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Per un progetto comunista, per un’alternativa di classe a Hullweck

Documento per il Congresso straordinario del Circolo “Alberto SARTORI” del P.R.C. di Vicenza, 11 SETTEMBRE 2004

(7 Settembre 2004)

Per un progetto comunista, per un’alternativa di classe a Hullweck, a Berlusconi, per la salvaguardia dell’opposizione comunista al centrodestra e al centrosinistra

Il compito dei comunisti è guadagnare la maggioranza dei lavoratori e degli sfruttati alla comprensione dell'impossibilità di riformare il capitalismo e alla conseguente necessità di conquistare il potere politico attraverso il rovesciamento rivoluzionario dell'ordine borghese e la distruzione dei vecchi rapporti di produzione. Per fare ciò è elemento indispensabile e irrinunciabile l'opposizione a tutti i governi locali e nazionali -non esistendo differenza sostanziale dal punto di vista della natura di classe tra il livello locale e nazionale. Rinunciare all'opposizione non significa infrangere un qualche astratto comandamento marxista: significa rinunciare a guadagnare i lavoratori alla prospettiva di un altro governo, di un'alternativa socialista; e comporta il trovarsi nell'immediato -molto concretamente- contro le lotte dei lavoratori e un loro sviluppo anticapitalistico.

Il Congresso del Circolo Sartori, oggi 11 settembre 2004, è un congresso che anticipa di qualche mese quello nazionale. E’ probabile, quindi, che fra due-tre mesi al massimo saremo chiamati ad un altro Congresso di Circolo, vista la decisione da parte degli Organismi nazionali di convocare entro febbraio 2005 i congressi di base del Partito.
Non riteniamo, comunque, di affrontare la giornata di oggi come se fosse un puro esercizio burocratico ritenendo di fondamentale importanza la discussione politica e il suo sbocco.
E’ utile ricordare che, appena trascorse le elezioni Europee e amministrative in vari Comuni della Provincia, si delinea l’ipotesi delle “primarie”, mentre è sicura la scadenza delle elezioni regionali 2005 ed è già da tempo aperto il dibattito sulle elezioni politiche del 2006.
La questione del Partito in città non può essere slegato dalla questione del Partito nel suo insieme, dalle scelte e dai contenuti che quotidianamente, sempre con maggior sbigottimento, molti compagni e compagne sono costretti ad assistere senza essere minimamente interpellati ( vale per tutti l’esempio dell’ iscrizione “forzata” al Partito della Sinistra Europea insieme a partiti che hanno partecipato ai bombardamenti sulla Jugoslavia (v. Pcf), aperturisti verso l’esercito europeo (v. Izquierda Unida), subalterne alla socialdemocrazia liberale e indirizzate al governo comune con questa(v.Pds tedesca ).
E’ importante riflettere dove sta andando il Partito e riflettere sul fatto che l’ inserimento del P.R.C. nel cartello politico dell’alternanza di governo è ormai un fatto compiuto, come si evince dalle dichiarazioni del Segretario nazionale e come hanno dimostrato anche le recenti scelte locali di appoggiare candidati della Margherita (elezioni amministrative di Vicenza) o di inserire compagni in liste civiche che candidavano personaggi la cui candidatura è stata “spinta dagli imprenditori” (vale per tutti l’esempio di Arzignano). In tali liste quelli che dovrebbero essere gli obiettivi dei comunisti vengono non solo nascosti ma annullati.
La necessità di cacciare sindaci e assessori di destra non giustifica affatto le scelte di governare con l’Ulivo : cacciare la destra a livello locale e nazionale si deve e si può, anche con accordi tecnico-elettorali tra diverse forze del movimento operaio e popolare, nella piena salvaguardia della propria autonomia politica. Ciò che non si deve fare è subordinarsi al governo dell’alternanza, aiutandolo in questo modo a integrare i movimenti e, in questa “normalizzazione”, cancellarne le ragioni.
E’ chiaro che, a dispetto della svolta a sinistra proclamata con enfasi nell’ultimo congresso nazionale, il vero obiettivo del gruppo dirigente è attuare l’ inserimento del Partito nel futuro governo di centrosinistra.
Curiosamente questa accelerazione del PRC verso l’Ulivo non solo non poggia su alcun fondamento di classe ma si realizza proprio nel momento politico in cui la crisi berlusconiana libera verso il centrosinistra il grosso dei “poteri forti”, a partire dalla nuova Confindustria di Montezemolo. Proprio nel momento in cui l’incontro tra Montezemolo e Epifani avvia il rilancio della concertazione in funzione della pace sociale.
Come è possibile fare accordi con chi ha fatto la guerra in Serbia, con chi si è schierato con Berlusconi e Confindustra contro l’estensione dell’art.18, con chi ha dichiarato (Fassino e Rutelli) che “se Kerry diventerà il nuovo presidente USA l’Italia potrà rimanere a fianco degli americani in Irak”?
La verità, sempre più manifesta, è che l’ingresso proposto dal PRC nel cartello dell’alternanza equivale all’ingresso, di fatto, nel disegno politico delle classi dominanti contro i lavoratori e le loro lotte.
L’obiettivo politico reale di Bertinotti è quello di costruire e consolidare il Prc come nuova “socialdemocrazia” che negozia spazi e rapporti con i rappresentanti degli industriali e dei banchieri in cambio di una funzione di controllo-rappresentanza di settori di massa (operai e giovanili). E’ una prospettiva ampiamente concordata con i dirigenti del Triciclo ed in particolare con la maggioranza Ds, entro una studiata divisione dei ruoli e nel reciproco interesse.

