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Perché non ci interessano le primarie in Lombardia

(14 Dicembre 2012)

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13 dicembre 2012


Il meccanismo delle primarie non c’è mai piaciuto.

Rappresentano l’estremo grado di spettacolarizzazione della politica, tutto giocato sulla personalizzazione dello scontro tra candidati, più fittizio che reale, a beneficio del cittadino trasformato in “spettatore-votante”, come nei peggiori reality-show.

Una pantomima televisiva per oscurare la sostanziale omogeneità di contenuti, dal momento che le “ricette” proposte da tutti gli attori in gioco sono le stesse che ci hanno somministrato il centrosinistra di Prodi e il centrodestra di Berlusconi e che trovano nel governo di massacro sociale di Monti la loro massima espressione.

I risultati sono noti: secondo la stessa Banca d’Italia, per le famiglie italiane siamo al quinto anno di riduzione del reddito reale, che dal 2008 al 2011 era già sceso del 5 per cento.

Dispiace vedere che in Lombardia, in vista delle elezioni regionali, alcune forze politiche che pure si oppongono nazionalmente ad accordi col Pd, si prestino a una copertura a sinistra al medesimo “gioco degli specchi”, appoggiando una candidatura pur dignitosa come quella di Andrea Di Stefano.

La candidatura ufficiale del perbenista, cattolico e moderato Umberto Ambrosoli non è che una conferma di quanto sia illusorio pensare di poter “riformare” e condizionare il “centrosinistra” o credere in un “ravvedimento” del Partito democratico.

Ambrosoli, e in particolare la sua lista, rappresenta in Lombardia quel potere finanziario, quell’1% contro cui giustamente ci si scaglia in tutto il mondo, perché tra le cause principali della crisi capitalistica e agente fondamentale per farla pagare al 99%.

Parliamo dei Mazzotta, dei Bassetti e persino degli amici della Compagnia delle opere! Ci rendiamo conto? E’ come portare gli operai Fiat che a Mirafiori hanno votato No a Marchionne a votare il candidato sindaco espressione di Marchionne, Piero Fassino, proprio con analoga procedura.

Né l’alternativa può essere rappresentata dalla protesta grillina, che pur facendosi portavoce di una condivisibile critica “antisistema”, è estremamente vaga e ambigua sul piano dei contenuti propositivi.

Anche in Lombardia esiste un’ampia area di persone che non si riconoscono nei due “poli” che hanno governato negli ultimi vent’anni e che non sono più disposte a subire la logica del “meno peggio”.
Così come a livello nazionale è necessario costruire un’alternativa alle politiche dell’attuale governo, in Lombardia occorre costruire un’alternativa vera al “formigonismo”.

E’ un’alternativa che per noi vive nei comitati contro la realizzazione delle grandi opere autostradali, Tem, Pedemontana e Brebremi, per un diversa idea di mobilità fondata sul trasporto pubblico e sulla ciclabilità, e nei comitati contro le speculazioni dell’Expo 2015.

Che vive nella battaglia delle lavoratrici dell’Ospedale San Raffaele e in generale nelle lotte di coloro che vogliono difendere la sanità pubblica e accessibile a tutti, contro il modello affaristico e clientelare delle reti di potere formigoniane.

Che vive nelle lotte degli studenti e delle studentesse, nelle resistenze in difesa dei servizi pubblici locali, di cui il referendum sull’acqua ha segnato un punto importante ma non definitivo.

Tutto ciò è incompatibile con la ricerca di un compromesso con il Partito Democratico, che in Lombardia sì è particolarmente distinto per la debolezza dell’opposizione al blocco di potere formigoniano e leghista.

Forse perché i soggetti e le forze che il Pd rappresenta, con quel blocco di potere spartiscono ottimi affari!

A livello nazionale, guardiamo con interesse all’appello lanciato dal cartello “Cambiare si può” al teatro Vittoria di Roma, pur sapendo che ci sono ancora importanti nodi politici da sciogliere affinché possa diventare uno strumento veramente utile.

Ci spiace constatare, lo ripetiamo, che alcune delle forze politiche nazionali che in tale appello si riconoscono, in Lombardia fanno scelte diverse, riproponendo la logica del compromesso al ribasso con il centrosinistra.

Per quanto ci riguarda, le primarie lombarde non ci interessano, perché nulla hanno a che fare con il progetto di alternativa di cui c’è veramente bisogno.

Sinistra Critica Milano

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