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    Marxismo versus riformismo: posizioni a confronto nella sinistra europea

    (1 Dicembre 2012)

    Venerdì 30 Novembre 2012 12:56

    L'avanzata della sinistra alternativa nei paesi del sud Europa è un processo generale a cui abbiamo assistito nell'ultimo anno e che ha come unica eccezione l'Italia.

    Le ragioni della "anomalia italiana" sono state trattate più volte dalle pagine di questo giornale. Gli obiettivi di questo testo sono altri: entrare nel merito del dibattito che è in corso nei partiti della sinistra europea e capire con quali proposte si preparano a intervenire nella crisi del capitalismo.

    Non è casuale che quasi tutti i partiti comunisti e della sinistra anticapitalista dell'Europa mediterranea si apprestano nei prossimi mesi a celebrare le loro assise nazionali. Il grande consenso ottenuto assegna ai gruppi dirigenti nuove responsabilità, ma presenta anche opportunità che non si erano viste almeno dagli anni '70.

    Ed è così che Syriza farà la conferenza nazionale dal 30 novembre al 2 dicembre prossimi, al seguito Izquierda unida (14-16 dicembre 2012) e il Partito comunista francese (7-10 febbraio 2013). Sul Portogallo abbiamo scritto in un precedente articolo di Alessio Vittori (FalceMartello n. 248): Pcp e Bloco d'esquerda, sono anch'essi alle prese con i congressi nei mesi di novembre e dicembre.

    Per ragioni di spazio ci concentreremo sul dibattito interno a Syriza, Pcf e Izquierda unida (Iu).

    Prima di ogni altra considerazione, ci pare significativo rilevare come in tutte e tre le assise di queste organizzazioni saranno in discussione dei testi alternativi a quelli della maggioranza presentati da compagni che si richiamano alle posizioni della Tendenza marxista internazionale (Tmi), di cui FalceMartello è referente qui in Italia.

    La conferenza di Syriza

    La crescita elettorale di Syriza, che dal 4,5% del 2009 è passata al 27% nelle elezioni del 17 giugno scorso, ha un carattere esplosivo ed è la diretta espressione di un processo di radicalizzazione di massa. Una crescita così impetuosa ha posto la coalizione costruita attorno al Synaspismos, uno dei due partiti che provengono dalla tradizione comunista, davanti a nuove responsabilità.

    È evidente a tutti che Syriza sta diventando il nuovo partito di riferimento della classe lavoratrice greca. Il Pasok, che ha dominato a sinistra la scena politica del paese negli ultimi quarant'anni, sta andando in pezzi, dilaniato dall'esperienza di tre anni di governo e abbandonato ormai da tutti i dirigenti e dagli attivisti che erano affiliati alla sua componente sindacale, il Paske.

    Intere categorie sindacali si stanno orientando a Syriza, ma fino ad oggi questa forza non ha prodotto niente di più che un cartello elettorale, privo di vere e proprie strutture di base.

    Se fino alle elezioni di giugno le organizzazioni costituenti si erano opposte alla trasformazione in partito, oggi questa spinta è irresistibile. La direzione di Syriza ha così convocato la conferenza nazionale, dove si discuterà del programma del partito, con un congresso di fondazione che si terrà entro la prima metà del 2013.

    I compagni di Epanastasi, tendenza marxista di Syriza, da tempo sostengono l'idea che la coalizione deve strutturarsi in partito e hanno criticato il ritardo nella convocazione di queste assise nazionali, nonchè le modalità di elezione dei delegati alla conferenza di dicembre, in gran parte nominati dai vertici delle organizzazioni costituenti la coalizione (così come avvenne in Italia per il congresso della Federazione della sinistra nel novembre del 2010).

    Nel testo alternativo a quello di Tsipras, proposto dai marxisti, la parola d'ordine del "governo delle sinistre", che è riuscita a catalizzare l'interesse delle masse nelle elezioni di qualche mese fa, viene accompagnata ad un programma che mette in discussione le basi del sistema capitalista (programma che è stato tradotto in italiano in occasione delle assemblee che abbiamo organizzato con il compagno Angelos Irakleidis qui in Italia).

    Il governo delle sinistre all'interno delle compatibilità capitalistiche sarebbe infatti un governo di crisi, subalterno alle pressioni dei banchieri europei.