Questa deriva di governo del Prc, nella sua effettiva valenza di classe, viene denunciata e combattuta coerentemente nel Prc solamente dall’ “Associazione Progetto Comunista- sinistra del P.R.C”.

All’interno del Partito esistono, previste dallo Statuto, diverse forme di aggregazioni o tendenze.

La tendenza dell’ “Ernesto” combina la rivendicazione della svolta a destra del partito verso l’accordo programmatico e di governo con la raccomandazione strumentale di alcuni “paletti” che in realtà sono obiettivamente non accettabili dall’Ulivo. Da un lato questi compagni plaudono ad un confronto programmatico di governo con l’Ulivo (cioè con il centro-sinistra degli industriali e dei banchieri), dall’altro dicono di rivendicare punti programmatici “discriminanti” per realizzare il governo … con gli industriali e i banchieri. E’ la vecchia tattica cossuttiana.

La tendenza “Erre” (ex Bandiera Rossa) è critica verso la prospettiva di governo del Prc ma la sua critica è fragilissima nelle sue premesse e nelle sue conclusioni. La critica come errore strategico dal punto di vista dell’”alternativa”, non considerandola invece quello che è, cioè una capitolazione a un governo di industriali e banchieri contro i lavoratori. In ciò si esprimono le perduranti illusioni verso il gruppo dirigente del Prc e la corrispondente logica di pressione su di esso. La proposta di un polo “antiliberista” e non invece “anticapitalista” , tradisce un’impostazione programmatica neoriformista e quindi utopica.

Il gruppo di “Falcemartello”, anch’esso critico verso la prospettiva di governo con l’Ulivo, rifiuta la rivendicazione del polo autonomo di classe, si ostina a considerare i Ds come un’ordinaria socialdemocrazia, chiede al Prc una politica di pressione sui Ds perché si separino dalla Margherita. L’obiettivo reale di questo gruppo è la difesa “settaria”, per l’eternità, del proprio spazio di propaganda nel Prc.

Il piccolo gruppo “Oltre” si è dimostrato, nei fatti, alleato alla corrente dell’Ernesto.

