Grecia, Spagna, e dalla ex Iugoslavia, insieme a personalità politiche e sindacali di sx e della società civile.

    Un primo passo per la costruzione di un vero movimento, un nuovo soggetto di massa non istituzionalista, (senza ambizioni di poltrone), che unisca il movimento operaio studentesco su un fronte comune quello del Lavoro e dei diritti.

    Tommaso Pirozzi

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