    Non è possibile credere, come è scritto nel documento presentato da Tsipras, che sia possibile "un lungo e graduale processo di riforme all'interno del capitalismo" o che un governo delle sinistre, con le "mani pulite", possa andare a contrattare con la troika condizioni favorevoli per la Grecia.

    L'Unione europea, sotto il capitalismo, non può diventare l'Europa dei popoli e l'euro non può essere lo strumento in mano a futuri governi progressisti per raggiungere questo obiettivo.

    Oltre ad Epanastasi esiste una sinistra storica nel Synaspismos, che da molti anni è guidata dal presidente del gruppo parlamentare di Syriza, Panagiotis Lafazanis. Alla conferenza questo settore si limiterà a presentare degli emendamenti minori.

    In realtà Lafazanis ha scritto buona parte del documento ufficiale, in particolare i capitoli riguardanti il sindacato e il mondo del lavoro.

    Si tratta di un atteggiamento molto diverso da quello che lo stesso Lafazanis aveva tenuto nell'ultimo congresso del Synaspismos, dove aveva presentato un documento alternativo che proponeva il ritorno al "marxismo rivoluzionario" e con il quale aveva ottenuto il sostegno di un terzo dei militanti del partito.

    Oggi non solo la sinistra storica ha abbandonato questa formulazione, ma ha assunto la proposta del ritorno alla dracma come asse centrale del programma economico del partito.

    Come hanno spiegato correttamente i compagni di Epanastasi, limitarsi a porre la questione in termini di sovranità monetaria, all'interno dei confini di un sistema di mercato, è la maniera errata di rispondere alla crisi della società greca. Syriza dovrebbe porre chiaramente la questione del potere, vale a dire di quale classe sociale gestirà e controllerà l'economia nel futuro governo delle sinistre. Il ritorno alla dracma su basi capitaliste e senza una prospettiva di rottura con il sistema non potrebbe che peggiorare le condizioni di vita delle classi subalterne.

    Un governo che voglia cancellare il debito senza provocare un crollo dell'economia deve espropriare il sistema bancario e porlo sotto il controllo dei lavoratori. I marxisti di Syriza criticano la poca chiarezza da parte della direzione del partito, che non parla di nazionalizzazioni, ma si limita alla proposta di un non meglio precisato controllo pubblico delle banche.

    Un governo che voglia sconfiggere la piaga della disoccupazione di massa deve espropiare le principali industrie ed aziende strategiche per poter garantire un lavoro a tutti e un salario decente.

    Mentre ci accingiamo ad ultimare questo articolo, veniamo a sapere dai compagni greci che la comparsa di una nota su Avgi (il quotidiano di Syriza), in cui veniva annunciata l'esistenza del documento di Epanastasi, ha sollevato un polverone e sono in corso tentativi tesi ad impedire la presentazione del testo alternativo. Terremo informati i lettori della vicenda attraverso il nostro sito e ci schieriamo fin da ora a fianco dei nostri compagni greci per respingere ogni tipo di manovra burocratica.

    Il congresso del Pcf e l'"umanesimo" di Laurent

    Pierre Laurent, segretario nazionale del Pcf, ha presentato al consiglio nazionale del Pcf, un testo pieno di lirismi ed innovazioni terminologiche. Il testo rigurgita di un "umanesimo" che cancella le divisioni in classi sociali antagoniste. La parola umano o umanesimo ricorre nel testo 93 volte, la parola lavoratore zero volte, operaio 3 volte e salariato 12 volte.

    Insomma, l'idea centrale non è più quella che il compito dei comunisti sia di sollevare una parte dell'umanità, la più numerosa, contro l'altra, minoritaria e privilegiata.

    Addirittura, anche per creare un effetto letterario, la citazione di Marx ed Engels del Manifesto diventa "di tutti i paesi, unitevi", rimuovendo il riferimento ai "proletari"…

    In una classica distinzione riformista tra forze della finanza ed economia reale, il testo di Laurent afferma che "le autentiche ragioni della crisi dipendono dal dominio della finanza. Le esigenze di profittabilità del capitale schiacciano l'economia reale".

    Sul programma, il testo afferma la necessità di cambiare le "logiche del sistema": "Per questo parliamo di rivoluzione. Una rivoluzione dei cittadini, pacifica, democratica, non della presa del potere di una minoranza. Un processo di cambiamento credibile e ambizioso che mira a trasformare le logiche del sistema".