Infine il piccolo gruppo napoletano di Izzo e Ceprano (che pubblica un giornale che imita nel nome e nella testata l’originale “Progetto Comunista” dell’ Associazione) combina la radicalità verbale della denuncia antibertinottiana con la totale assenza di linea e proposta politica. L’inconsistenza politica e il ripiegamento localistico lo privano di uno sbocco.

E’ necessario assumere la battaglia contro la deriva governista del Prc come la leva centrale di sviluppo di una rifondazione comunista rivoluzionaria, in aperta contrapposizione al gruppo dirigente del partito.

Facciamo appello a tutte le compagne e i compagni del Prc che considerano irrinunciabile la salvaguardia e lo sviluppo di un’opposizione comunista e di classe ad una battaglia comune e coerente: coerente nei suoi contenuti strategici e programmatici, nelle sue modalità, nei suoi sbocchi.
Nel nostro territorio sono, da tempo, all’ordine del giorno le fabbriche che chiudono, licenziano, “esternalizzano”. In questa situazione, e con l’avvento della legge 30, la situazione è destinata a precipitare e non è fantasia prevedere che grossi conflitti sociali potranno verificarsi presto nella nostra provincia. In questa situazione il Partito nel suo insieme, e il circolo Sartori in particolare, è enormemente in ritardo rispetto al ruolo che dovrebbe rivestire un Partito Comunista in tale situazione. Pochi e male coordinati sono i compagni che rivestono un ruolo significativo all’interno dei Sindacati, pochi e isolati i compagni che lavorano nel territorio e che interloquiscono con le realtà antagoniste presenti nel territorio. Il Partito, occupato a concertare ipotetiche poltrone d’assessore o sedie da consigliere, trascura la formazione politica dei giovani (quei pochi che sono rimasti dopo aver assistito alle recenti lotte intestine fra i Dirigenti), e si occupa meno ancora di incoraggiare i compagni e le compagne ad entrare, da comunisti, nelle lotte del mondo del lavoro, limitandosi a qualche apparizione durante qualche manifestazione sindacale.
Il Circolo Sartori, soprattutto da quando è iniziata la “resa dei conti” fra il gruppo dirigente cittadino e la Federazione, è stato un esempio emblematico di tutti questi limiti.
In questo quadro i firmatari di questo documento ritengono essenziale la presentazione di un autonomo documento congressuale per coniugare la proposta politica centrale dell’autonomia di classe del Prc e del movimento operaio ad una proposta strategica rivoluzionaria, locale, nazionale e internazionale, per l’alternativa socialista.
Progetto ambizioso ma reso assolutamente necessario, e quindi possibile, dalla situazione mondiale, caratterizzata da guerre imperialiste, disastri ambientali, crollo di monopoli capitalistici, disoccupazione di massa.
Cari compagni, care compagne, il “nuovo mondo possibile” che abbiamo evocato in questi anni non passerà attraverso il coinvolgimento del PRC in un governo con Treu e Mastella. Anzi , questa prospettiva se si realizzasse, sarebbe in totale contraddizione proprio con la stagione dei movimenti che ha attraversato l’Italia, proprio con le migliori domande di quella giovane generazione che si è affacciata alla lotta.
E certo sarebbe ben triste se tutta la nostra valorizzazione dei movimenti come segno di una possibile epoca nuova avesse come sbocco un paio di ministri di Rifondazione in un vecchio governo liberale.
La credibilità del PRC in un vasto settore d’avanguardia, operaia e giovanile, sarebbe compromessa. E il nostro Partito e le ragioni della sua “rifondazione” ne verrebbero annientate. A questa battaglia decisiva per la salvezza del PRC chiamiamo dunque tutti i compagni e le compagne del Partito, al di là di ogni precedente divisione congressuale.
E chiediamo il voto a questo documento per cominciare a lavorare, finalmente, con una strategia chiara e con metodo condiviso.

Riccardo BOCCHESE
Patrizia CAMMARATA

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