">
Posizione: Home > Archivio notizie > Imperialismo e guerra (Visualizza la Mappa del sito )
(8 Settembre 2004)
Il sequestro dei volontari del Ponte per Bagdad aggiunge un ulteriore drammatico tassello all’escalation della situazione in Iraq. Il Ponte è una delle organizzazioni non governative presenti in Iraq da più tempo. Si era adoperata contro l’embargo che ha decimato per più di un decennio la popolazione irachena, ha in campo progetti di solidarietà da tredici anni e si è sempre schierata apertamente contro la guerra.
Chi, dunque, ha ideato, guidato ed organizzato il commando che è penetrato direttamente e non casualmente nella sede del Ponte a Bagdad e ne ha sequestrato i volontari? Questo sequestro, come quelli appena precedenti del giornalista pacifista Baldoni – barbaramente ucciso insieme al suo interprete - e di due giornalisti francesi - cioè di un paese schierato contro la guerra e che non partecipa all’occupazione militare del paese-sono sequestri diversi da quelli precedenti. Lo sono negli obiettivi e nella pratica.
Lo scenario appare infatti più simile al modello degli squadroni della morte latinoamericani che conducono la guerra sporca al fianco di quella convenzionale condotta dagli eserciti. Il loro obiettivo è di fare la terra bruciata intorno alle ragioni della resistenza colpendo i testimoni scomodi, i giornalisti o attivisti schierati contro la guerra. Queste cose non le insegnano nelle moschee ma nelle scuole antiguerriglia negli Stati Uniti di cui un noto allievo è proprio il premier iracheno Iyad Allawi.
In secondo luogo, il fatto che ad essere colpiti non siano più i mercenari o chi collabora con l’occupazione ma chi, in modi diversi, questa occupazione la critica o vi si oppone, dovrebbe servire a fare anche qui terra bruciata intorno alle ragioni di chi ha avversato la guerra dimostrando che il nemico non fa distinzioni. Dunque tanto varrebbe stringersi intorno alla campagna militare della coalizione anglo-americana-italiana e lasciarsi cooptare nella crociata antiterrorista di Bush, Blair e Berlusconi. I partiti dell’opposizione farebbero bene ad evitare di cadere in questa trappola.
Eppure, proprio in queste ore di angoscia per la sorte di ostaggi a noi sicuramente più vicini dei mercenari sequestrati alcuni mesi fa, dobbiamo avere il coraggio di riaffermare alcune cose molto precise:
- L’imbarbarimento del conflitto tra occupanti e resistenza in Iraq è la conseguenza e non la causa della guerra e dell’intervento militare della coalizione anglo-americana-italiana;
- Gli ultimi sequestri sembrano avere una regia più interna e funzionale alle forze che sostengono il governo fantoccio iracheno piuttosto che ai gruppi islamici che vi si oppongono;
- Il ritiro immediato delle truppe e la fine della complicità italiana con l’occupazione dell’Iraq non sono un cedimento al ricatto del terrorismo ma l’unica, ragionevole e dignitosa via d’uscita da una guerra illegale e criminale che ne espone tutto il paese alle conseguenze;
- Il governo italiano, questa volta, deve sentire forte il fiato sul collo per impedire il criminale disimpegno che c’è stato nel caso del sequestro e dell’uccisione di Baldoni, un caso che ha rivelato una compromissione della Croce Rossa con i servizi segreti che ne ha minato neutralità e credibilità e la latitanza della diplomazia italiana con l’ambasciatore in Iraq che se ne andava in vacanza mentre un cittadino italiano veniva sequestrato.
Sulla richiesta del ritiro delle truppe e dell’attivazione di tutti i mezzi politici e diplomatici tesi ad ottenere il rilascio degli ostaggi del Ponte per Bagdad, dobbiamo mettere in campo una mobilitazione permanente e decisa che non lasci spazio alle ambiguità del governo e alla sua complicità con una guerra ingiusta ed una occupazione che incentiva la barbarie.
Radio Città Aperta
5659