    Quali sarebbero questi cambiamenti? Ne vengono elencati due: "nuovi poteri" per i sindacati nelle imprese e il controllo della Bce. Sul primo punto si resta sul vago e non si capisce cosa voglia dire trasformare la struttura giuridica su cui fonda la proprietà privata ed il suo potere assoluto. Sul secondo, siamo al "controllo democratico e dei cittadini" sulla Bce che non deve essere "indipendente", ma battere moneta per finanziare politiche neo-keynesiane di investimenti pubblici e servizi sociali.

    Al testo di maggioranza dovrebbero essere opposti tre documenti alternativi: due di impianto neo-stalinista e uno presentato dai nostri compagni della Riposte.

    I punti base del principale documento degli stalinisti francesi, presentato dai compagni Karman-Burricand (vicini allo storico dirigente, André Gerin) sono:

    * Il declino del Pcf sarebbe cominciato con la direzione di Robert Hue e con il congresso di Martgues (2000). Viene rimosso ogni riferimento all'appoggio che il Pcf diede al governo socialista dopo la "svolta del rigore" del governo Mauroy nel 1982, con il dilagare di una linea sciovinista e protezionista nel campo industriale e il rifiuto di Marchais (allora segretario del Pcf) di battersi per il diritto di voto agli immigrati. La difesa del nucleare veniva vista dal gruppo dirigente del Pcf come una forma di tutela dell'indipendenza economica della Francia.

    * L'introduzione della moneta unica è la causa della crisi economica, di conseguenza l'uscita dall'euro sarebbe di per sé una leva per una politica di "cooperazione tra nazioni sovrane"(!). Gerin, in un articolo, scrive testualmente che "l'instaurazione di un nuovo franco, per mezzo della svalutazione, favorirebbe le nostre esportazioni". Curiosamente, nell'81-'84 Marchais e i quattro ministri del Pcf difendevano le misure d'austerità affermando che servivano a difendere il franco contro la speculazione internazionale.

    * Sulle questioni internazionali la linea è la stessa difesa dai compagni dell'Ernesto qui in Italia: Cina, Russia, Brasile e India sono gli stati di riferimento.
    La Russia di Putin, ad esempio "a causa dei suoi legami storici col socialismo", riuscirebbe a far progredire il livello di vita della popolazione. Il testo non riesce ad affermare che l'Urss e i paesi dell'Est sono crollati per contraddizioni interne ma parla solo di esperienze che sono state "scardinate dal capitalismo".

    * Sul programma le proposte non sono molto diverse da quelle di Laurent: "Deregolamentazione e defiscalizzazione per dirigere lo sforzo delle imprese che si prodigano al raggiungimento degli obiettivi sociali".

    * Rispetto al Front de gauche, non se ne propone apertamente la dissoluzione, ma si cerca di sminuire la portata dei risultati elettorali.

    Dulcis in fundo: Gerin è a favore del raddoppio della pena per gli stranieri che commettono reati ed ha addirittura proposto di espatriarli direttamente assieme alle loro famiglie.

    Rispetto all'altro testo neo-stalinista, non ci sono differenze rilevanti da segnalare. Ci limitiamo a dire che il principale dirigente, Emanuel Dang Tran in un dibattito su France 3 ha affermato che "i militanti del Fronte nazionale distribuiscono volantini che, all'80-85%, difendono la posizione che noi dovremmo difendere".

    Il documento presentato dai compagni della Riposte: "Combattre l'austérité, en finir avec le capitalisme" (Combattere l'austerità, finirla col capitalismo, reperibile su www.lariposte.com) sulla falsariga del testo dei marxisti greci analizza la crisi capitalista da un punto di vista marxista, la sua origine nella produzione e la necessità di avanzare un programma transitorio teso alla rottura con le compatibilità capitalistiche. Un programma che sottopone a una critica spietata le concezioni riformiste di Laurent e mette al centro del programma la questione delle nazionalizzazioni e della proprietà pubblica sotto il controllo operaio.

    La sinistra di Izquierda Unida

    Anche alla decima assemblea federale di Iu ci sarà un testo alternativo presentato da un membro della presidenza federale di Iu, il compagno Alberto Arregui (Manu), storico dirigente di Nuevo Claridad, la tendenza che si sviluppò a metà degli anni '70 nella "transizione", e la lotta contro la dittatura di Franco.

    Va ricordato che un contributo fondamentale allo sviluppo di quella tendenza venne dato dal compagno Alan Woods, dirigente della Tmi, che si trasferì in Spagna a metà anni '70 (rimanendoci fino all'83) allo scopo specifico di dare impulso al movimento marxista nella penisola iberica.

    Dopo le divisioni del passato i marxisti spagnoli si ritroveranno in un fronte comune in questo congresso e i compagni della Tendenza marxista internazionale, organizzati attorno alla rivista Lucha de Clases, sosterranno criticamente il documento Arregui, presentando alcuni emendamenti autonomi.

    Naturalmente la sinistra in Izquierda unida è molto più articolata e oltre ai settori provenienti dal trotskismo ci sono gruppi come quello di Juan Manuel Sànchez Gordillo, storico dirigente del Soc (Sindicato obrero del campo), il sindacato dei braccianti andalusi.

    Gordillo, che da oltre trent'anni è sindaco di Marinaleda, una città in provincia di Sevilla (dove ci sono interessanti pratiche sociali come quella di dare la possibilità a chiunque di costruirsi una casa con 20mila euro) è anche stato protagonista quest'estate di alcune azioni di esproprio popolare nei supermercati. È un combattente più che un teorico e sarà nella dialettica del congresso che verranno verificate le possibilità di convergenza tra i settori critici di Iu.

    La critica che viene avanzata nel testo alternativo alla linea di Cayo Lara, oltre a riprendere quella dei marxisti greci e francesi insiste su un punto: nel documento economico presentato dalla direzione di Iu, c'è un notevole arretramento rispetto al passato.

    Mentre nella Convocatoria social dell'ottobre del 2011, Iu difendeva la posizione della "nazionalizzazione delle banche e dei settori strategici dell'economia", oggi questa rivendicazione viene abbandonata e c'è un ritorno a un keynesismo debole e senza prospettiva che la riporta alle posizioni che nel 2008 avevano caratterizzato la gestione Llamazares, quando Iu era totalmente subalterna al governo Zapatero e al Psoe.

    Per questa ragione nel documento Arregui si critica l'idea socialdemocratica del "nuovo modello produttivo alternativo" e si avanza quella di un cambiamento di sistema per l'impossibilità di democratizzare il capitalismo.

    Si insiste sul fatto che il punto centrale non è la sovranità nazionale o monetaria. Citiamo testualmente dal testo di polemica alla relazione di Cayo Lara: "La sovranità nazionale in un paese capitalista sviluppato non è altro che l'espressione del dominio dell'oligarchia e del suo ruolo imperialista. La borghesia spagnola non ha alcun problema con la sovranità quando si tratta di esportare i propri soldi all'estero alla ricerca di più profitti. (…) Il documento di maggioranza non si esprime chiaramente sulla questione dell'uscita dall'euro ma lascia la porta aperta. (…) Per i lavoratori, non c'è una via d'uscita buona dentro o fuori dall'euro finchè vivremo in una società capitalista. Una moneta nazionale, che necessariamente si svaluterà è solo un'altra via per ridurre i salari attraverso l'aumento del costo della vita. Uscire dall'euro non impedirà che siano i lavoratori a pagare la crisi. L'unica via d'uscita reale è l'azione coordinata dei lavoratori europei contro le rispettive borghesie, per trasformare l'Unione europea. Il cammino è difficile, però è possibile, oggi più che mai. Non possiamo offrire ai lavoratori scorciatoie delle cui conseguenze ci considereranno responsabili".

    La discussione è cominciata. Un confronto da cui dipenderanno le sorti della sinistra europea. I marxisti sono in prima linea, impegnati a combattere le suggestioni riformiste ancora ben radicate nei partiti della sinistra europea. Nonostante la crisi abbia abbondantemente dimostrato che il capitalismo non è più in grado di soddisfare i bisogni elementari delle classi subalterne. E alla fine chi ha più filo tesserà più tela.
    Ultim'ora
    Oggi ha inizio la conferenza di fondazione di Syriza. I marxisti di Epanastasi hanno presentato un documento alternativo, che ha raccolto oltre 140 firme. La segreteria del nuovo partito ha deciso in maniera antidemocratica di non concedere alcuno spazio a un intervento di presentazione delle tesi alternative. Non è certo un buon inizio...

    Alessandro Giardiello e Francesco Giliani (FalceMartello)

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